Ieri sera, a mercati chiusi, Tim ha ribadito che «non c’è alcun progetto di scorporo o cessione della rete, che è un asset strategico per la società e per il suo piano industriale. Qualsiasi speculazione al riguardo è quindi completamente priva di fondamento». Una posizione, questa, ovviamente condivisa anche dall’azionista Vivendi.
In realtà il modello scorporo applicato a Telecom e ipotizzato anche per alcuni asset di Fca, piace al mercato e viene apprezzata sia dai broker sia dagli investitori. E sulle suggestioni di scorporo della rete ieri Telecom è stato il miglior titolo del listino principale di Piazza Affari con un rialzo del +4,7% a 0,82 euro. In particolare, le indiscrezioni circolate nel fine settimana e riportate anche da MF-Milano Finanza sabato 16 settembre, circa la possibilità di scorporo della società che gestisce la rete (valore di 18 miliardi) e la vendita di Sparkle (valore di mercato di 1,5-2 miliardi), sono state messe in evidenza anche nei report di ieri di Equita, Banca Akros, Banca Imi e Mediobanca Securities.
Quest’ultima (outperform, target price 1,34 euro) ribadisce che «la separazione e la quotazione della rete resta l’alternativa più interessante da esplorare: la ipo di Inwit ha evidenziato che gli investitori possono essere interessati a operatori con flussi di cassa altamente visibili, stabili e in crescita. La quotazione permetterebbe a Telecom di cristallizzare il valore dell’asset» e ridurre il debito. Equita Sim (buy, target 1,26 euro) sottolinea che l’ipotesi di scissione di Tim in rete e servizi «sarebbe probabilmente tra i desiderata del governo e potrebbe aiutare almeno nel breve a far emergere valore in Tim, in quanto ai prezzi attuali la Tim Servizi vale poco più di 3 volte l’ebitda 2017, sulla base delle indicazioni del valore di Tim rete di 18 miliardi (9 volte l’ebitda) riportate dalla stampa».
Per gli analisti «sarà da verificare se il governo italiano intende forzare questa posizione attraverso l’esercizio del golden power».Restano poi sullo sfondo altri temi, come evidenzia Banca Imi (buy, prezzo a 1,08 euro), ovvero la possibile cessione di Sparkle, la nomina del nuovo ad e il ruolo di Amos Genish. Non va infatti trascurato il fattore-governance: appare infatti sempre più chiaro che nei desiderata dei francesi il vero capo azienda e quindi il futuro amministratore delegato di Telecom, in sostituzione di Flavio Cattaneo, debba essere proprio Genish, che attualmente ricopre l’incarico di direttore operativo.
Un altro elemento che ha sostenuto l’andamento del titolo dell’ex monopolista di Stato delle tlc è la possibilità sempre più concreta che l’esecutivo Gentiloni, come ribadito ancora una volta nel fine settimana dal ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, faccia ricorso alla golden power in particolare proprio per quel che riguarda il business della rete, considerato strategico dal governo.
Infine, vi è l’ultimo risvolto della partita Vivendi -Telecom che non va trascurato, anche se al momento resta in secondo piano: è quello relativo allo scontro in atto dal luglio 2016 con la famiglia Berlusconi per la vicenda Mediaset Premium. Il dietro-front dei francesi rispetto all’accordo vincolante per l’acquisto della pay tv italiana ha spinto il Biscione a chiedere un risarcimento danni di 3 miliardi. E in questo senso è possibile che, una volta definita la questione Telecom, Bolloré torni alla carica con l’ex premier Silvio Berlusconi per trovare un accordo anche in questo senso. Al polo Vivendi -Tim servono i contenuti di Mediaset.
(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)