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Centro Studi Machiavelli, chi anima il think-tank vicino alle destre sovraniste

La svolta sovranista delle forze di destra deve andare oltre gli slogan e le dichiarazioni ad effetto. Serve una cultura strategica capace di innervare i partiti, un team di studiosi in grado di elaborare analisi e valutazioni da consegnare al decisore politico, una piattaforma che faccia da collettore di istanze dell’area conservatrice coinvolgendo gli intellettuali e facendoli ragionare in modo più organico. E’ la mission del Centro Studi Politici e Strategici Machiavelli, un think-tank fresco di nascita che si propone di “consigliare e agire”, come scritto nel suo motto (“Suadere atque agere”), per favorire lo sviluppo di un pensiero conservatore in Italia.

IL DEBUTTO ALLA CAMERA

Costituito a inizio anno a Roma, il Centro Studi Machiavelli ha fatto il suo debutto la settimana scorsa alla Camera dei deputati con il convegno Globalismo e sovranità: opzioni politiche per l’Italia che verrà  (nella foto) di cui ha parlato anche Formiche.net e che è stato seguito in platea, tra gli altri, dal leader leghista Matteo Salvini. Al tavolo dei relatori invitati dagli organizzatori, si sono susseguiti gli interventi dell’ex presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi, dell’economista no-euro Alberto Bagnai e dell’intellettuale di destra Marcello Veneziani.

CHI SONO I “MACHIAVELLICI”

Ma chi sono questi “machiavellici”? Chi ha avuto l’idea di lanciare il nuovo think-tank? Tra i promotori figurano due esperti di politica internazionale: il primo è Daniele Scalea, direttore generale dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie di Roma (IsAG) nonché condirettore della rivista scientifica Geopolitica e blogger dell’Huffington Post; il secondo è Dario Citati, direttore del programma Eurasia di IsAG, storico e analista specializzato su Russia e Paesi dell’ex Urss. Tuttavia, spiega Citati a Formiche.net, “IsAG e Centro Studi Machiavelli sono due realtà ben distinte, da una parte un Istituto di ricerca confinato all’aspetto dell’analisi geopolitica sotto il profilo professionale del ricercatore, dall’altro un think tank che si rivolge al mondo della politica e alla società civile”.

IL RUOLO DELL’ONOREVOLE LEGHISTA

“Vogliamo contagiare l’area del centrodestra e della destra italiana ponendo l’accento sulla dignità intrinseca di una prospettiva sovranista” sottolinea Citati, che ci tiene però a precisare come il Centro Studi sia “autonomo da ogni partito”. “Siamo tecnici ed esperti, diagnostichiamo i problemi della società civile e individuiamo rimedi da proporre ai decisori politici” spiega infatti. Ciò non toglie che taluni parlamentari, a partire da quelli della cosiddetta area conservatrice e sovranista, possano tranquillamente aderire al Machiavelli. E’ già accaduto con Guglielmo Picchi, deputato fiorentino eletto con il Pdl nella circoscrizione Europa, transitato in Forza Italia e da un anno passato alla Lega Nord dopo la conversione sulla via di Salvini. E’ stato lui ad aprire la settimana scorsa il convegno alla Camera. “Picchi non è il nostro referente politico – chiarisce Citati -, perché noi siamo indipendenti dai partiti, siamo tecnici al servizio dei politici. L’on. Picchi però è una delle prime persone che ha mostrato interesse verso la nostra prospettiva, il primo politico che ha aderito al nostro Centro e deciso di sostenerlo”.

UN THINK TANK CONSERVATORE

Provare a incasellare le posizioni dei “machiavellici” nelle blindate categorie della dialettica politica spicciola di tutti i giorni, è un’impresa inutile. Alla domanda se il Centro Studi sia favorevole o meno all’uscita dall’euro, alle politiche di Trump o Putin, alle uscite di Salvini e Meloni, Citati alza il livello del discorso rifuggendo la semplificazione giornalistica. Poi però fa capire quali sono gli orientamenti: “Quel che negli ultimi anni viene definito populismo – dice – in realtà è la domanda di rappresentanza da parte della società che non trova sbocchi culturali e istituzionali e spesso viene tradotto in forme rozze”. Dato che “in Italia c’è un appiattimento del dibattito politico, occorre rifondare una cultura politica conservatrice, perché quando si dice che non ci sono più destra o sinistra si pone un problema reale che non può trovare risposta nel qualunquismo”.
Ciò che conta, continua, è “riportare l’attenzione sull’interesse nazionale, su come l’Italia si pone rispetto agli organismi sovranazionali”. Per quanto riguarda l’euro, “noi non siamo contro la moneta unica, si tratta di una questione aperta sulla quale diciamo che l’Italia non può farsi trovare impreparata a gestirla”, mentre sulla vittoria di Trump e i sondaggi che premiano la Le Pen in Francia al primo turno “guardiamo questi sommovimenti che si muovono in base all’interesse nazionale come a segnali che possono avere risvolti positivi se gestiti in maniera opportuna”.

UN POLO SOVRANISTA IN ITALIA

Su una cosa però l’esponente del Centro Machiavelli si dimostra netto: la prospettiva di costruire un polo sovranista nell’area della destra conservatrice italiana. “Credo sia un cammino possibile anche se difficile, c’è una domanda di rappresentanza in questo senso. E’ chiaro che dipende da molti fattori: dalla capacità dei politici di ascoltarci e fare tesoro delle nostre competenze, sulla capacità di fare rete e sulle dinamiche politiche interne e internazionali”.

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