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Ecco come Nicolás Maduro azzoppa il Parlamento in Venezuela

Un (nuovo) colpo contro la democrazia in Venezuela? Il Tribunale Supremo della Giustizia venezuelano ha annunciato mercoledì sera che assumerà le funzioni del Parlamento venezuelano, controllato dalla coalizione di opposizione Mesa de la Unidad Nacional dopo la vittoria elettorale del 2014. Secondo l’emittente televisivo Globovisión, il potere giudiziario ha preso questa decisione perché i deputati venezuelani – legittimamente eletti dai cittadini – agiscono “senza rispettare l’esecutivo nazionale”.

Come aveva denunciato il senatore italiano Pier Ferdinando Casini dopo una visita di tre giorni a Caracas, in Venezuela non esiste l’indipendenza dei poteri dello Stato e l’autonomia democratica del Parlamento è minacciata dal regime di Nicolás Maduro (qui l’intervista di Formiche.net).

POTERI SPECIALI

La decisione del tribunale è arrivata dopo avere approvato un ricorso con il quale il governo di Maduro chiedeva la libertà di cerare imprese miste senza l’approvazione del Parlamento, prerogativa descritta nella Costituzione Nazionale del 2012. La Sala Costituzionale del Tribunale Supremo di Giustizia giustifica la decisione di creare imprese miste nel settore energetico – senza il via libera del Parlamento – perché la crisi socio-economica così lo richiede e dichiara uno stato di “omissione incostituzionale parlamentaria”. Nella sentenza si spiega che “non esiste nessun impedimento per il governo e l’esecutivo dovrà semplicemente informare al Tribunale di tutte le circostanze pertinenti, inclusi i vantaggi speciali previsti a favore della Repubblica”. “Il Parlamento – continua il testo – non potrà modificare le condizioni previste né potrà pretendere altre condizioni”.

CRISI ENERGETICA

Il Venezuela affronta una delle peggiori crisi energetiche della sua storia. Ha una delle riserve petrolifere più grandi del mondo (la seconda dopo l’Arabia saudita, per la precisione), ma è costretta ad importare la benzina. Il governo ha dovuto comprare da Spagna, Stati Uniti, Canada e Brasile circa 150mila barili di benzina dei 250mila che si consumano ogni giorno. Secondo Iván Freites, dirigente della Federazione Unica dei Lavoratori della statale Petróleos de Venezuela, e del sindaco di lavoratori del settore energetico dello stato Falcón, lo Stato ha speso 15 milioni di dollari al giorno nella compra di combustibile. Il motivo: molte raffinerie del Paese sono inutilizzabili per mancata manutenzione e una serie di incidenti ne hanno inabilitato l’uso. Le raffinerie di Amuay e Cardón, le uniche agibili, producono 75mila barili di benzina per soddisfare un consumo interno di 225mila barili al giorno.

DEBITO DELLO STATO

Intanto, alle file di sette-otto ore per acquistare il massimo di 20 litri a persona (da una settimana anche il mercato della benzina è razionato), si aggiunge la fila di 15 navi petrolifere nelle coste venezuelane. Aspettano il pagamento da parte del regime di Maduro per scaricare il combustibile che potrebbe soddisfare il 60 per cento del mercato interno. Ma il governo ha bisogno di 7 miliardi di dollari per pagare e non ce l’ha. Il parlamentare José Guerra, ex direttore della Banca Centrale del Venezuela, aveva dichiarato che senza l’approvazione del Parlamento il governo non avrebbe potuto attingere nemmeno ad un dollaro. Maduro deve pagare un debito di 2,8 miliardi di dollari ed è in attesa di un prestito per 400 milioni di dollari dalla Corporazione Andina di Fomento. “Finché la petrolifera statale non pagherà il debito – ha detto Guerra – le navi con il petrolio importato non attraccheranno e i venezuelani resteranno a piedi e senza alimenti né medicine”.


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