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Chi c’era e cosa si è detto al convegno sull’eutanasia promosso dal Grande Oriente d’Italia

I massoni del Grande Oriente hanno deciso di trattare l’argomento scottante dell’eutanasia, nel convegno pubblico “Morire con dignità. Prospettive sull’eutanasia” che si è svolto sabato 10 giugno nel salone della Società Umanitaria di Milano, sullo sfondo di un grande affresco della Crocifissione.

I LIBERI MURATORI SONO PER LA LIBERTÁ DI OPINIONE

Antonino Salsone, presidente della circoscrizione lombardia del Goi, ha aperto l’incontro, spiegando il senso dell’iniziativa: “Il dibattito sul fine vita è uscito dalle stanze dei malati terminali e si è allargato a tutta la società, visto che riguarda le nostre categorie antropologiche e coinvolge il sentimento religioso. Per noi massoni il principio dell’autodeterminazione è fondamentale, tanto più riguardo all’evento della vita più naturale, cioè la morte. Ma questo si scontra con l’idea cristiana di persona, vista come creatura. Il compito della libera muratoria, comunque, non è quello di proporre soluzioni, ma di essere all’avanguardia nel promuovere il dibattito, che è lo scopo di questo incontro”.

PER MARIA RITA GISMONDO LA LIBERTÁ DEL PAZIENTE PREVALE SUL GIURAMENTO DI IPPOCRATE

Secondo Maria Rita Gismondo, medico e docente di microbiologi all’Università statale di Milano, “l’equivoco che rende difficile la discussione sta nel concetto di eutanasia e di morte dignitosa. Dall’antichità alla prima metà del Novecento, che fosse praticata o no, l’eutanasia era sempre il modo in cui la società si liberava pietosamente delle persone che avrebbero rappresentato un peso. Il presente dibattito, invece, verte su un altro concetto di eutanasia, l’eutanasia individualistica, basata sulla libertà di scelta. Su questa idea siamo divisi anche noi medici, una parte di noi è per la libertà, ma un’altra vorrebbe riportarci al giuramento d’Ippocrate, che vieta di dare la morte. La mia posizione è quella del compianto Umberto Veronesi, secondo il quale è necessario il testamento biologico, perché ciascuno possa morire secondo la propria concezione di dignità”.

VITO MANCUSO SOSTIENE LA LIBERTÁ INVECE DEL DOGMA

A intervenire è stato invitato anche il teologo cattolico Vito Mancuso, che ha spiegato innanzi tutto il motivo per cui ha scelto di dialogare con i massoni e con liberi pensatori come Gismondo e il parlamentare liberale Daniele Capezzone. “O il cristianesimo è aperto al cambiamento o diventa in sistema chiuso. E i sistemi chiusi muoiono”. ha detto, prima di illustrare la sua posizione sull’argomento, in netto dissenso con le posizioni ufficiali della Chiesa cattolica.

“L’eutanasia riguarda, specificamente – ha detto Mancuno – il nostro rapporto con la nostra vita, cioè l’aspetto soggettivo, non il valore oggettivo e generale della vita in quanto tale. Chi sceglie il suicidio assistito non appartiene alla cultura della morte. Sceglie invece di vivere la propria fine”. Tuttavia, Mancuso non è per la totale libertà di scelta: “Se su questioni come la morte o la persona non ci sono idee in qualche modo condivise, non esisterebbe più una società e andremmo verso l’atomizzazione totale, ogni individuo per conto proprio”.

LA PAURA DI UN MONDO SENZA CERTEZZE DI MAURO DELLA PORTA RAFFO

Mauro Della Porta Raffo, giornalista e scrittore, ha espresso proprio questo timore: “Sono nato in un mondo di certezze, ma dall’inizio degli anni Settanta viviamo nel mondo del dubbio. Siamo partiti dalla legalizzazione dell’aborto e ora ci troviamo a parlare di eutanasia. È un mondo in cui mi ritrovo sempre meno”.

I RETROSCENA DI CAPEZZONE SULLA DISCUSSIONE PER IL TESTAMENTO BIOLOGICO

Daniele Capezzone, deputato di Direzione Italia, ha raccontato come la discussione sul testamento biologico, alla Camera, sia stata, a suo parere, estremamente urlata ed estremamente superficiale. “Tutti pensavano”, ha spiegato, “che il testo della legge sarebbe stato affossato in Senato. Per cui, molti hanno usato toni da guerra civile, semplicemente per colpire i propri elettori. Si è discusso di eutanasia quando in realtà il testo della legge non ne parlava, un testo che comunque è ipocrita fin dal titolo ‘Tutela della vita’, quando in realtà parla della morte”. Ma l’ipocrisia più grave, a parere di Capezzone, è un’altra: la legge parla di “Pianificazione condivisa con il medico”. “E se il medico non è d’accordo con il paziente?”, si è chiesto il deputato e poi ha proseguito: “Oltre alla morte, l’altro grande assente dalla discussione è stata la persona, intesa come singolo individuo. C’è la pretesa di fare delle regole che vadano bene per tutti, mentre ciascuno ha la propria storia. Alla fine ho votato a favore solo per ampliare un pochino le libertà individuali”.

LE CONCLUSIONI DEL GRANDE ORATORE

A trarre le conclusioni è stato Claudio Bonvecchio, filosofo nonché Grande Oratore del Grande Oriente d’Italia, che pone l’accento su una serie di principi generali: “Bisogna dare spazio alla libertà individuale, ma anche costruire un forte senso di responsabilità sociale. Le leggi debbono essere fatte per i cittadini ed essere semplici, per permettere loro di agire con responsabile libertà. E la scuola dovrebbe educare proprio a questo senso di responsabilità”.


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