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Vi racconto quando il caposcorta di Renzi minacciò Galluzzo del Corriere della Sera

Di Ferruccio de Bortoli
Ferruccio de Bortoli

(Pubblichiamo un breve e significativo estratto del libro “Poteri forti (o quasi)”. Memorie di oltre quarant’anni di giornalismo – Editore La nave di Teseo, 19 euro, nelle librerie dall’11 maggio – di Ferruccio De Bortoli, ex direttore del Corriere della Sera. Nell’estratto si parla di Renzi con un episodio che per sommi capi de Bortoli aveva già raccontato tempo fa al mensile “Prima Comunicazione”)

L’episodio che mi lasciò di stucco accadde in occasione delle sue brevi vacanze siamo nell’agosto del 2014 in un albergo di Forte dei Marmi di proprietà di un suo amico. Il collega Marco Galluzzo, che lo seguiva con professionalità e rispetto, prese una stanza nello stesso albergo. Niente di male. L’albergo era aperto a tutti. Non riservato solo a lui. Il messaggio del presidente, particolarmente piccato, lamentava una violazione inaccettabile della sua privacy.

Aveva incontrato Galluzzo nella hall e il collega lo aveva salutato. Tutto qui. Io stavo al mare, in Liguria, non sapevo assolutamente nulla. Al telefono, Galluzzo mi spiegò di essere stato avvicinato dalla scorta del premier che gli aveva intimato di lasciare subito l’ albergo. Questo il suo racconto: «Mi avvicinai al tavolo del ristorante dove cenava, nella terrazza dell’albergo, con la moglie e i figli. Mi fu possibile solo salutarlo e per un attimo stringergli la mano, poi cominciò a gridare, lasciando di stucco i tavoli degli altri ospiti, gruppi francesi, tedeschi e russi. E anche Agnese, che mi rivolse uno sguardo di comprensione, quasi di vergogna. Gridava talmente forte, inveendo contro il Corriere che invadeva la sua privacy, che la scorta accorse come se lui fosse in pericolo. Venni anche strattonato. Dovetti alzare la voce per dire al caposcorta di non permettersi. Lui reagì minacciandomi. Mi disse che tutta la mia giornata era stata monitorata, dal momento in cui avevo prenotato una camera nello stesso albergo, e che di me sapevano tutto, anche con sgradevoli riferimenti, millantati o meno conta poco, alla mia vita privata».

Insomma, intollerabile. Se Berlusconi avesse fatto una cosa simile saremmo tutti insorti.


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