Dal pulpito dei giornali francesi è tutto un avvertire indignato per una mancata presa di posizione netta dei vescovi tra i due candidati al secondo turno delle presidenziali. Singolare richiesta di ingerenza nella patria della laïcité che pretende clero e cattolici chiusi in sacrestia e ora invoca un episcopato compatto a scendere en marche per Emanuel Macron contro Marine Le Pen. Mentre il mondo cattolico all’approssimarsi del voto di domenica procede in ordine sparso. Gli intellettuali stanno col petit garçon, il popolo della Manif pour tous no. Riassume il cardinale Philippe Barbarin: “I nostri elettori sono confusi”. E Papa Francesco, diversamente loquace sulle presidenziali americane, questa volta non prende posizione.
PAPA FRANCESCO NON VOTA
“Non capisco la politica interna francese. Dei due candidati non so la storia. So che una è una rappresentante della destra, ma l’altro non so da dove viene e per questo non so dare un’opinione”. Così ha risposto Bergoglio di ritorno dall’Egitto a una domanda su elezioni francesi e populismo demagogico. Ha certo insistito sul fatto che “l’Europa è in pericolo di sciogliersi” e ha avvertito che “l’Europa è stata fatta dai migranti”. Ma ha anche aggiunto che vanno rispettate le opinioni e che “ogni Paese è libero di fare le scelte che crede convenienti”. Alla vigilia delle presidenziali americane bollò Donald Trump con l’ormai noto “chi pensa a fare muri non è cristiano”.
L’EPISCOPATO NON SI SCHIERA
L’episcopato francese è stato rapidissimo, dopo il primo turno del 23 aprile, a chiarire che non è suo compito invitare a votare per l’uno o l’altro candidato. A differenza dei leader religiosi musulmani ed ebraici, schierati per Macron. Il segretario della Conferenza episcopale, Olivier Ribadeau Dumas, si è limitato a ricordare alcuni principi per la scelta. Un quaderno programmatico che non corrisponde per intero all’agenda né dell’uno né dell’altra in corsa per l’Eliseo.
I GIORNALI VOGLIONO LA SCOMUNICA DELLA LE PEN
“Una vergogna che i vescovi non diano indicazioni contro Le Pen”, tuona il progressista Le Monde. Il foglio più rappresentativo della bourgeois boheme rimpiange il 2002, quando invece i vescovi denunciarono Le Pen senior – al secondo turno contro Chirac – di essere un candidato “del disprezzo e dell’odio che nulla ha a che fare col messaggio evangelico”. Per Libération, il quotidiano ancora più a gauche rispetto a Le Monde, i cattolici francesi sono “in piena radicalizzazione”. Il fronte anti Le Pen perde pezzi sotto i campanili di Francia, denuncia allarmato il giornale fondato da Jean-Paul Sartre, che definisce l’episcopato “paralizzato”. È una “Non scelta pericolosa”, titola Le Nouvel Observateur: i cattolici di centro che avevano sostenuto François Fillon potrebbero astenersi dal voto, favorendo Le Pen. E di “imbarazzante silenzio” scrive Le Parisien.
“CANDIDATI MOSSI DA CRITERI POCO CHIARI”
Sono due le ragioni per cui i vescovi non si pronunciano, o se lo fanno lo fanno a titolo personale. Il primo è sostanziale. Nei criteri di discernimento indicati ai fedeli, tutto si tiene: difesa della famiglia e della libertà di educazione, attenzione agli ultimi, migranti compresi, ma ricordando pure che “l’Europa deve implementare programmi di sostegno nei paesi di origine dei flussi migratori”. Un’Europa i cui popoli vanno sostenuti. Nessuno dei due candidati rispecchia per intero l’agenda cattolica. E poi, sottolinea il primate delle Gallie, l’arcivescovo di Lione, Barbarin, “entrambi sono divisi da criteri poco chiari”. Si ripropone il dilemma pre elettorale americano 2016, quando l’arcivescovo di Philadelphia, Charles Chaput, disse che Hillary Clinton e Donald Trump erano entrambi “una pessima notizia”.
LA STRATEGIA PASTORALE DEI MONSIGNORI
Il mancato schieramento episcopale è anche di natura strategica. Stando a un sondaggio del quotidiano La Croix, il 44 per cento dei cattolici praticanti ha votato al primo turno per il candidato dei républicains, Fillon. Al 16 la percentuale dei cattolici praticanti che hanno scelto Le Pen e percentuali più o meno uguali per Macron. Preferirne uno anziché l’altro, rischierebbe di rompere, ad esempio, con la Manif pour tous, decisa a non sostenere Macron, e coi cattolici più intransigenti, tentata dal Front National. Esemplificativa la posizione di Jean-Paul Jaeger, vescovo di Arras: “Non è compito della Chiesa distribuire ai partiti patenti di compatibilità col Vangelo”. Anche perché in questa fase “si aggiungerebbe frattura a frattura”. Parole che fanno saltare i nervi ai bobos della rive gauche, visto che le scandisce un prelato nella cui diocesi rientra la giungla di Calais, sempre al fianco dei diritti dei migranti, che difende la legge sulla laicità del 1905 e invita a guardare oltre alla recente legge Taubira che ha legalizzato il matrimonio omosessuale. Ma, appunto, è anche il vescovo del dipartimento francese dove il Front National ha registrato la seconda percentuale più alta di tutto il Paese. Evitare di dare indicazioni di voto, nel suo caso, non può non sapere di realismo.
ECCELLENTI ENDORSEMENT PER MACRON
A dispetto della narrazione, non corrisponde del tutto al vero che l’episcopato è “silente” contro Le Pen come punta il dito anche La Voix du Nord. Diversi prelati sono intervenuti a titolo personale. Come il vescovo di Troyes, Marc Stenger, che ha invitato i fedeli a non dare un voto “di paura, di odio, di rifiuto, di esclusione”. Esplicito l’arcivescovo di Poitiers, Pascal Wintzer: “Mai voterò al ballottaggio per Marine Le Pen”.