Nella mattinata di venerdì Papa Francesco ha visitato l’Università di Roma Tre, l’Ateneo più giovane della città di Roma – fondato nel 1992 – parlando a braccio e abbandonando il discorso già preparato in precedenza. E subito tra i commenti di giornalisti e opinionisti sono partiti i confronti con quello, mai pronunciato, da Ratzinger alla Sapienza.
IL PRECEDENTE DI RATZINGER ALLA SAPIENZA E TUTTI I DISCORSI DEI PAPI ALLE UNIVERSITÀ
Infatti Benedetto XVI all’epoca, a differenza di quanto previsto per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’università più antica di Roma, non lo pronunciò: correva l’anno 2008 e un gruppo di 67 docenti, successivamente diventati 700 tra professori e scienziati, firmarono una lettera che contestava la visita del pontefice per via della Lectio Magistralis da poco proclamata a Ratisbona, e riferendosi altresì a una lezione tenuta sempre alla Sapienza da Ratzinger nel 1990, dove veniva positivamente appoggiato il processo della Chiesa a Galileo Galilei. Una circostanza di fatto peculiare, in mezzo però a una sterminata lista di discorsi alle università fatti dai papi nella storia (qui un elenco che va dal 1929 al 2009: ): il precedente a Roma Tre risale ad una visita di Giovanni Paolo II nel 1992. Il clima che invece ieri ha accolto Francesco era totalmente sereno: come racconta l’Osservatore Romano gli studenti, “fin dalle prime ore del mattino”, “hanno affollato gli spazi adiacenti per salutare Papa Francesco”. Tra “tante strette di mano, saluti, e moltissimi selfie al suo passaggio”.
I PASSAGGI PRINCIPALI DEL DISCORSO DEL PAPA
Francesco ha così parlato delle migrazioni (“che non sono un pericolo ma una sfida a crescere”), della globalizzazione (rievocando l’immagine del poliedro contrapposto alla sfera, e quindi “dell’unità nella diversità”, lanciando anche una critica a “quelle università di eccellenza” che indottrinano piuttosto che educare all’universalità e al libero pensiero), e alla terza guerra mondiale causata “dalla mancanza di dialogo e dalla violenza del linguaggio”. Lo ha fatto rispondendo a braccio alle domande postegli da quattro giovani, tra cui una rifugiata siriana accolta dal Papa durante il viaggio di Lesbo. “Questo è il testo”, ha detto Francesco alla fine del discorso porgendone una copia al rettore dell’Ateneo Mario Panizza: “Tenetelo pure se volete, ma è un’altra cosa”.
COME I GIORNALI HANNO DATO LA NOTIZIA DELLA VISITA DEL PAPA A ROMA TRE
Così anche la stampa internazionale ha riportato l’evento e le parole del pontefice, fino al Global Times di Pechino che ha pubblicato in prima pagina la foto dell’incontro. In Italia il quotidiano la Stampa, raccontando la visita, ha parlato di “un entusiasmo non scontato” , mentre sia Paolo Rodari su La Repubblica che Matteo Matzuzzi sul Foglio hanno evidenziato la parte del discorso in cui Francesco ha affermato che “anche per la mancanza di lavoro i giovani si dirigono verso dipendenze, suicidi o terrorismo”. Il Papa ha infatti sostenuto che, per un ragazzo, suicidarsi in solitudine oppure diventare un terrorista, e quindi suicidarsi ma uccidendo delle persone, sono situazioni che, seppur diverse, presentano una radice comune: passaggio criticabile da chi sostiene che il terrorismo abbia la propria matrice nella fede islamica, piuttosto che in una propaganda terroristica che strumentalizza quella fede, o al contrario condivisibile da chi più pragmaticamente segue il Papa e la sua voglia di indagare nei cuori delle persone.
COME OPINIONISTI E GIOVANI STUDENTI HANNO ACCOLTO LA VISITA DI FRANCESCO
In tutto ciò gli studenti di Roma Tre, ai microfoni della Radio Vaticana affermano di “sentirlo vicino” , e il vaticanista di RV Fabio Colagrande sul suo profilo Facebook scrive: “Nove anni fa Ratzinger avrebbe tenuto un’allocuzione raffinata e complessa, di grande valore teologico e culturale. Oggi, Bergoglio ha scelto la via del dialogo a braccio con gli studenti. Due stili diversi per due uomini di Chiesa diversi che in fondo si completano e arricchiscono a vicenda”. Il fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi sul Corriere sottolinea la saldatura del pensiero del Papa con quello del sociologo Zygmunt Bauman, da poco venuto a mancare, citando la “società liquida” e il fatto che “il Papa invita a pensare”, “non dividendo i cattolici dai laici” ma “toccando problemi vivi”, senza paura “per il libero pensiero” né “nostalgie per il passato”. Anche il vaticanista della Rai Aldo Maria Valli sul suo blog racconta di “due papi, due università, due climi diversi”, ma “con una sensazione”: che il Papa, non toccando il rapporto tra verità della fede e ragione, e non facendo riferimenti – nel discorso a braccio – su Gesù e la trascendenza (presenti invece nel testo scritto e messo agli atti, anche se non pronunciato), e nonostante “sarebbe folle pensare che il Papa si sia autocensurato”, viene più apprezzato quando in pubblico non affronta la questione di Dio e della verità. E cioè, conclude Valli sul suo blog con tono polemico (ma più nei confronti dell’università, o dell’opinione pubblica intesa in senso lato, che del Papa) “quando non è troppo Papa e non troppo cattolico”.
COSA RESTA DEL CONFRONTO “BENEDETTO-FRANCESCO”
Tuttavia ciò che resta del confronto tra i due diversi contesti, dove nessuno dei due discorsi è stato pronunciato (anche se per ragioni diverse), è una differenza di stili, pontefici e pastorali, già evidenziabili anche da quelli che sono probabilmente le due allocuzioni probabilmente più rappresentative dei pontefici: vale a dire quella di Ratisbona di Benedetto XVI dove il centro dell’argomentazione è posto nel rapporto tra fede e ragione (dirottato però subito, da stampa e opinionisti, verso la critica all’estremismo islamico), e quello di Francesco al Parlamento europeo in occasione del conferimento del Premio Carlo Magno (commentato anche in un recente saggio di Lucio Caracciolo e Andrea Riccardi) dove il Papa traccia un vero e proprio orizzonte di ideali europei. Indicando una strada per il futuro, dell’Europa e della Chiesa, con l’obiettivo di sganciarsi dal passato. E differenziandosi così da Benedetto, che indagando nel passato e nella storia del pensiero, proietta, allo stesso modo ma con uno stile diverso, la ragione cristiana nel futuro. Due modi di intendere la Chiesa che si intrecciano, due stili pontificali e pastorali diversi, che però si fanno “unità” nella Chiesa. “Ma non quel giornale…”, ha scherzato Francesco con gli studenti di Roma Tre.