La costruzione del nuovo muro alla frontiera con il Messico era stata appena ratificata dal presidente Donald Trump, quando i familiari dei 43 studenti sequestrati esattamente 28 mesi addietro ad Ayozitnapa, nel Morelos, e dei quali non si sa più nulla salvo che le presunte indagini della polizia sono un cumulo di menzogne, hanno cominciato a marciare per il centro di capitale. Prima ignorati, poi minacciati e ingannati, non si arrendono e chiedono verità e giustizia per gli scomparsi, quasi certamente assassinati da narcotrafficanti con la complicità di pezzi corrotti dello stato. La criminalità organizzata si è impadronita da anni di intere zone del paese.
Lungo il cammino dall’Hemiciclo Juarez, non lontano dall’Angelo che proprio nel cuore dell’esorbitante metropoli evoca l’indipendenza nazionale, si sono uniti a loro centinaia e centinaia di sostenitori d’una dozzina di organizzazioni per la difesa dei diritti umani. Preceduti da una croce su cui campeggia un teschio umano, tutti insieme hanno occupato simbolicamente la Procura Generale della Repubblica, contenuti da forti contingenti di polizia. Poi allo Zocalo, la piazza in cui sono riuniti i palazzi del potere, hanno tentato di accamparsi. Una dozzina di genitori avvolti in abiti bianchi sono stati ricevuti alla presidenza della Repubblica, ma ancora una volta senza ricevere impegni concreti.
“Povero Messico, così lontano da Dio e così vicino agli Stati Uniti!” è tornato a scrivere qualche giornale. Da anni non si sentiva ripetere questa litania, che sebbene non priva di ragioni storiche è tuttavia servita più spesso a coprire di rassegnazione inefficienze e corruzione interne che non a stimolare l’orgoglio nazionale.
Trattare alla pari con il Gigante del Norte sarebbe un’impresa ben ardua per chiunque e qualsiasi paese, certo impossibile per un sistema di potere occupato stabilmente da decenni e decenni da un partito- carrozzone che sotto la sigla retorica fino al paradosso (Partido Revolucionario Institucional) ha cancellato ogni sostanza democratica. Golìa è di fatto prepotente e talvolta oltraggioso, ma il Davide messicano ha perduto da tempo l’innocenza e con essa molte altre virtù.