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Come le politiche spaziali possono rafforzare l’integrazione europea

Ieri in Campidoglio si è conclusa la due-giorni di incontri dedicati alla politica spaziale come mezzo per rafforzare l’integrazione europea. L’evento è stato organizzato dalla direzione generale della Commissione europea per il Mercato interno nell’ambito delle celebrazioni per il 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma.

Le sfide da affrontare nel settore sono legate soprattutto alla pur sempre persistente diversità di interessi e alla difficoltà di mettere a sistema risorse pubbliche e private per garantire allo Spazio di dispiegare tutti i suoi vantaggi in termini economici, sociali e politici.

“Quando nel 1957 sono stati firmati i Trattati di Roma, non si pensava che le politiche spaziali sarebbero diventate competenza dell’Unione europea, aggiornamento avvenuto solo con la firma del Trattato di Lisbona – ha affermato la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli sotto il cui ministero ricade oggi la politica spaziale –. Ma oggi i programmi spaziali europei sono un punto di forza dell’Unione e contribuiscono in modo concreto a rafforzare l’integrazione”.

In questo quadro si inserisce anche la fondamentale cooperazione tra l’Ue (attraverso la Commissione europea) e l’Esa (Agenzia spaziale europea nata nel 1975). I due sistemi si reggono su logiche diverse, ma la loro collaborazione può condurre verso uno sfruttamento efficiente delle risorse economiche e tecnologiche presenti in Europa. Johann-Dietrich Wörner, direttore generale dell’Esa, ha ricordato: “Esa e Ce lavorano insieme e insieme potremo fare qualcosa che va ben oltre i benefici e gli interessi nazionali. Abbiamo firmato una dichiarazione congiunta che offre un messaggio di piena integrazione nell’economia dello spazio europeo. Siamo in grado di dire che l’Europa è competitiva e indipendente sul mercato globale. Per essere partner internazionali dobbiamo, infatti, essere forti”.

In una conversazione a latere della conferenza, il presidente dell’Asi Roberto Battiston ha ricordato: “L’Italia, con la sua tradizione di oltre 50 anni, si inserisce molto bene nel settore spaziale. Ha una filiera industriale, scientifica, tecnologica e diplomatica che la rendono protagonista in Europa e nel mondo. Come agenzia spaziale siamo fortemente impegnati, con il sostegno del governo, a continuare e migliorare questa eccellente tradizione. I recenti accordi fatti anche all’esterno dell’Europa con Cina e Russia mostrano come l’Italia e la sua agenzia nazionale possano dare un contributo addizionale molto importante che poi riverbera positivamente sulla forza dei Paesi e quindi dell’Europa”.

Sul lato dei finanziamenti e degli investimenti, la ministra ha ricordato che “serve un piano finanziario per i prossimi anni. Un budget per lo Spazio che, tra le altre cose, possa garantire lo sviluppo dei mercati down stream strettamente legati alla continuazione di Galileo e Copernicus (programmi di navigazione e osservazione dell’Ue, di rilevanza globale, ndr). Serve anche un consolidamento per l’accesso allo Spazio autonomo, affidabile e sostenibile attraverso l’uso dei lanciatori europei Vega e Ariane; e la continua attività di ricerca e innovazione soprattutto per quanto riguarda le tecnologie”. Pierre Delsaux, vice direttore della DG mercato interno, industria e Pmi della commissione europea, ha ricordato che il dibattito sullo stanziamento pluriennale dei fondi non sarà comunque facile.

Parlando di opportunità concrete di sviluppo, Battiston ha ricordato l’importanza dei dati satellitari, che possono essere utilizzati dalle aziende per prevedere bisogni ed esigenze specifiche del proprio ambito di azione. “Negli Stati Uniti si chiama new space economy. Noi forse potremmo definirla Rinascimento dello Spazio, a ricordare anche i valori sui quali si fonda la nostra società”. Dai satelliti riceviamo ogni giorno una grande quantità di dati. Osservando la Terra dallo Spazio si possono avere gli occhi, ad esempio, sulle evoluzioni ambientali, sui traffici commerciali di un porto strategico, sulle attività di business di un’azienda petrolifera o sulle attività di sicurezza e difesa portate avanti in un determinato Paese. Ma i dati se non sono messi a sistema non servono a nulla. Per questo servono competenze nuove e un cambiamento culturale per il loro sfruttamento. Il presidente dell’Asi ha fatto riferimento al grande sviluppo avuto da aziende come Google e Amazon. Due colossi che attraverso l’uso dei dati hanno raggiunto livelli di crescita molto alti. “Noi non abbiamo lo stesso ambiente o le stesse infrastrutture IT che hanno aziende d’oltreoceano – ha proseguito Battiston –, ma possiamo sviluppare il nostro modo di trasformare questo potenziale in realtà. E’ qui che dobbiamo lavorare insieme. Stati membri, Esa e persone che provengono da culture diverse. Vinceremo solo se i dati saranno usati da un pubblico più vasto”.

Considerata la presenza sempre più estesa dello Spazio, non si può poi dimenticare l’importanza cruciale di proteggere un’infrastruttura che cresce sempre più. Da qui la necessità, ricordata dalla ministra Fedeli, di approfondire attività di sorveglianza e tracciamento spaziale per la protezione delle infrastrutture dai debris. In tema di sicurezza, durante l’incontro di oggi è stato più volte ricordato anche GovSatCom (Governmental Satellite Communication), progetto europeo duale (sia militare sia civile) per rafforzare i servizi di comunicazione satellitare a disposizione dell’Ue e delle autorità pubbliche nazionali.

A conclusione dei lavori il presidente dell’Asi Roberto Battiston e l’Executive Chairman del Malta Council for Science and Technology, Jeffery Pullicino Orlando hanno siglato un’intesa di cooperazione per l’uso pacifico dello Spazio tra Italia e Malta. Un’intesa che permetterà un maggiore scambio di informazioni e conoscenze tra aziende, università e centri di ricerca di Italia e Malta.

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