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Che cosa si dice in Spagna sulla dichiarazione (unilaterale) d’indipendenza della Catalogna

Mentre a Barcellona si sentivano le pentole suonare, il presidente della Catalogna, Carles Puigdemont (nella foto), ha annunciato in un discorso televisivo ieri sera che il prossimo 9 ottobre sarà votata al Parlamento catalano l’indipendenza della regione. Puigdemont ha attaccato fortemente la posizione del Re di Spagna, Filippo VI, accusandolo di essere parziale. Il presidente catalano ha anche ribadito che la Generalitat è a favore del dialogo con il governo centrale spagnolo, a favore della pace, ma sarà risoluto sul desiderio di secessione della Catalogna.

LE CRITICHE AL RE FILIPPO VI

“Il re non ha mai considerato la posizione della Catalogna – ha denunciato Puigdemont – e ha deciso semplicemente di sostenere il governo spagnolo per annichilire il desiderio di sovranità del popolo catalano. [..] Voglio mandare un messaggio al re nella lingua che lui capisce: lei ha deluso tante persone in Catalogna, che spesso sono state al suo fianco. Come presidente della Generalitat penso che dovremmo impegnarci per tutti i cittadini”. Il presidente catalano ha aggiunto: “Sono aperto a qualsiasi tipo di processo di mediazione. La pace, il dialogo, gli accordi sono parte della cultura politica del nostro Paese. Ma non abbiamo avuto una risposta positiva da parte del governo spagnolo. Sono stati irresponsabili e non ci hanno mai ascoltato”.

Puigdemont ha chiesto l’intervento dell’Unione europea e di altri mediatori internazionali nei negoziati con il governo di Mariano Rajoy. Per il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, “è arrivato il momento di dialogare, di trovare un’uscita, di lavorare dentro l’ordine costituzionale della Spagna”.

I PREPARATIVI PER L’INDIPENDENZA

In un’intervista con l’emittente britannica Bbc, il leader del movimento separatista catalano ha detto che il governo della regione si appresta a dichiarare l’indipendenza dalla Spagna probabilmente già “alla fine della settimana”. Tuttavia, è stato confermato il voto di lunedì al Parlamento catalano. La coalizione tra Junts pel Sí e Candidatura di Unità Popolare (Cup) troveranno però la resistenza del partito di centro Ciudadanos, guidato da Inés Arrimadas in Catalogna (qui le foto della leader anti-separatista). “Dichiareremo l’indipendenza 48 ore dopo l’annuncio dei risultati ufficiali del referendum. […] Questo accadrà quando avremo recuperato i voti dall’estero, quindi alla fine della settimana o all’inizio della prossima”.

LA POSIZIONE DI PODEMOS

Il segretario del partito Podemos, Pablo Iglesias, ha confermato la disponibilità a partecipare ad un tavolo di negoziazione con Rajoy e Puigdemont: “Abbiamo fatto una proposta, io ho potuto parlare col presidente del governo spagnolo, ho parlato anche col presidente della Generalitat catalana, e abbiamo proposto un tavolo per negoziare una mediazione, per negoziare almeno un nome o un team di nomi di ‘fiducia’ del governo spagnolo e del governo catalano per iniziare un dialogo politico che si è interrotto”. Secondo Iglesias, “la repressione non è accettabile in un Paese dell’Unione europea. Noi non vogliamo un Paese come la Turchia. Aspettiamo che il partito socialista di Pedro Sánchez sia in grado di rettificare le sue ultime posizioni per avvicinarsi alla difesa della democrazia e dei diritti civili”. Secondo Podemos è necessaria una mozione di sfiducia al governo di Rajoy e cambiare presidente. “Per fare quello – ha aggiunto Iglesias – c’è bisogno di una trattativa, un accordo tra il partito socialista, noi, partiti catalani e partiti baschi. Il problema è che il partito socialista non vuole. Noi vogliamo lavorare per convincere il partito socialista ad essere in testa a questa mozione di sfiducia per cambiare il governo della Spagna”.

COSA DICONO I SEPARATISTI

Da quanto si legge sull’Huffington Post Spagna, alcune fonti del Partito Popolare sostengono che “puntare verso una mediazione senza annullare la dichiarazione unilaterale d’indipendenza è scommettere sui tempi della Cup. Loro vogliono una dichiarazione d’indipendenza lunedì 9 ottobre”. Un membro del Partito Popolare ha detto al giornale che è indegno che Puigdemont dica che il popolo catalano è unito: “Fa ridere. Il governo centrale e il Partito Popolare continuano a difendere lo Stato di diritto e chiedono al governo di non arrivare al punto della Dichiarazione Unilaterale d’Indipendenza, saranno giornate di tensione e tutti aspettano di vedere chi fa il primo errore”.

COSA DICONO GLI ANTI-SEPARATISTI

All’interno del Partito Democratico Europeo Catalano pensano che Puigdemont ha fatto bene a dimostrare “mani di ferro con guanti di seta” e sperano che arrivi presto l’intervento dell’Unione europea. Il Partito Socialista Catalano, invece, ritiene sia molto complicata una mediazione con la minaccia della dichiarazione unilaterale d’indipendenza. Per Ciudadanos, invece, l’unica opzione è l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione per il ritiro dello statuto d’autonomia alla Catalogna e l’anticipo di nuove elezioni regionali.

IL VERO PERICOLO? FORSE PEDRO SANCHEZ

Per molti analisti, la reazione del Partito Socialista Operaio Spagnolo è inspiegabile. Secondo il sito Periodista Digital, i socialisti spagnoli stanno dimostrando un’ambiguità che non risponde alla misura del partito con più responsabilità storiche di governo nella Spagna democratica. “Se il Psoe giustifica, sorveglia e comprende che si possa iniziare un dialogo con la Generalitat senza che si ritorni alla legalità, è perché Pedro Sánchez sta tramando una strategia”. Per il vicepresidente del Consiglio editoriale di Expasión, Miguel Ángel Belloso, sulla Catalogna la vera minaccia è Sánchez, non Puigdemont: “La sleale reazione di Sánchez si spiega non solo come una sua mossa all’interno del partito, l’avversione viscerale contro Rajoy e l’ossessione di occupare il potere a qualsiasi prezzo. La settimana scorsa Sánchez era contro il referendum ma allo stesso tempo flirtava con una proposta immediata per soddisfare le ansie dell’indipendentismo catalano. Un’altra dimostrazione dell’anomalia genetica della sinistra: l’ostilità verso l’idea di Spagna, considerata un errore storico”.

LA PAURA DEI MERCATI

Intanto, il nervosismo dei mercati è arrivato. Il clima di tensione ha provocato il crollo della Borsa di Madrid e Ibex-35 (-2,85 per cento nella sessione di mercoledì). Due banche della Catalogna, CaixaBank e Banco de Sabadell, hanno perso il 4,96 per cento e il 5,69 per cento, mentre la principale banca spagnola, Santander, ha perso il 3,83% per cento. Il Circolo dell’Economia, un’importante lobby economica della Catalogna, ha confermato la sua “massima preoccupazione” per la presunta dichiarazione unilaterale d’indipendenza.



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