Il personaggio del momento per chi segue le evoluzioni a 5 Stelle è indubbiamente lui: Domenico De Masi. Sociologo dichiaratamente di sinistra, da settimane imperversa nei talk-show e sui giornali, dipinto come il nuovo referente grillino per le politiche del lavoro, dato che la sua idea di ridurre l’orario settimanale per fare spazio ai disoccupati (che dovrebbero proporsi gratis) fa il paio con la decrescita felice teorizzata dai grillini.
UN SOCIOLOGO DI AREA PD
Molisano di 79 anni, docente emerito all’Università La Sapienza di Roma e già preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione, De Masi si destreggia tra cittadinanze onorarie (da quella di Rio de Janeiro a quella della più umile Ravello) e onorificenze, come l’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Ha all’attivo diverse pubblicazioni, perlopiù in tema di sociologia del lavoro, si dichiara un elettore del Pd e una volta maturata la pensione dalla docenza universitaria si è dedicato all’attività di consulente per aziende pubbliche e private, speaker, conferenziere internazionale, oltre che di autore e saggista. E’ tra i fondatori di Symbola, la Fondazione per le Qualità italiane presieduta dal deputato dem Ermete Realacci. Non bastasse, De Masi nelle sue presentazioni ci tiene a sottolineare anche il ruolo ricoperto nel direttivo di Federculture e del Comitato etico della Fondazione Umberto Veronesi.
LAVORARE MENO, LAVORARE TUTTI
Tra le trovate di De Masi tanto care a Beppe Grillo, spicca quella di ridurre a 36 l’orario di lavoro settimanale così da “azzerare” la disoccupazione, tesi rilanciata nel suo libro “Lavorare gratis, lavorare tutti” (Ed. Rizzoli) e stroncata da Mario Seminerio. Per arrivare a questo obiettivo, dice il sociologo, basterebbe che almeno un terzo dei 3,1 milioni di disoccupati italiani iniziasse a lavorare gratis, così da – parole sue – spaccare il mercato e costringere chi lavora di più a lavorare meno. Sono teorie che De Masi ha spiegato un paio di mesi fa a la Stampa, quando il suo nome ha iniziato a farsi spazio sui media perché Grillo e Davide Casaleggio gli hanno commissionato una ricerca dal titolo “Lavoro 2025”. In breve, è diventata “la prospettiva sulla quale il Movimento costruirà il proprio programma sul lavoro”, ha detto il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio.
COME E’ NATA LA LIAISON A 5 STELLE
Galeotti furono i deputati grillini Claudio Cominardi e Tiziana Ciprini. Come raccontato in un’intervista (sempre a la Stampa), furono loro due a presentarsi da De Masi chiedendo “se esistevano metodi sociologici per capire come evolverà il mercato del lavoro tra dieci anni. Ne è venuta fuori una ricerca che ora Chiarelettere pubblicherà”. A quel punto si muove il leader 5 Stelle. “Grillo legge il rapporto e mi telefona – continua il sociologo -. Chiedeva di passare un’oretta con me. Sono andato a Milano. C’erano lui e Casaleggio, il giovane. Avevano la ricerca con tutte le sottolineature. Avevano un’ora di tempo, siamo stati tre ore. Ho spiegato che il lavoro diminuirà ancora. Spero che tutto questo si traduca poi in proposte di legge”. A partire dalla prima: riduzione dell’orario di lavoro a 36 ore.
I DISOCCUPATI COME UBER
Nella ribalta mediatica che l’ha coinvolto, De Masi ha dimostrato di sapersi muovere con gli odiati (dai grillini) giornalisti. Oltre a presenziare quasi quotidianamente in tv (da RaiNews24 a LineaNotte su Rai3, ma il prof è molto richiesto soprattutto dai programmi di La7), sa come distribuire al meglio le informazioni ai cronisti. A la Stampa ha riservato i dettagli del primo incontro con i referenti del Movimento, con Repubblica ha spiegato invece cosa c’era dietro lo scoop del Corriere della Sera che aveva parlato di una sua cena con Grillo in un ristorante romano. “Ero a cena con l’assessore Massimo Colomban – ha detto -, che abbiamo invitato per un incontro alla Luiss. Grillo si è solo avvicinato per salutare”. Poi è passato a fornire dettagli sulle sue idee così in voga tra i pentastellati. “Il lavoro serve a tre cose: guadagnarsi da vivere, avere una socializzazione e realizzarsi. L’ideale è quando ci sono tutte e tre. Io parto da un principio: c’è sempre meno lavoro. Per convincere un po’ dei 23 milioni di occupati italiani a cedere un po’ dei loro ai 3,1 milioni di disoccupati, bisogna fare qualcosa di rivoluzionario”. Cosa? “Una sorta di Uber dove i disoccupati si offrono sul mercato gratuitamente, quel tanto che basta per inceppare il meccanismo e far partire la redistribuzione”. Non bastasse, per De Masi serve il reddito di cittadinanza, perché “meglio dare a tutti 600 o 700 euro senza creare carrozzoni enormi per scegliere come e a chi darli”. A tutti compresi i ricchi, “nella speranza che non lo prendano”. Il sociologo non si sottrae poi a valutazioni politiche: “Non credo che li voterò (i 5 Stelle, ndr). Nemmeno loro mi danno la sicurezza che vorrei: quella di un partito decisamente socialdemocratico e non neoliberista”.