Nessuna identificazione con un singolo partito, tantomeno con il Popolo della Famiglia degli ex amici Mario Adinolfi e Gianfranco Amato. La strada da seguire è il sostegno a chi si impegna a difendere i valori “non negoziabili” (definizione di Benedetto XVI): la vita dal concepimento alla morte naturale, la famiglia naturale e la libertà di educazione. Se poi questi partiti concedessero spazi in lista, ci sono persone pronte a candidarsi. E’ questa la linea politica tracciata dal portavoce Massimo Gandolfini alla convention nazionale del Comitato Difendiamo i nostri figli tenutasi nei giorni scorsi a Roma.
A spiegarla a Formiche.net è lo stesso neurologo bresciano aderente al Cammino neocatecumenale, che oggi – a un anno di distanza dal Family Day che lo ha visto protagonista – parteciperà alla manifestazione di Fratelli d’Italia sotto Palazzo Chigi, invitato dalla leader Giorgia Meloni, come spiegato al Secolo d’Italia. In contemporanea e sempre a Roma, ma nella location del Teatro Eliseo, si terrà invece l’Assemblea nazionale del Popolo della Famiglia, il partito di Adinolfi e Amato nato da una costola del Family Day in rotta con Gandolfini.
Gandolfini, il 30 gennaio 2016 avete riempito il Circo Massimo contro il ddl Cirinnà, legge poi approvata. Cosa è cambiato in questo anno? Quali risultati avete ottenuto?
Innanzitutto la stepchild adoption non è passata, così come è stata bloccata la strategia che prevedeva modifiche alla legge sulle adozioni e alla regolamentazione dell’utero in affitto (su questo argomento Gandolfini è di recente intervenuto a Radio Vaticana per rispondere alle parole del primo presidente della Cassazione Giovanni Canzio, ndr). Inoltre, c’è stato un passaggio importante con la costituzione del Comitato Famiglie per il No al referendum costituzionale, che ha portato un importante contributo alla vittoria del No (come spiegato in questa intervista a Formiche.net). Non è finita, perché tutte le disposizioni che dovevano provenire dal Miur inerenti l’introduzione dell’educazione gender, sono su un binario morto.
Tutto merito del Family Day?
Quello straordinario evento ha riportato al centro della discussione grandi temi antropologici che sembravano ormai relegati in un cassetto.
Quale linea è emersa dalla vostra convention nazionale di Roma?
Abbiamo fissato alcuni punti chiari e inequivocabili. Primo: il Comitato Difendiamo i nostri figli non si costituisce in un mini partito. Secondo: non abbiamo alcun partito di riferimento. Terzo: vogliamo contaminare, contagiare tutti programmi dei partiti affinché venga tutelata la vita, la famiglia naturale e la libertà educativa. Su questo saremo intransigenti.
Come farete a “contaminare” questi programmi?
In occasione delle elezioni, sia amministrative che politiche, proporremo a tutti i partiti di assumere questi tre valori come punti fondanti del loro programma di governo. Chi farà questo passaggio, magari aggiungendo qualcosa in più, cioè la possibilità di candidare nostri giovani, persone che provengono dai nostri comitati locali, in posizioni utili per essere candidati, ecco queste forze politiche verranno indicate dal Comitato nazionale come un punto di riferimento.
Avete una legge elettorale preferita?
E’ un tema di cui non abbiamo ancora discusso in maniera approfondita. In ogni caso, io personalmente sono più favorevole a un sistema proporzionale, magari con preferenze. Ma mi faccia specificare una cosa, anche se l’ho già detta mille volte…
Prego.
Io personalmente non mi candiderò con nessun partito. Spero invece che nostri esponenti trovino spazi utili nelle liste.
Alcuni rapporti con determinate forze politiche li avete già avviati. Lei è stato ospite a una convention di Stefano Parisi, con i movimenti Idea e Popolari Liberali dei senatori Quagliariello e Giovanardi avete anche sottoscritto una dichiarazione di intenti comune. Insomma, il lavoro è già partito…
Abbiamo preso contatto con chiunque si sia reso disponibile o con chi ci ha cercato: i senatori Quagliariello e Giovanardi, la Lega, Fratelli d’Italia, alcuni parlamentari di Area Popolare… Ci sono poi esperienze amministrative che abbiamo indicato come modello di lobbing sui governi locali da parte dei nostri comitati, ed è il caso degli sportelli famiglia e anti-gender di Regioni come la Lombardia e la Liguria.
Gandolfini, non nascondiamolo: avete un rapporto privilegiato con i partiti di centrodestra.
Sì, c’è una consonanza, ne siamo consapevoli. Poi, le dico, non so se chiedo la luna del pozzo, ma vorremmo anche svegliare le coscienze di quei parlamentari cattolici che si trovano nel centrosinistra. Per noi è un grave vulnus che ci siano deputati e senatori che si definiscono cattolici e poi votano a favore della legalizzazione della cannabis, del divorzio breve, delle unioni civili. E’ un tradimento vero e proprio.
Come vanno i rapporti con la Cei? Non tutti i vescovi vi amano alla follia…
Con il presidente Bagnasco i rapporti sono davvero ottimi, lo consideriamo una guida valoriale e spirituale, con lui c’è un’interlocuzione diretta e continua. Poi abbiamo ottimi rapporti con diversi prelati, decine di vescovi italiani che ci aiutano e condividono il nostro impegno. Inoltre ho avuto la grazia di poter incontrare personalmente il Santo Padre Francesco e su questo voglio dire una parola chiara: chiunque appartiene al Comitato Difendiamo i nostri figli non può permettersi nemmeno una dichiarazione pubblica che possa suonare anche lontanamente in contrasto con l’attività apostolica della Santa Sede e il magistero del Papa. E’ il vicario di Cristo in Terra e come tale va amato, rispettato e seguito.
Resta il problema del rapporto con il Popolo della Famiglia di Adinolfi e Amato. Lei in chiusura di convention è stato molto netto, non mi pare ci siano spiragli per ricucire.
Prima cosa: il partito della famiglia è nato con una decisione unilaterale di Adinolfi, Amato e Di Matteo, una decisione legittima ma che ci ha fatto soffrire non poco. L’abbiamo considerato un passaggio sbagliato, dicendo sin da subito che fare un partito etico e monotematico fosse sbagliato, un non senso. Ora io non faccio nessun attacco, non ho mai detto una parola contro il partito della famiglia mentre purtroppo non posso dire che sia accaduto lo stesso dall’altra parte. Il PdF faccia la sua azione, attui le strategie che ritiene più opportune, anche se spero che guardi più al di fuori che non dentro il recinto. Con ogni partito noi ci confronteremo su programmi e strategie per sostenere i valori non negoziabili. Poi rimane l’assoluta libertà dei nostri amici dei comitati di scegliere come votare.
Nel suo intervento alla convention ha fatto riferimento a valori non del tutto condivisi con il PdF. A cosa si riferiva?
Mi sembra di notare una certa diversità di posizione sul magistero della Chiesa e in particolare del Santo Padre. Noi non accettiamo in nessuna misura una posizione critica verso il Papa. Magari mi sbaglio, ma su questo punto non credo ci sia una condivisione tra noi e loro. E non si tratta di un dato collaterale, ma fondamentale.