Con un trionfale “Ha risposto!” L’Osservatore Romano ha pubblicato i chiarimenti scritti da Papa Francesco in risposta ai dubia dei quattro cardinali sulla corretta interpretazione di Amoris laetitia. L’edizione del quotidiano ufficioso della Santa Sede porta la data del 17 gennaio e, come da tradizione, è uscito nel tardo pomeriggio del giorno precedente. Ma non era in vendita nelle edicole intorno a San Pietro. Agli abbonati non è stato recapitato. E non per un disservizio postale. Perché sotto la storica testata c’è un foglio falso. Un fake che motteggia il Papa e alcune delle persone a lui più vicine. Un foglio che gira solo via email ed è stato inviato agli indirizzi di prelati e monsignori di Curia. E via via ha cominciato a uscire fuori dalle mura leonine.
UN FALSO PERFETTO
Impeccabili i caratteri tipografici, identici all’originale; stesso stile di titolazione sotto i motti Unicuique suum e Non praevalebunt. L’Osservatore tarocco è stato distribuito in una sola pagina qualche settimana prima dell’opera degli attacchini romani che domandavano della misericordia del Papa su alcune recenti vicende della Chiesa: i dubia, ma anche la crisi all’Ordine di Malta e il commissariamento dei Francescani dell’Immacolata. Operazione ben più rozza di questa. Che denota una conoscenza approfondita dei meccanismi interni alla Santa Sede e del linguaggio curiale e canonico. E che a quel mondo pare rivolgersi.
UNA BARERIA SUI DUBIA
Il catenaccio dell’apertura richiama l’evangelico “sia il vostro parlare sì sì, no no”. Quindi subito il rovesciamento: “Ecco i cinque sic et non con cui il Papa ha chiarito ogni dubbio”. Sic et non. Sì e no. Viene attribuito a Francesco il contrario della chiarezza. Riferimento nemmeno troppo velato ad un’opera di Pietro Abelardo, filosofo e teologo del XII secolo, che con il suo libello intitolato proprio “Sic et non”, mostrava agli allievi l’importanza di opporsi al dogmatismo con le armi della logica dialettica. Eterodosso anticipatore dell’ortodosso discernimento di Tommaso d’Aquino e del successivo processo ignaziano tanto caro a Bergoglio. Un riferimento al libro di un filosofo che si è visto condannare diverse tesi teologiche da san Bernardo e dalla Chiesa del suo tempo. Ora quel “sì e no” viene sarcasticamente attribuito al Papa regnante.
DIALETTICA CURIALE
L’articolo riporta sinteticamente i cinque dubia dei cardinali Brandmuller, Burke, Caffarra e Meisner inviati al Papa in settembre e pubblicati successivamente dopo la sua mancata risposta. Domande formulate come si fa nelle interpellanze all’ex Sant’Uffizio, in modo cioè che si possa rispondere con un sì o con un no. Quindi la carrellata dei singoli responsum (con sempre lo stesso sic et non attribuito alla penna del Papa) e successiva explicatio. E qui la gabellata messa in atto è tutto uno sberleffo a Francesco, perché ai vari dubia si associano frasi effettivamente pronunciate in vari interventi da Bergoglio. Con un abile taglia e cuci che ne vorrebbe documentare una pretesa confusione. Al termine della notificazione, il fake 2.0 dà conto del parere del cardinal Christoph Schönborn, promosso a prefetto di fatto della Congregazione per la dottrina della fede. Anche qui un riferimento reale: il Papa ha più volte pubblicamente indicato il porporato austriaco come suo interprete autorizzato della dottrina della Chiesa, scavalcando il prefetto in carica dell’ex Sant’Uffizio, il cardinal Gerhard Müller. Di ritorno dal viaggio a Lesbo, Francesco aveva per errore promosso l’arcivescovo di Vienna ad ex “segretario” della Congregazione per la dottrina della fede. “Promozione” poi scomparsa nella trascrizione ufficiale dell’intervista, curata dalla sala stampa vaticana.
NON SOLO IL PAPA
Il finto Osservatore Romano pubblica altri articoli satirici. Sempre perculando con bronzeo attingimento alla cronaca dei primi quattro anni di pontificato. Nell’ordine: il cardinale Walter Kasper, il gesuita Antonio Spadaro, monsignor Pio Vito Pinto, una delle firme di punta del foglio Vaticano, Lucetta Scaraffia e, non ultimo, il papà di Repubblica, Eugenio Scalfari.
