Più risorse in formazione e competenze, approvazione del ddl Tomaselli e maggiore coordinamento europeo. Sono queste le priorità della politica spaziale nazionale secondo il ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca Valeria Fedeli, intervenuta questa mattina all’evento “Space Economy” che le riviste Airpress e Formiche hanno organizzato a Roma. “Il settore deve diventare sempre di più un volano dello sviluppo dell’economia”, ha detto il vertice del Miur. “E dunque occorre sempre di più avere investimenti, a partire da quelli nazionali fino a quelli europei, facendo sistema intrecciato tra Italia ed Europa”, ha aggiunto.
I NUMERI DEL SETTORE
A differenza di altri settori infatti, lo spazio così come la difesa, in virtù delle ricadute esterne sul sistema economico, rappresentano un vero e proprio traino per lo sviluppo del sistema Paese. “Per comprendere meglio la realtà, i numeri vanno analizzati e approfonditi: al di là dell’importanza del fatturato di 1,7 miliardi di euro e dei seimila addetti, numeri che paiono relativamente piccoli se confrontati con altri settori, si tratta di cifre che raccontano lo spazio come un’eccellenza in grado di stupire tutte e tutti noi, di produrre beni e servizi fondamentali per la società di oggi e quella di domani”. In questi termini, ha spiegato ancora la ministra Fedeli, “sulla space economy è fondamentale averne fatto una specializzazione, perché è in sé che contiene poi tutti i vari elementi della trasversalità”. Si tratta di “un’evoluzione giusta e necessaria a fronte degli importanti investimenti pubblici nello spazio, che nel 2015 sono stati globalmente di circa 70 miliardi di euro”.
UNA PROSPETTIVA EUROPEA
In una competizione ormai globale, lo sforzo nazionale si inserisce inevitabilmente nel contesto continentale. “L’Europa rappresenta il secondo budget pubblico spaziale con sette miliardi di euro dopo gli Usa, che ne ha 40,2, e occupa circa 230mila addetti, con un alto tasso di laureati tra manifattura di satelliti, lanciatori, di servizi o applicazioni, per un valore della space economy stimato tra i 46 e i 54 miliardi di euro”, ha detto Fedeli. Numeri importanti ma che richiedono ulteriori risorse e impegni economici. È un sforzo che va realizzato, secondo la ministra, proprio “a fronte dei quattro obiettivi prioritari della strategia europea dello spazio: massimizzare i benefici dello spazio per la società e l’economia europea; incoraggiare la competitività dell’industria europea; conservare l’accesso autonomo allo spazio dell’Europa; rafforzare il ruolo dell’Europa come attore globale che favorisce la cooperazione”.
IL LIVELLO NAZIONALE
Per realizzare questi obiettivi definiti nel contesto europeo, è necessario partire dal livello nazionale, e dunque “rafforzare i diversi snodi della nostra filiera spaziale che tengono insieme istituzioni ed enti di ricerca come l’Agenzia spaziale italiana (Asi), la Cabina di regia per lo spazio di Palazzo Chigi, università, industrie, regioni, cluster tecnologici, e tutti gli attori che a vario titolo promuovono questo settore così importante”. Il punto di partenza appare chiaro al vertice del Miur: “Occorre far diventare rapidamente legge il disegno di legge del senatore Tomaselli”. Si tratterebbe, secondo il ddl 1544 presentato nell’estate 2014 dal senatore Salvatore Tomaselli, di trasformare la Cabina di regia di Palazzo Chigi in un Comitato interministeriale a tutti gli effetti, dedicato esclusivamente alla politica spaziale, presieduto dal presidente del Consiglio e composto dai ministeri competenti, dall’Asi, dai comitati regionali e da tutti gli altri attori nazionali rilevanti nel settore.
GLI APPUNTAMENTI DEL 2017
Tale passo è considerato urgente dati i molteplici eventi che caratterizzeranno il 2017 del settore. “L’anno appena cominciato sarà importante per lo spazio italiano con tanti appuntamenti – ha concluso il ministro Fedeli -: il terzo volo di Paolo Nespoli con la missione Vita; il lancio del nono Vega, che a inizio marzo porterà in orbita un’altra sentinella di Copernicus; la realizzazione dei programmi decisi dalla ministeriale Esa che hanno un grande valore per l’Italia perché permettono concretamente di incrementare la capacità di innovazione tecnologica”.