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Perché la Flat tax targata Ibl sarà la vera rivoluzione liberale

Di Serena Sileoni

Apparentemente, il sistema tributario italiano ruota intorno all’imposta sui redditi. E apparentemente l’Irpef è l’imposta che dovrebbe garantire la progressività del sistema, quel principio per cui a chi più ha è chiesto un sacrificio economico più che proporzionale rispetto a chi meno ha. Un principio caro ai più per ragioni di solidarietà economica, ma soprattutto, a prescindere da come la si pensi, un vincolo costituzionale.

Tuttavia, l’esigenza di aumentare la pressione tributaria da un lato e di mantenere il consenso per bacini elettorali dall’altro hanno in cinquanta anni costruito, sul tronco dell’imposta dei redditi, una fitta e distorta ramificazione di diverse imposte e agevolazioni fiscali. Il contribuente oggi non ha la minima contezza di quanto paga rispetto alla sua capacità contributiva e a quella altrui, né tantomeno a cosa servono i soldi che versa. Nella più totale opacità e confusione, il sistema fiscale ha disatteso, più che il criterio della progressività, il minimo senso di equità.

La riforma del fisco è un punto fisso delle campagne elettorali. E non c’è ragione di credere che non sia così anche nella prossima. Ma, finora, le riforme che si sono viste o annunciate non hanno mai preso di petto la questione fiscale nella sua interezza: l’eccesso di tassazione, la spesa pubblica da contenere, l’intelligibilità per i contribuenti di quanto pagano, secondo quali criteri, per cosa.

L’Istituto Bruno Leoni ha provato a fare lo sforzo di proporre una riforma fiscale degna di questo nome: essa contempla un’aliquota unica per le principali imposte, combinata con un minimo vitale per le fasce più deboli.

I dettagli sintetici della proposta sono in questo sito, che contiene anche una simulazione degli effetti. La proposta integrale si può invece leggere qui.

Per chi non avesse la pazienza di leggere la proposta, è bene sfatare fin da subito alcune facili ma infondate repliche:

  1. la flat tax è per ricchi. Il sistema attuale italiano è solo apparentemente un sistema che aiuta le fasce medie e deboli. L’Irpef è solo una delle imposte di un sistema imperniato sempre più su forme sostitutive e tasse diverse. Guardandolo in sezione, poi, la stratificazione di forme di agevolazioni fiscali ha fatto sì che non sia affatto scontato che a pagare di meno siano le fasce medie o basse dei contribuenti. La flat tax, con un’imposta semplice, chiara e combinata a un minimo vitale, è proprio l’antidoto a un meccanismo nella facciata equo, ma di fatto discriminatorio e a tratti regressivo.
  2. la flat tax è incostituzionale. Le aliquote marginali crescenti non sono le uniche modalità per ottemperare al principio di progressività. L’esenzione dei redditi minimi e un’imposta negativa, ossia un aiuto ai redditi inferiori al minimo, sono solo due degli strumenti che portano anche un sistema ad aliquota unica nell’alveo del principio di progressività, come vuole la Costituzione.
  3. la flat tax non possiamo permettercela. Naturalmente, un’ipotesi del genere, per essere credibile, deve essere finanziariamente solida. Non si tratta solo di scegliere dove collocare l’aliquota unica, ma anche di decidere dove reperire le risorse necessarie per cambiare sistema e diminuire, contemporaneamente, il carico tributario in ragione di equità e sostegno alle fasce più deboli. Nella proposta dell’Istituto, che in questo si distingue da altre già avanzate e dai molti slogan che si odono da anni, i soldi che servono sono reperiti con interventi sul versante della spesa (dettagliatamente analizzati nella proposta), e non con debito o con basi incerte come il recupero da evasione.

Cosa ostacola una riflessione seria sulla flat tax?Innanzitutto, le tre repliche appena viste. Chi corre per le elezioni, sa che queste sarebbero le reazioni più comuni delle persone, alimentate da anni di cattiva informazione politica. Convincere che le cose non stanno così è un impegno, e gli impegni costano fatica.

In secondo luogo, l’interesse a mantenere il consenso per categorie di elettori: agevolazioni, detrazioni, deduzioni sono forme di conquista e mantenimento dei voti. Sostituirle con un sistema equo, molto più equo, ma ritagliato sulla generalità della popolazione vuol dire perdere questo strumento di controllo.

Tuttavia, i momenti di difficoltà hanno un senso se sfruttati come occasione per ripartire.

In una fase di grande incertezza politica come quella che i partiti stanno vivendo, avere il coraggio di liberarsi dal solito, angusto modo di vivere la competizione politica può essere la via d’uscita alla disaffezione degli elettori e alla perdita dei voti.


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