Il foodtech è uno dei settori più attraenti per chi vuole investire in imprese ad alto tasso di innovazione, e anche in cui nascono sempre più start-up, come testimonia l’esperienza di Startupbootcamp FoodTech, acceleratore con sede a Roma, parte del network globale di acceleratori Startupbootcamp, il più grande in Europa e uno dei maggiori tre nel mondo. Lo Startupbootcamp FoodTech è specializzato nel sostegno alle giovani aziende che innovano l’industria alimentare in tutti i suoi segmenti, portando la tecnologia nella produzione di cibi e bevande, nella distribuzione e anche nella gestione di ristoranti e bar, con soluzioni potenzialmente di scala globale.
MOLTO MADE IN ITALY
Nel 2015 il foodtech ha attratto complessivamente 6 miliardi di dollari di venture capital, la metà del più noto fintech, il connubio tra tecnologia e finanza, e nel 2016, in cui si è registrato un generale calo del 30% degli investimenti in start-up, il foodtech si è rivelato più resistente, con una flessione dei capitali di ventura “solo” del 23% (dati Agfunder-CB Insights).
Nato a maggio 2016, con partner Barilla, LVenture Group, Gambero Rosso, Cisco, Monini e Spazio M3, Startupbootcamp FoodTech ha chiuso a settembre la chiamata per selezionare 10 start-up dell’agroalimentare a cui dare sostegno, dopo aver vagliato 600 progetti presentati da 56 paesi; anzi, il 70% delle candidature è arrivata da fuori Italia, ma, con il 30% delle domande, l’Italia resta in pole position, e Roma è prima tra tutte le città italiane per numero di progetti presentati.
DALL’IDEA ALL’INDUSTRIA
Le 10 start-up del foodtech accelerate a Roma si preparano ora al Demo Day per gli investitori, dove cercheranno finanziamenti per “diventare grandi”. Intanto, alla presenza dei fondatori di Startupbootcamp FoodTech Peter Kruger e Paolo Cuccia (nella foto), gli startupper si sono presentati alla stampa per condividere la loro tecnologia innovativa e il modello di business con cui intendono conquistare il mercato, perché Startupbootcamp non è solo un acceratore di idee ma un collegamento, necessario, con i finanziatori e l’industria, il tessuto produttivo cui l’idea si rivolge.
Tre le start up fondate da italiani – Evja, Wallfarm e Elaisian – ma la nazionalità davvero non è importante: i team sono internazionali e Roma è il posto dove gli startupper pensano e lavorano insieme, in un brainstorming entusiasta e senza sosta tra talenti che arrivano da ogni angolo del mondo e si confrontano.
LE 10 START-UP DEL CIBO
Ecco dunque BiteBack Insect, la start-up che ha sviluppato un procedimento industriale per estrarre olio e burro dagli insetti: un sostituto dell’olio di palma che evita pesanti deforestazioni e offre un prodotto salutare.
Elaisian pensa invece alla coltivazione dell’olio di oliva, coadiuvata da un sistema di monitoraggio IoT dalle caratteristiche uniche per produrre meglio, di più, a costi inferiori.
Evja propone un monitoraggio software (sistema SSD, Decision Support System) per l’agricoltura di precisione rivolta a serre e vigneti.
Con Fruitspp, niente più inefficienze sul mercato della compra-vendita di frutta e verdura fresca: produttori e grossisti sono in contatto su una piattaforma online che vuole diventare la Amazon del prodotti freschi.
Kiwi Campus è un’app che gestisce la consegna di pasti nelle università, grazie agli accordi con i ristoranti e con un modello che conquista gli studenti per le caratteristiche social; è già adottata in 7 campus in Cile, Colombia e Usa.
Milis Bio sviluppa additivi proteici e a basso contenuto di zuccheri per cibi e bevande rivolti a sportivi e categorie specifiche di pazienti, come i diabetici.
NeoFarms propone un facile sistema di coltivazione aeroponica domestica, magari da incorporare in cucine di alta gamma o in quelle dei ristoranti più chic, per avere sempre insalate e verdure fresche.
Siamo nell’ambito dell’idroponica con Phytoponics, una tecnologia capace di abbassare costi e complessità della coltivazione fuori suolo e col solo supporto di nutrienti sciolti nell’acqua.
Con TrakBar Business intelligence e modello predittivo sono applicati all’industria della ricezione: si tratta infatti di una piattaforma che sfrutta i Big data per migliorare servizio e gestione nei ristoranti e bar, compresi il controllo del magazzino e dei furti.
Vertical farming con Wallfarmbio, che ha sviluppato un sistema unico, chiamato LIA, costituito da una control unit e un software che abbattono costi e complessità permettendo implementazioni di larga scala dell’agricoltura in verticale.
L’Italia è vista come un mercato con grandi potenzialità per il foodtech, dato il peso della nostra industria agroalimentare, l’altissimo tasso di biodiversità, e al tempo stesso la fame di innovazione in un settore ancorato a processi tradizionali. Ma queste start-up guardano alla scena globale e i piani di sviluppo sono internazionali quanto i team; aggrediranno il mercato laddove scorgono le giuste potenzialità: Elaisian partirà da Italia, Spagna e Grecia, i grandi produttori di olio d’oliva, e anche Phytoponics punta su Italia e Spagna, ma BiteBack Insect guarda innanzitutto all’Indonesia, KiwiCampus, già attivo nelle Americhe, vuole sbarcare in Europa nel 2018, NeoFarms punta i clienti di fascia alta in Italia e Germania e TrakBar è già alla conquista di ristoranti e bar di Croazia e Polonia, ma con il progetto di conquistare un bacino di paesi molto più ampio.