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Tutti i dettagli della telefonata tra Roberta Pinotti e James Mattis

Libia, fianco sud e impegno Nato. Questi i temi al centro della telefonata che il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha avuto con il proprio nuovo omologo statunitense, il Segretario alla Difesa James Mattis.

LA TELEFONATA
A riportare la conversazione è stato proprio il Pentagono, attraverso le parole del portavoce Jeff Davis.I ministri “hanno discusso la forte partnership nel settore difesa tra Italia e Stati Uniti”, si legge nella nota. Mattis ha dunque ringraziato il ministro Pinotti per la leadership italiana e i contributi in Libia, Iraq e Afghanistan, oltre che per l’impegno nella securizzazione del fianco meridionale dell’Europa. Il generale in pensione del Corpo dei Marines, scelto da Trump per guidare il complesso sistema della Difesa Usa, ha lodato “la professionalità e le capacità della Forze dispiegate dall’Italia, affermando che essere rappresentano il meglio che l’Italia ha da offrire”. In particolare, Mattis ha fatto riferimento all’Arma dei Carabinieri, spiega ancora Davis, a cui è affidato “l’importante lavoro di addestramento delle Forze di polizia in numerosi teatri”. Per la missione Prima Parthica in Iraq e Kuwait, contributo italiano alla coalizione internazionale anti-Isis, sono infatti attualmente dispiegati circa 1.400 militari italiani.

LA LIBIA AL CENTRO DELL’INTESA
In Libia il personale italiano impiegato nella missione umanitaria Ippocrate, lanciata lo scorso settembre, si compone di circa 300 unità. Con Mattis, è arrivata al Pentagono – secondo gli osservatori – una maggiore sensibilità al fianco sud dell’Alleanza atlantica. Nel 2013, il generale dei Marines, lasciò il comando del Centcom per note divergenze con la presidenza Obama. Contrario al negoziato con l’Iran per l’accordo sul nucleare, il generale era in realtà critico nei confronti della complessiva proiezione in Medio Oriente, ciò che avrebbe poi definito “un approccio senza strategia”. Mattis non condivideva infatti il ritiro dalla regione, convinto che, con una buona dose di hard power ove necessario, gli Stati Uniti avrebbero potuto fare di più per mantenere la stabilità.

In linea con tale passata posizione, il nuovo numero uno del Pentagono continua a sostenere l’esigenza di un maggiore impegno in Medio Oriente, in particolare nel contrasto allo Stato Islamico. Difficile che ciò non preveda anche un’attenzione alla Libia, sul cui territorio l’Isis ha dimostrato di sapersi muovere e rafforzare soprattutto in coincidenza con l’arretramento in Siria e Iraq. Occorre però valutare come ciò si combinerà con le mosse di Mosca, che da mesi ha ormai allungato gli occhi sulla Libia trovando una particolare intesa con il generale Haftar, critico severo di Fayez al Sarraj, il premier sponsorizzato dall’Onu e supportato anche dall’Italia.

PROSSIMO APPUNTAMENTO ALLA NATO
Il ministro Pinotti e il segretario Mattis si incontreranno nuovamente a metà febbraio, quando si riunirà la ministeriale Difesa della Nato. In quell’occasione, con i 26 colleghi dell’Alleanza atlantica, la Pinotti e Mattis dovranno verificare come procede l’attuazione delle decisioni prese dai capi di Stato e di governo a Varsavia lo scorso luglio, e cercare di orientare l’azione della Nato sulle maggiori minacce contemporanee. La riunione sarà anche il primo test per la politica di Difesa in ambito trans-atlantico della presidenza Trump. Si potrà verificare se Mattis intende seguire la linea del tycoon per una riduzione dell’impegno Usa e una maggiore assunzione di responsabilità da parte degli alleati, o se invece si confermerà forte sostenitore dell’Alleanza. Già comandante del Comando alleato per la trasformazione (Sact), Mattis si è più volte detto convinto della bontà della Nato e per nulla incline a un arretramento in tal senso.


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