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Il Parlamento dichiari l’utero in affitto un reato universale. Parla Massimo Gandolfini

Primo: “Era evidente che le unioni civili così concepite dalla legge Cirinnà avrebbero lasciato la patata bollente ai tribunali, a una giurisprudenza creativa che oggi si pronuncia come si pronuncia”. Secondo: “Politica e giurisprudenza devono chiedersi qual è il miglior interesse per il bambino. E questo, lo dicono decenni di studi scientifici, è crescere con un padre e una madre”. Terzo: “Il laicato cattolico deve tornare ad essere protagonista politico e culturale. Deve avere le idee chiare”. Parola di Massimo Gandolfini, portavoce del comitato Difendiamo i nostri figli, che poi dice: “In Italia la maternità surrogata è condannata dalla legge 40. Solo che la giurisprudenza usa spesso un’altra legge, la 184, per legittimare pratiche illegali col pretesto della continuità affettiva. Quindi occorre una norma che dichiari che l’utero in affitto, la Gpa, la gestazione per altri, è reato universale, indipendentemente se compiuto in Italia o all’estero”.

Ecco la conversione completa di Formiche.net con Gandolfini.

Professore, la madrina delle unioni civili, Monica Cirinnà, esulta e riconosce che con l’ordinanza della Corte di appello di Trento si va oltre la stepchild adoption che pure, alla fine, per convenienza politica si era stralciata…

Che si sarebbe comunque arrivati a questo punto lo avevamo capito e denunciato da subito. Era evidente che le unioni civili così concepite avrebbero lasciato la patata bollente ai tribunali, a una giurisprudenza creativa che oggi si pronuncia come si pronuncia. E non è che l’inizio. Arriveremo all’adozione per gli omosessuali.

Quei due gemelli ci sono. Non crede che riconoscendo entrambi i componenti della coppia come genitori si sia deciso per non creare un danno ai minori?

Ma così si legittima tutto. Non è perché ci si trova di fronte ad una questione di fatto che per forza tutto va bene. Altrimenti è un ricatto. Faccio un paragone inappropriato, solo per spiegarmi: sappiamo quanto sia diffusa l’illegalità fiscale. Visto che c’è, facciamo una legge per legittimarla? Il problema è ben più serio.

Cosa c’è in ballo?

Politica e giurisprudenza devono chiedersi qual è il miglior interesse per il bambino. E questo, lo dicono decenni di studi scientifici, è crescere con un padre e una madre. Affermare il contrario è contraddire tutta la letteratura in tema di psiconeurologia dell’età evolutiva che mostra che è indispensabile per lo sviluppo organico ed equilibrato della personalità del bimbo e la costruzione dell’identità di sé che ci sia questa presenza madre/femmina, padre/maschio. Non è questione di religione. Lo scriveva Freud nel 1931 in Totem e tabù, lo ha riaffermato Lacan, e via via fino ad oggi. Ci rendiamo conto che quei bambini sono il frutto degli ovuli di una donna? Hanno passato nove mesi nella pancia di un’altra donna che ha offerto il suo utero. Che in quei mesi hanno sviluppato un rapporto? Poi il vuoto. Tutto cancellato, non hanno più la mamma.

Lei cosa propone?

Innanzitutto dobbiamo ricordare che in Italia la maternità surrogata è condannata dalla legge 40. Solo che la giurisprudenza usa spesso un’altra legge, la 184, per legittimare pratiche illegali col pretesto della continuità affettiva. Quindi occorre una norma che dichiari che l’utero in affitto, la Gpa, la gestazione per altri, è reato universale, indipendentemente se compiuto in Italia o all’estero.

E se nonostante una nuova legge qualcuno continuasse a ricorrere alla Gpa?

Quella povera vittima che è il piccolo andrà tolto alla coppia committente, che è andata all’estero contro la legge, e andrà dato in adozione. È una misura estrema, per far sì che il bambino cresca in un contesto genitoriale fatto di una madre e di un padre.

Nell’ordinanza si esclude esplicitamente che nel nostro ordinamento “vi sia un modello di genitorialità esclusivamente fondato sul legame biologico tra genitore e nato”. Si evidenzia “l’importanza del concetto di responsabilità genitoriale” anche “indipendentemente dal dato genetico”.

Ecco, ci mancavano proprio dei giudici che si mettono a fare i medici. Questa è un’invenzione, una posizione ideologica. Non si può prescindere dal dato biologico, che è il fondamento della nostra struttura. Cromosomi XX per la donna, XY per l’uomo. È una differenza che non plasma solo il corpo, ma anche il cervello. Lo sa bene chi intraprende un percorso di cambio del sesso, che ha necessità di assumere ormoni per smorzare anche queste differenze.

Nella discussione sulle unioni civili i parlamentari cattolici non erano certo compatti. Così il mondo delle associazioni. A qualcuno oggi fischieranno le orecchie rispetto a quanto annunciavate sulle conseguenze della legge Cirinnà così concepita, nonostante lo stralcio della stepchild?

Un esame di coscienza servirebbe. Una sana resipiscenza e finalmente ammettere: ci siamo sbagliati a sottovalutare una legge che ha creato una grande confusione tra unioni civili e famiglia. Noi non abbiamo mai contestato che si desse una costituzione giuridica alle coppie omosessuali conviventi. Ma in modo appropriato, lavorando sugli aspetti civilistici, sul mutuo soccorso. È nato qualcosa di ben diverso. Tra mediazioni e compromessi, sono sempre gli altri che vincono. Loro non recedono di un passo. Mentre i cattolici perdono. Il problema è che ormai i grandi temi antropologici sono scivolati a pagina cento dei programmi politici. Si insiste su economia e finanza, va bene, ma su questioni cruciali si è creato il vuoto. I partiti sono diventati un luogo di potere e tanti cattolici in politica li sfruttano come tali.

