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Che cosa (non) ha fatto Rajoy con la Catalogna. Parla la politologa Paloma Román

La tensione politica in Spagna è a livelli elevati. Qualsiasi cosa potrebbe succedere nelle prossime ore, dopo gli scontri in Catalogna durante il referendum (non vincolante) per l’indipendenza della regione. Il presidente spagnolo Mariano Rajoy ha alimentato il movimento separatista catalano e adesso la bomba potrebbe esplodergli in mano. La strada del dialogo, che il governo centrale spagnolo avrebbe dovuto iniziare a percorrere anni fa, ormai è un vicolo cieco. E al varco ci sono i Paesi Baschi, la Galizia e altre province, desiderose di slegarsi dalla Spagna. E’ l’analisi della politologa spagnola, Paloma Román. 

L’ATTIVAZIONE DELL’ARTICOLO 155

In una conversazione con Formiche.net, Román, direttrice del dipartimento di Scienze politiche e amministrazione dell’Università Complutense di Madrid, cerca di spiegare il quadro politico post-referendum. Secondo lei, l’ipotesi dello scioglimento del governo catalano di Carles Puigdemont (con la coalizione di Junts pel Sì e Candidatura di Unità Popolare) è fattibile solo se il governo di Madrid applica l’articolo 155 della Costituzione per la limitazione delle funzioni autonome della regione: “Non siamo davanti ad una situazione normale – dice la professoressa – per cui le conseguenze sono incerte”.

LA DICHIARAZIONE D’INDIPENDENZA DELLA CUP

“Se Candidatura di Unità Popolare (CUP) decide di ritirare il sostegno a Puigdemont – aggiunge Román -, non ci sarà un governo normale ma una repubblica indipendente, e non sappiamo dove può portare quel tunnel. La CUP sta chiedendo una dichiarazione di indipendenza immediata, mentre i suoi alleati vogliono un processo più lento e progressivo”.

IL RUOLO DI MARIANO RAJOY

Intanto, il presidente Rajoy ha chiesto di intervenire al Parlamento spagnolo (probabilmente intorno al 10 ottobre). Mercoledì 4, invece, ci sarà la presentazione dei risultati del referendum al Parlamento catalano. Per Román il governo del Partito Popolare ha evidentemente alimentato il movimento indipendentista, non solo con l’azione di forza dimostrata durante il referendum con la Polizia Nazionale e la Guardia Civil: “Il Partito Popolare ha aiutato questo processo al punto che alcuni leader separatisti hanno ringraziato pubblicamente il presidente Rajoy”.

LA STRADA DEL DIALOGO

Rajoy, secondo la politologa, non ha tentato la strada del dialogo: “Ma non domenica, nemmeno settimana scorsa. Questo è un problema che si trascina da anni. Sono almeno sette anni, se non di più, che il presidente Rajoy guarda da un’altra parte. Questa situazione insostenibile è risultato della sua passività. Ora si parla di dialogo, ma il problema è che ogni interlocutore ha un concetto diverso di dialogo, e sono tutti monologhi. Non ci sono punti d’incontro”.

E I PAESI BASCHI?

E poi ci sono altri dossier che attendono. La possibilità di un nuovo referendum per l’indipendenza dei Paesi Baschi è plausibile: “I baschi sono in attesa. Il loro processo è stato molto più belligerante, ma continuano ad avere aspettative. Sono al varco che aspettano cosa succede con la Catalogna, dove è in atto un pacifico”.

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