Skip to main content

Angelo De Donatis, chi è (e cosa pensa) il nuovo vicario di Roma al posto di Vallini

Ha spiazzato in molti Papa Francesco, principalmente giornalisti e commentatori, quando alle 12 è uscito l’annuncio ufficiale, in contemporanea in Vicariato e nella sala stampa della Santa Sede, della nomina di Mons. Angelo De Donatis a nuovo vicario di Roma, mentre gli sguardi erano tutti puntati dalla sera precedente su monsignor Paolo Lojudice, che alcuni siti avevano dato addirittura come notizia certa.

“Emozionatissimo tanto da incepparsi quasi con le parole, ha espresso la gratitudine a Papa Francesco e al cardinale Agostino Vallini come pure al Papa emerito Benedetto XVI e al cardinale Camillo Ruini”, oltre che a “Giovanni Paolo II e allo storico Vicario di Roma Ugo Poletti”, racconta il sito Vatican Insider. Che riporta anche come il suo nome sia stato proposto “massivamente” attraverso “le circa 400 lettere della consultazione indetta dal Papa”, tra cui quelle di “Fisichella, Pompili, Lojudice, Moretti, Ruzza”. Missive accompagnate da “indicazioni sulle necessità della diocesi segnata da gravi problemi pastorali, amministrativi ed economici, dopo i nove anni di ministero di Vallini”. Una sorta di “primarie” per il posto di vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma. Arrivata al termine di un “percorso inusuale”, scrive Avvenire.

Uomo descritto come “di preghiera e di profonda spiritualità”, sarà per l’appunto il successore del cardinale Agostino Vallini, già da due anni in “prorogatio”, dopo aver superato cioè la soglia dei 75 anni. De Donatis entrerà in carica il 29 giugno 2017, solennità dei Santi Pietro e Paolo, e fino a quel giorno Vallini resterà in carica “per supportarlo e passargli il testimone”, come ha dichiarato subito dopo l’annuncio.

Classe ’54, è nato a Casarano, nel Salento, e nella quaresima del 2014 fu scelto proprio da Bergoglio come predicatore per gli Esercizi Spirituali della Curia Romana. Il 14 settembre 2015 venne in seguito nominato Vescovo Ausiliare di Roma, con la sede titolare di Mottola. Nel suo primo saluto, in quell’occasione, De Donatis espresse “sorpresa e timore di fronte alla grande chiamata del Signore”, e “gratitudine alla Chiesa di Roma alla quale devo tutto”. Qualcuno già allora cominciava a intuire la volontà anticipata del Papa di conferirgli questo incarico, come in parte accaduto anche per il nuovo presidente della Cei Gualtiero Bassetti, di cui Francesco aveva rinnovato la guida dell’arcidiocesi di Perugia nonostante l’età avanzata, e come potrebbe avvenire anche per la scelta dell’arcivescovo di Milano, puntando su un altro “pastore con addosso l’odore delle pecore”, scrive La Stampa.

Bergoglio rivolse infatti a lui numerose attenzioni, manifestandogli il suo affetto diverse volte di fronte ai suoi seminaristi e al clero romano, di cui gli affidò la cura, una “novità assoluta”. Nel novembre 2015 arriva la nomina di Vescovo in San Giovanni in Laterano, e il Papa durante la sua ordinazione gli dedicò una calorosa omelia: “Annunzia la Parola in ogni occasione opportuna e alle volte non opportuna, ammonisci, rimprovera, ma sempre con dolcezza; esorta con ogni magnanimità e dottrina. Le tue parole siano semplici, che tutti capiscano, che non siano lunghe omelie”, gli disse Francesco. E ascolta “volentieri e con pazienza” i poveri e gli indifesi, “per il Regno di Dio si fa così!”. Aggiungendo: “Ti chiedo, come fratello, di essere misericordioso. La Chiesa e il mondo hanno bisogno di tanta misericordia”.

Ordinato sacerdote il 12 aprile 1980 per la diocesi di Nardò-Gallipoli e incardinato nella diocesi di Roma dal 28 novembre 1983, De Donatis è stato archivista della Segreteria del Collegio Cardinalizio nell’89 e direttore dell’Ufficio Clero del Vicariato di Roma dal ’90 al ’96, fino a ricoprire il ruolo di direttore spirituale al Seminario Romano Maggiore per 13 anni, dove ha stretto rapporti personali con buona parte dell’odierno clero romano. Assistente spirituale dell’Associazione “Don Andrea Santoro” dal 2007, dedicata cioè al sacerdote fidei donum ucciso in Turchia nel 2006, prima di diventare vescovo nel 2015 fu anche assistente per la diocesi di Roma dell’Associazione Nazionale Familiari del Clero e parroco in San Marco Evangelista al Campidoglio.

Figura quindi molto amata dal clero romano, fino al 2015 sacerdote semplice abituato ad occuparsi dei parrocchiani e dei fedeli, nella diocesi di Roma si occupava di formazione del clero, e in una delle sue ultime uscite pubbliche benedì la chiusura del cantiere per la stazione di San Giovanni della metro C di Roma. Il suo motto episcopale è “Nihil Caritate dulcius”, niente è più dolce dell’amore. Vallini lo ha definito “prete romano fin nel midollo”.



×

Iscriviti alla newsletter