“Nel suo breve discorso alla nazione, il presidente Donald Trump, paladino insieme ai repubblicani del secondo emendamento che garantisce il diritto alla difesa armata, si è guardato bene dal sollevare il problema della proliferazione delle armi personali, oltre trecento milioni negli Stati Uniti, circa una per abitante”.
COSA SCRIVE L’OSSERVATORE ROMANO
È arrivata puntale, dalle pagine dell’Osservatore Romano, la bacchettata del Vaticano nei confronti del presidente degli Stati Uniti d’America dopo la strage a Las Vegas, numericamente “la peggiore strage di armi da fuoco nella storia degli Stati Uniti”, che ha provocato 59 vittime e 527 feriti. Tragedia che, puntualizza il quotidiano della Santa Sede, “riapre il dibattito sull’accesso alle armi da fuoco, che causano oltre trentamila vittime l’anno”, e che, “secondo alcune fonti, dal 1970 hanno provocato più morti di tutte le guerre della storia americana”. Nel caso dell’autore del massacro, il pensionato sessantaquattrenne Stephen Paddock, suicidatosi nell’hotel Mandalay Bay prima dell’arrivo degli agenti, il dato di cronaca è che “aveva portato in camera d’albergo un piccolo arsenale da guerra (almeno dieci fucili), presumibilmente acquistate legalmente e senza che nessuno avesse notato nulla”.
IL NUOVO FRONTE POLEMICO
Una nuova bordata quindi nei confronti del presidente americano, dunque, dopo quelle non infrequenti su temi come i cambiamenti climatici o le migrazioni, tutti argomenti centrali nel dibattito politico americano. Come lo è certamente anche la questione delle armi, nonostante “la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, è stata esplicita”, sostenendo che “c’è un tempo e un luogo per il dibattito politico, ma non è ora”. Affermazioni pronunciate “mentre i titoli dei produttori di armi volavano a Wall Street, come sempre dopo una strage nel timore di una stretta delle norme”, rincara la dose il quotidiano della Sante Sede diretto da Gian Maria Vian.
LA BACCHETTATA AI REPUBBLICANI
Diversi esponenti repubblicani hanno infatti stemperato gli animi dello scontro invitando a “non politicizzare la vicenda”, di non farne cioè strumento di propaganda di fronte al dolore delle vittime e dei familiari. “A conferma che non vogliono mettere in discussione le attuali leggi sulle armi, che variano da Stato a Stato ma che in linea di massima consentono di acquistare e portare armi con relativa facilità”, scrive ancora l’organo di informazione vaticana.
GLI STATI AMERICANI E LE NORME
“Il Nevada, dove è avvenuta la strage, ha una delle normative meno restrittive: le persone possono portarle ovunque, anche quelle d’assalto, e non devono registrarsi come possessori di armi”. Resta invece il mistero sul movente, nonostante la rivendicazione dell’Isis attraverso i propri canali social e l’idea diffusa che l’uomo si fosse appena convertito alla religione islamica, la polizia ha smentito ogni legame dell’uomo con l’organizzazione terroristica, lasciando intendere che la propaganda di uno Stato Islamico, notoriamente in difficoltà nei propri territori, vorrebbe “intestarsi” impropriamente la paternità del massacro. “Al momento l’unica indicazione è che la pista terroristica, avallata solo da un comunicato dell’Is comunque ritenuto non credibile, appare molto debole e non si capisce cosa abbia armato la mano di Stephen Paddock”, è l’accenno che ne fa l’Osservatore Romano.
LE PAROLE DIFFERENTI RISERVATE A OBAMA
E “prima di lasciare la Casa Bianca e dopo una lunga battaglia, Barack Obama aveva usato un ordine esecutivo per bypassare un congresso controllato dai repubblicani e inasprire i controlli”, annota invece ancora l’Osservatore Romano. “Ma il Grand Old Party ha duramente criticato anche quell’iniziativa e, appena insediato Trump, ha addirittura cancellato i controlli per l’acquisto di armi da parte di persone con disturbi mentali con toni di frustrazione. Difficile che il massacro di Las Vegas cambi qualcosa, se nulla è cambiato dopo gravi sparatorie che, come avvenuto alla Sandy Hook School di Newtown, hanno preso di mira anche bambini”.
LE PAROLE DI TRUMP E IL TELEGRAMMA DEL PAPA
“La nostra nazione ha il cuore spezzato. Siamo addolorati e piangiamo con i familiari che hanno visto i loro amati uccisi o feriti la scorsa notte nell’orribile tragedia di Las Vegas”, sono state le parole di Trump affidate a un comunicato stampa, dopo aver ordinato di tenere il lutto in tutti gli uffici pubblici americani e nelle ambasciate degli Stati Uniti nel mondo. Dopo la sparatoria è arrivato anche il telegramma di cordoglio da parte di Papa Francesco, inviato dal segretario di Stato Pietro Parolin (nella foto) al vescovo di Las Vegas Mons. Joseph Anthony Pepe in cui Bergoglio, “profondamente rattristato”, ha inviato “la certezza della sua vicinanza spirituale a tutti coloro che sono stati colpiti da questa tragedia insensata”, esprimendo apprezzamento per “gli sforzi del personale di polizia e di emergenza” e offrendo “la promessa delle sue preghiere per i feriti e per tutti quelli che sono morti, affidandoli all’amore misericordioso di Dio Onnipotente”.
IL DOLORE DEL CARDINALE USA DINARDO
I familiari dell’attentatore, increduli e sconvolti, ai microfoni si sono limitati ad attestare l’incapacità di “spiegarsi le ragioni del gesto”. Così anche il presidente della Conferenza episcopale degli Usa, il cardinale Daniel N. DiNardo, ha espresso il suo dolore: “Il mio cuore e le mie preghiere come quelle di tutti i vescovi della Chiesa statunitense sono rivolti alle vittime della tragedia di Las Vegas. La sola risposta all’oscurità del male è fare il bene, perché qualunque sia la profondità del buio, essa non supererà la luce”.