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Ecco come lo smog a Torino ammorba la giunta di Chiara Appendino

torino, CHIARA APPENDINO

È un febbraio nero, quello di Torino e della sindaca Chiara Appendino, e non solo per modo di dire. Nero color smog. La cappa di inquinamento che da settimane opprime la città sta mettendo in scacco Palazzo Civico. I provvedimenti a tutela dell’ambiente promossi dall’amministrazione si sono sin qui rivelati inefficaci e, per di più, indigesti a buona parte della cittadinanza. Anche se in questi giorni i torinesi e molte associazioni di categoria tuonano contro la sindaca, lei tira dritto: “Il blocco dei veicoli non è una scelta, è un preciso dovere che sostengo senza mezzi termini – ha dichiarato in un videomessaggio pubblicato martedì sui social – Non c’è disagio personale che possa passare davanti al diritto alla salute pubblica”.

LA “PROVA COTONE”

La strategia della sindaca è tripartita. Blocco delle auto, incentivo della mobilità pulita e sensibilizzazione all’emergenza inquinamento. “Uscite una mattina con la pelle del viso pulita – vale a dire anche senza trucco, per chi lo usa – e vivete la vostra giornata abituale – ha scritto la scorsa settimana su Facebook – A sera, prima di andare a letto, prendete un dischetto di cotone, inumiditelo leggermente e passatelo sul volto. Che colore ha? Ecco, quello è ciò che ogni giorno si deposita sulla pelle e, peggio ancora, nei nostri polmoni: si chiama smog”.

A parte la prova cotone, a certificare l’emergenza sono soprattutto i dati dell’Arpa Piemonte: nel 2017 Torino ha già superato i 35 giorni annuali di sforamento delle polveri sottili, e ora rischia una stangata dall’Unione Europea. “Si parla di 100mila euro di multa per tutto il Piemonte, che ricadrebbero sulle spalle di noi cittadini”, fa sapere la sindaca, la cui priorità resta “la tutela della salute pubblica”. Ecco spiegata l’ulteriore stretta sui diesel: da venerdì 17, oltre ai vecchi motori a gasolio, si sono fermati gli Euro 3. Da lunedì è toccato pure agli Euro 4, dalle 8 alle 19 quelli adibiti al trasporto persone, dalle 8,30 alle 14 e dalle 16 alle 19 quelli per il trasporto merci.

CALA IL TRAFFICO, NON LO SMOG

I risultati però lasciano a desiderare. Secondo la sindaca sono stati bloccati 150mila veicoli e il livello di pm10 martedì è calato “con picchi del 27%”. Peccato che i dati dell’Arpa dicano anche altro. Lunedì (con blocco giù attivo), la stazione di rilevamento di Rebaudengo è schizzata a 87 microgrammi di pm10 per metro cubo, ben sopra la media della scorsa settimana. Lo stesso dicasi per il biossido di azoto, martedì in città quasi raddoppiato rispetto a sette giorni prima. Insomma, i dati sono quantomeno contraddittori. Del resto, più che il blocco delle auto, sui livelli di smog incidono fattori esterni come le condizioni meteo.

LE ASSOCIAZIONI ACCERCHIANO LA SINDACA

E così la sindaca si ritrova accerchiata. Confesercenti, dall’entrata in vigore dei nuovi blocchi, denuncia un calo degli affari fra il 20 e il 30% e chiede la revoca dei divieti. Sulla stessa linea si schiera Maria Luisa Coppa, presidente Ascom. La federazione dei benzinai, tramite il presidente Gianni Nettis, stima una contrazione degli incassi del 50% e avverte: “Il blocco sta mettendo in ginocchio la nostra categoria”. Infine la Confederazione Nazionale Artigianato ha chiesto un tavolo tecnico per studiare “provvedimenti che non penalizzino le imprese”.

Polemiche anche sul fronte politico. Il consigliere Fabrizio Ricca della Lega annuncia, per sabato mattina, una manifestazione di protesta davanti al municipio e il gruppo del Pd in Consiglio comunale ha chiesto alla sindaca di ritirare la delega all’ambiente all’assessore Stefania Giannuzzi. “I dati sui livelli di inquinamento dimostrano che gli effetti dei provvedimenti non hanno avuto alcun esito positivo. La riduzione del traffico è stata del 6% a fronte di un fermo che riguarda 163mila auto su 550mila. Qualcosa non torna, gli effetti positivi non si vedono e il disagio per i cittadini e per le imprese è alto”.

APPENDINO NON ARRETRA

Certo, se la qualità dell’aria non migliora è anche colpa di chi non rispetta il blocco. Fra lunedì e martedì i vigili hanno fermato 440 auto e staccato 122 multe (163 euro ciascuna). Controlli tutto sommato soft, che a quanto pare non hanno disincentivato i trasgressori. Peraltro le categorie esentate sono molte. Per esempio l’amministrazione ha consentito il “car pooling”, ovvero la pratica di condivisione dell’auto: non si multano i conducenti che portano almeno due passeggeri. Quelle di Torino sono in generale misure più stringenti rispetto ai protocolli regionali, ma Appendino non intende fare marcia indietro. Anzi, esorta gli altri sindaci della Città Metropolitana (in buona parte del Pd) ad attivare anch’essi i limiti “mettendo la salute pubblica al di sopra della ricerca del consenso”.

A tal proposito, i divieti potrebbero anche aumentare. Si parla di un possibile blocco dei diesel Euro 5 e 6, anche se per ora dal Comune non arrivano conferme. La strada, sul lungo periodo, però sembra segnata, lo si evince dalle parole dell’assessore Giannuzzi: “Madrid, Parigi, Città del Messico e Atene hanno annunciato che entro il 2025 saranno vietati i veicoli diesel nel centro, mentre Londra ha già deciso di tassarli”. A Torino per ora non è successo, ma Giannuzzi avverte che le misure antismog saranno “rafforzate nel medio e nel lungo periodo. Rinnoveremo il parco autobus con nuovi mezzi elettrici, istituiremo nuovi tram con priorità semaforica e un sistema di tracciamento dei flussi tramite il “bip” obbligatorio (ovvero l’obbligo di “obliterare” su tutti i mezzi pubblici)”. Fra i propositi dell’amministrazione ci sono anche il potenziamento del bike sharing e l’ampliamento della Ztl, che nella maggior parte del centro è attiva solo dalle 7,30 alle 10,30. Tutte misure efficaci (si spera) a lungo termine, che però sono destinate a far discutere. Nel frattempo a Torino l’aria rimane pesante, e l’unica in grado di lavare via smog e polemiche sembra ormai essere la pioggia.

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