Quale sfida si sente di raccogliere?

Quella che portiamo avanti da anni. Il laicato cattolico deve tornare ad essere protagonista politico e culturale. Deve avere le idee chiare. Altrimenti continuerà ad essere solo impegnato nella mera occupazione di spazi di potere. Inoltre, oggi c’è, tranne rarissime eccezioni, un livello politico spaventoso. Penso a mio padre che faceva politica ai tempi di De Gasperi. Nei ragionamenti di quel periodo, ma penso anche a politici lontani da me come Berlinguer o Nenni, si respirava cultura. Oggi, a parte rarissime eccezioni, i discorsi politici sono fatti di nulla e banalità. Tantissimi in Parlamento votano senza nemmeno sapere di che cosa si tratta.

A proposito di esami di coscienza. Non trova che anche nel suo schieramento – sia pure così frastagliato – della difesa della famiglia e della libertà di educazione, spesso tanti militanti si lascino andare a espressioni violente?

C’è in generale un problema educativo, un imbarbarimento dove sembra che non si è ascoltati se non si grida più forte. Non dobbiamo cedere all’aggressività. Mai discriminare, ma sempre fermi sui valori. Poi attenzione.

Attenzione?

C’è un popolo che è sempre più arrabbiato e con questo dobbiamo fare i conti. Le famiglie sono sempre più esasperate di fronte a percorsi educativi nelle scuole che vogliono far passare il gender come cosa pacifica, o una ipersessualizzazione precoce. Se il ministero non agisce, molti non saranno più controllabili.

Cosa intende?

Può succedere l’imprevedibile. Proteste di piazza, disobbedienza civile. Come gruppo dirigente cerchiamo di moderare e prevenire i confitti. Basterebbe un po’ di buon senso da parte della classe politica. Basterebbe cominciare ad ascoltare il popolo.

Dal suo punto di vista rispetto a certi temi l’episcopato può fare di più?

La Chiesa non è mai venuta meno; i vescovi fanno il loro mestiere. Quello che manca oggi è la coscienza dei cattolici. Noi siamo una minoranza, ma continuiamo a tenere accesa la fiaccola nelle tenebre antropologiche del nostro tempo.

Il Papa coi suoi appelli alla misericordia e alla comprensione, l’affermare di non capire la dizione “principi non negoziabili”…

No, no, aspetti: il Papa è chiarissimo. Pochi giorni fa all’Angelus ha di nuovo ribadito che la vita è sacra, dall’inizio alla fine. È cristallino nel giudizio sulla colonizzazione ideologica del gender. Semmai sono i media che lo strumentalizzano. E non solo: ci sono anche alcuni uomini di Chiesa che usufruiscono delle sue parole per piegarlo alla propria agenda.

Inevitabile non pensare a chi, anche nel mondo cattolico, guarda al suicidio assistito come ad una scelta di libertà.

Appunto: sono spesso i cattolici che tradiscono i punti cruciali dell’antropologia, e del magistero che li ricorda. In politica si può e si deve mediare, ma solo avendo al centro il punto fisso della sacralità della vita e del bene dell’uomo.

A questo proposito: come segue la discussione parlamentare sul testamento biologico? Si trasformerà in una chiave per aprire all’eutanasia?

Il rischio c’è. Intanto va tenuto fermo il ruolo del medico, che non può essere un mero esecutore di volontà espresse a tavolino anni prima di un evento drammatico. Se togliamo di mezzo questo non ci siamo. Il testamento biologico non è come quello patrimoniale, le condizioni cambiano continuamente. Lo dico da neurochirurgo ma non certo per una difesa di categoria. Il medico, nel momento in cui si verifica una situazione traumatica, ha la possibilità e il dovere di fornire valutazione in base agli esami più recenti, alle possibili terapie da applicare. Non è che si prende semplicemente un foglio dal cassetto e automaticamente si decide di non intervenire per il bene del paziente.

Il giurista Angelo Schillaci, commentando il decreto della Corte di Trento, ha scritto che per la prima volta a proposito di una famiglia omogenitoriale con due padri, si conferma che “madri e padri si diventa non soltanto grazie al corpo e ai geni, ma anche e soprattutto grazie all’intenzione, dunque al desiderio che sappia tradursi in consapevole assunzione di responsabilità”. Viene in mente Abraham Heschel e la “tirannia dei bisogni”.

Ormai il desiderio, anche il più assurdo, ha la pretesa di essere un diritto. Desidero morire? Allora pretendo che qualcuno mi assista. Desidero un bambino? Pretendo di ottenerlo a tutti i costi. Poi, secondo punto, abbiamo perso il senso del limite, nell’esasperazione paranoica dell’autodeterminazione. I diritti civili sono nati come diritto a non subire discriminazioni. Oggi sono ridotti a desiderio. Si sono trasformati in “diritti incivili”. Cioè, contro l’uomo. In Olanda e in altri Paesi del Nord Europa questi pretesi diritti sono legge da anni. Sono Paesi felici? Mi risulta siano in crescita separazioni, tossicodipendenza, solitudine, suicidi.

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