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Comunali Piacenza, così il centrodestra è in vantaggio sul centrosinistra

Piacenza

Piacenza è un buon posto per morire. Città tranquilla, accogliente, lontano quanto basta da Milano per non essere lombarda e sentirsi, con orgoglio, a tutti gli effetti emiliana. Anche dal punto di vista politico e amministrativo, Piacenza, negli ultimi 15 anni, ha avuto poca voglia di cambiare: sempre centrosinistra, sempre Pd. Sino alle elezioni di domenica. Quando il centrodestra, col 34%, s’è portato in vantaggio in vista del ballottaggio del 25 giugno. Il Partito democratico non è andato oltre il 28%, mentre M5s s’è fermato al 9%. Come a livello nazionale, un flop.

C’è solo una cosa capace di scuotere i piacentini: la rivalità, soprattutto calcistica, con Cremona. Ironia della politica, il candidato di Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia, l’avvocato 57enne Patrizia Barbieri, proviene da lì. Dopo due mandati da primo cittadino a Castelvetro, un paese di oltre 5mila abitanti tra Piacenza e Cremona, Barbieri ha ricoperto la carica di assessore allo Sviluppo economico in Provincia.

Durante il mandato, dal 2009 al 2014, il suo presidente era Massimo Trespidi, 56 anni, baffi da insegnante di filosofia, professione che svolge tuttora in un istituto cittadino. Dopo una lunga esperienza ai vertici di Forza Italia, e dopo qualche anno passato lontano dai palazzi della politica, Trespidi s’è ripresentato con la lista civica Liberi. Nome emblematico: nessun appoggio dei partiti e un buon 13% alle urne.

Nella lunga notte di Palazzo Mercanti, sede del Comune, tra dati e percentuali ha fatto la sua comparsa Roberto Reggi (nella foto). Ex sindaco Pd per due mandati, poi sul camper di Matteo Renzi ai tempi della rottamazione, Reggi, dopo una parentesi da sottosegretario all’Istruzione, ora è a capo dell’Agenzia del demanio. Nonostante gli impegni romani, l’ex primo cittadino è stato in prima fila sia per la campagna elettorale del sindaco uscente, Paolo Dosi, sia per quella di Paolo Rizzi, 55 anni, docente dell’Università Cattolica alla sua prima esperienza politica.

Il Pd, che a Piacenza vanta anche il sottosegretario all’Economia, Paola De Micheli, s’è affidato al suo profilo civico per riconfermarsi e arrivare a 20 anni di amministrazione consecutiva. Al primo turno, però, Barbieri ha avuto la meglio. E al ballottaggio partirà con sei punti di vantaggio che il centrosinistra cercherà di colmare richiamando al voto gli astenuti: l’affluenza, a Piacenza, è stata del 56%. Scarsa.

Niente da fare, invece, per i grillini. Il bancario Andrea Pugni, 46 anni, non ha superato il 9%. Più staccato, al 6%, Luigi Rabuffi, 55 anni, ex assessore all’Ambiente in campo con Piacenza in Comune, un contenitore della sinistra radicale che ha incassato il sostegno dell’ex ministro delle Finanze della Grecia e fondatore del movimento Diem 25, Yanis Varoufakis. Dietro Rabuffi, Sandra Ponzini, 49 anni, ex consigliere comunale di area Mdp che ha ottenuto il 4%.

L’outsider delle amministrative piacentine è stato Stefano Torre, 52 anni, che s’è presentato alle elezioni con un programma stravagante che prevede, tra le altre cose, la costruzione di un vulcano e l’abolizione della morte. Una provocazione che gli è valsa la ribalta nazionale e un probabile posto in consiglio comunale col 4%.

Domenica, oltre che nel capoluogo, s’è votato anche a Bettola, il paese d’origine di Pier Luigi Bersani. A ogni tornata elettorale, le testate locali e nazionali hanno sempre un occhio di riguardo per i risultati del centro che ha dato i natali allo storico leader della sinistra. Anche lì, ha vinto il centrodestra.

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