Il fantasmino più famoso dei social network si prepara a conquistare i mercati finanziari. Dopo mesi di indiscrezioni giovedì scorso Snap Inc, la società a cui fa capo Snapchat, ha svelato per la prima volta i propri conti e ha fornito i dettagli della sua imminente quotazione a Wall Street.
IL VALORE DELL’IPO
Si tratta della maggiore initial public offering dopo quella di Alibaba nel 2014. La quotazione, attesa per il primo marzo, potrebbe infatti arrivare ad un valore fino a 25 miliardi di dollari e secondo Mashable sarà l’Ipo tecnologica più interessante dei prossimi 18-36 mesi.
Nei documenti non vengono citate cifre precise per il prezzo di offerta delle azioni. La maggior parte dei trader ritiene però che Snap, per il momento, punti a raccogliere 3 miliardi di dollari dal collocamento.
Quel che è certo è che “il grande passo” renderà ancora più ricchi i suoi fondatori e farà di Evan Spiegel uno dei personaggi più ambiti e influenti in ambito tech. Citando una stima di Forbes, il Guardian spiega come il suo patrimonio netto potrebbe raggiugere i 2,1 miliardi di dollari e che la quota detenuta potrebbe avere un valore di 5 miliardi, così come per il co-fondatore Bobby Murphy.
IL TASSO DI CRESCITA CHE FA GOLA AGLI INVESTITORI
Secondo quanto riporta Fortune, dopo l’annuncio di giovedì scorso, molti investitori e venture capital si starebbero già sfregando le mani. Il motivo di tanto entusiasmo è presto detto: il tasso di crescita della società dei messaggini che spariscono ha registrato numeri da capogiro nel 2016, con un fatturato complessivo che – scrive Wired – ha superato i 404 milioni di dollari e un incremento del 600% rispetto ai 58,6 milioni del 2015.
UTILI LATITANTI E CIFRE IN ROSSO
Eppure i dettagli sui conti che la società ha spedito alla Sec non sono molto rassicuranti: Snap si presenta a Wall Street in rosso. La società ha sempre chiuso in perdita, sin dall’anno della sua fondazione (2011). Nell’ultimo trimestre 2016 il passivo è stato di 1,2 miliardi, con una perdita netta annua di 514,6 milioni.
Su questo fronte Snap ha detto chiaramente che potrebbe non riuscire mai a diventare redditizia: «Abbiamo subito una perdita operativa in passato, ci aspettiamo di incorrere in una perdita operativa nel futuro e potremmo non raggiungere mai o mantenere la redditività», recita il documento.
Ed è proprio per questo che parte della stampa americana (e non solo) giudica la quotazione “insanely expensive” se non addirittura “suicidal”.
DIFFERENZE CONTABILI RISPETTO A FB E TWITTER
Va detto che ci sono differenze contabili con i rivali quindi ogni confronto è difficile da fare. Per il New York Times «la differenza tra Snap e i suoi rivali Facebook e Twitter rende difficile confrontarne i dati finanziari: Snap per esempio affitta server e spazio da Google, una voce di spesa che Facebook e Twitter non hanno avendone di propri».
UN MODELLO DI BUSINESS “INAFFIDABILE”
I timori di investitori e analisti non stanno però tanto nella perdita in sé, sebbene molto elevata rispetto al fatturato, quanto nel modello di business stesso della società legato a doppio filo alla fedeltà degli utenti. Ogni giorno 158 milioni di persone hanno usato la app Snapchat nel trimestre chiuso il 31 dicembre 2016, il 48% in più dell’anno prima. Tuttavia Snap riconosce che il suo successo dipende dalla fedeltà degli utenti, attualmente concentrati nella fascia di età tra i 18 e i 34 anni. Il rischio è che «si rivolgano ad altri prodotti, cosa che peserebbe negativamente sul mantenimento degli utenti e sulla crescita».
Non a caso Snap cita il social network di Mark Zuckerberg come principale minaccia: «Instagram, controllata di Facebook, ha recentemente introdotto una caratteristica che imita ampiamente la nostra e che potrebbe essere direttamente competitiva».
Un grafico pubblicato da Bloomberg mostra in maniera tangibile il trend di utilizzo e di preferenza dei due social network tra i teenager e i giovani americani. E Instagram sembra superare – neanche di pochissimo – il fantasmino.
LA VARIABILE LEGATA AGLI USI DI SNAPCHAT
Un ulteriore elemento di rischio è legato agli usi che si possono fare dell’applicazione e alla volontà dei venture capitalist che, negli anni, hanno investito in Snapchat. Come spiega Wired Italia da una parte ci sarebbero le accuse lanciate dall’ex premier britannico David Cameron a inizio 2015, secondo cui tutte le app di instant messaging sarebbero mezzo di scambio di informazioni tra terroristi o potenziali tali, dall’altra parte la reale possibilità che i venture vendano le loro quote aziendali subito dopo l’Ipo, per la necessità di puntare su altri “cavalli vincenti”.