“KASPER CADE IN GINOCCHIO”
Kasper è il paladino delle aperture. Francesco lo ha elogiato dalla finestra del palazzo apostolico già nel suo primo Angelus da pontefice (era il 17 marzo 2013), quando disse che un libro del porporato sulla misericordia gli aveva fatto tanto bene. In un’altra occasione ne lodò la teologia in ginocchio. E a questa si riferisce il finto giornale: appresa la notizia della risposta di Francesco ai dubia, Kasper cade in ginocchio.
“IL TWEET DI SPADARO”
Del cyberteologo direttore di Civiltà Cattolica, padre Spadaro, il finto foglio vaticano ricorda un suo tweet di gennaio in cui cinguettava: “La teologia non è matematica. 2+2 può fare 5. Perché ha a che fare con Dio e la vita reale della gente”. Affermazione autentica a commento di una notificazione fasulla.
“UN CARDINALE SCOMPARSO”
Con monsignor Pinto il fake cade in un clamoroso errore, promuovendolo a cardinale. È certamente una figura chiave della Curia, in quanto decano della Sacra Rota, che qualche settimana fa vagheggiò la possibilità che Francesco potesse precedere a togliere la berretta ai cardinali riottosi. Si dà conto di una sua “scomparsa” subito dopo avere letto le risposte del Papa. Prima di farsi di nebbia dice: “Più chiaro di così si muore”. “Da quel momento il cardinale risulta irreperibile”.
“UNA DONNA DIRETTORE”
Più sottile il commento affidato a Scaraffia. Storica e giornalista, nella realtà coordina il mensile femminile del quotidiano vaticano. Nell’Osservatore contraffatto è promossa direttrice del giornale del Papa. Titolo dell’editoriale: “Cherchez la femme”. C’è sempre di mezzo una donna. Il commento si appunta in particolare alla risposta di Francesco al primo dubium, che riporta una autentica frase del Papa alla domanda di una donna, protestante, che lo aveva interpellato nella Chiesa luterana di Roma sulla possibilità di condividere la “cena del Signore” col marito cattolico. “Anche i dubia sottoposti dai quattro cardinali hanno preso forma, al di là delle loro intenzione, da quella domanda, e hanno ottenuto oggi definitiva risposta”, gigioneggia il fake.
“SCALFARI PRONTAMENTE INFORMATO”
Non da ultimo, un riferimento all’amicizia del Papa argentino con il fondatore di Repubblica. Sotto la rubrica “Nostre informazioni”, che quotidianamente funziona nell’Osservatore autentico come bollettino della Santa Sede, dove si dà conto di nomine e rinunce di vescovi nel mondo e delle udienze del Papa, si riferisce di un preventivo colloquio telefonico di Francesco con Scalfari “per illustrargli la notificazione che era in procinto di promulgare e pubblicare”.
QUAL È IL SEGNALE?
Dei manifesti di una settimana fa, monsignor Angelo Becciu ha confermato che “il Papa ci ha riso su”. Di questo foglio digitale non è dato sapere. Ma chi muove? Di che cosa si tratta? Sono toni sarcastici non malgarbati o è satira cattiva? Dipende dai palati. Se per l’operazione manifesti si poteva seguire la pista di attacchini da individuare nel malpancismo degli ambienti tradizionalisti più estremi, forse la direzione del falso giornale non è da escludere che coinvolga il fruscio di qualche lunga tonaca che si muove nei piani più alti dei Sacri palazzi. A parte l’errore sul decano della Sacra Rota, monsignor Pinto, promosso a cardinale – che in verità appare funzionale al gioco satirico o ad un attacco a frenarne possibili promozioni –, la perfetta aderenza al linguaggio giornalistico del foglio vaticano e del linguaggio degli uffici della Santa Sede, il riportare puntuali espressioni realmente pronunciate dal Papa ma cucinate nell’abile retorica del sottobosco curiale, pare diplomare la vicenda ad altro. Goliardata tra colleghi officiali di qualche dicastero in pausa caffè? Gruppetto di appassionati di questioni ecclesiali che nessuna influenza hanno dietro Porta Sant’Anna? O semina di una zizzania che si vuol coltivare nel recinto di Pietro? La Gendarmeria vaticana ha aperto un’inchiesta.