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Telecom Italia-Tim, cosa pensa Cattaneo di EiTowers, Montezemolo, 5G e diritti tv

Di Gianluca Zapponini e Fernando Pineda

Torri, investimenti, sindacati, Montezemolo. Flavio Cattaneo mette in chiaro alcuni punti. L’amministratore delegato di Tim è stato ascoltato ieri pomeriggio al Senato, presso la commissione Industria presieduta da Massimo Mucchetti. Obiettivo, sgombrare il campo da alcune incertezze che da qualche tempo aleggiano sul gruppo telefonico controllato dai francesi di Vivendi. Non sono mancati accenni in dissonanza con il governo (sul campione nazionale in fieri per le torri e sulla sperimentazione della banda 5G). Ecco tutti i dettagli dell’audizione.

TORRI? NESSUN INTERESSE

La prima questione riguarda il possibile interesse di Tim, attraverso la controllata Inwit, verso il progetto del governo per la creazione di un polo nazionale delle torri televisive. In lizza ci sarebbero anche Rai Way ed EiTowers (gruppo Mediaset). Cattaneo ha respinto al mittente ogni possibile appetito di Tim verso l’affare torri. “Non siamo interessati al polo delle torri perché noi abbiamo torri telefoniche e non televisive: non vedo perché noi dovremmo addivenire ad un polo di produzione televisiva che è proprio un altro tipo di mestiere rispetto al nostro”, ha spiegato l’ex manager di Rai e Ntv, rispondendo a una domanda sull’ipotesi della creazione di un polo unico tra  Inwit,  Rai Way e la società delle antenne di Mediaset.

MONTEZEMOLO, BUFALA O VERITA’?

Altra questione, il possibile ingresso di Luca Cordero di Montezemolo nella società tlc, fresco di addio ad Alitalia. I rumors erano rimbalzati nei giorni scorsi, con un passaggio di testimone tra l’attuale presidente Giuseppe Recchi e lo stesso Montezemolo: “Non sta a me scegliere, ma sono contento se resta Recchi alla presidenza di Tim. E poi mi  pare che abbia smentito (Montezemolo, ndr)”.

LE TRATTATIVE COI SINDACATI

Poi ci sono i rapporti con i sindacati. Catteneo, che pochi giorni fa ha illustrato ai rappresentanti dei lavoratori il piano industriale 2017-2019, si è un po’ scaldato quando gli è stata sottoposta la questione delle pretese dei sindacati verso l’azienda. A detta del numero uno di Tim, i lavoratori pretendono di lavorare di più ma a condizioni immutate. “Cosa chiedono al management? Ah, è troppo semplice ridurre la forza lavoro. Voi dovete, se siete poi anche pagati per questo, incrementare il lavoro, perché questo è una forma diversa e alternativa al far ridurre il numero di dipendenti’. Allora noi gli proponiamo un allargamento, però neanche questo va bene, perché l’allargamento deve essere alle condizioni di cui prima”, ha lamentato Cattaneo. Rivendicando però un aspetto.

600 MILIONI RISPARMIATI (SENZA LICENZIARE NESSUNO)

E cioè che “in soli 9 mesi abbiamo recuperato 600 milioni, senza licenziare nessuno, eliminando inefficienze”.  Riguardo alla partita aperta con i sindacati, l’ad ha tenuto a evidenziare che “investiremo tanto, tutti stiano sicuri di questo. Nessuno ha fatto azioni contro legge” e che in caso contrario “figurarsi se non fossero già partite cause”, ma ha aggiunto che “attualmente ci sono trattative con tre sigle sindacali sul premio di produzione. Facciamo l’interesse dell’azienda e dei lavoratori, non facciamo politica”.

QUEI DIRITTI SULLO SPORT CHE FANNO GOLA

Se le torri non interessano Tim, i diritti tv sullo sport (Serie A, Champion’s League ecc…) fanno gola eccome. In vista ci sono delle aste importanti. Tim è disponibile a partecipare alle aste per i diritti sportivi con diverse opzioni e diversi possibili partner. “Siamo disponibili, senza pazzie, a partecipare anche con diverse opzioni di partner alle aste dei diritti sportivi. Intendiamo che l’utilizzatore della telefonia broadband deve avere tutto sul nostro telefonino”.

LA BACCHETTATA AL GOVERNO SUL 5 G

Cattaneo ha infine riservato una stoccata a Palazzo Chigi, in merito alla sperimentazione della banda mobile ultra veloce (5G) in alcune città. “Non ci troviamo totalmente d’accordo con le modalità fissate dal governo per la sperimentazione del 5G: abbiamo visto il regolamento del governo nelle cinque città scelte per la sperimentazione (Milano, Prato, Matera, Bari, L’Aquila, ndr) e non ci vede totalmente d’accordo”.

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