Circolava la notizia, diffusa della agenzie stampa, che la Santa Sede avrebbe opposto l’immunità diplomatica per monsignor Carlo Alberto Capella, il funzionario della Nunziatura apostolica di Washington che ha ricevuto a fine settembre un mandato d’arresto in Canada, a Ottawa, per detenzione e diffusione di materiale pedopornografico.
LA SMENTITA DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA VATICANA
Nella comunicazione si sosteneva che l’immunità dell’alto prelato, in quanto membro di alto livello della nunziatura, ne avrebbe impedito l’estradizione in Canada, portando in questo modo il processo tra le mura vaticane. Secca e immediata però la replica del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Greg Burke, che ha dichiarato: “In merito ad alcune notizie false uscite oggi riguardanti un membro del corpo diplomatico della Santa Sede richiamato dagli Stati Uniti, posso affermare che non c’è alcuna richiesta di estradizione arrivata dal Canada né nessun processo fissato in Vaticano; l’indagine richiede collaborazione internazionale e non è ancora terminata”.
IL PROCESSO NEI CONFRONTI DEL DIPLOMATICO VATICANO
Quindi nessun atteggiamento speciale da parte della Santa Sede, che, nel riportare il funzionario a Roma, ha soltanto dato seguito alla prassi ordinaria per il personale delle ambasciate. La notificazione della “possibile violazione delle norme in materia di immagini pedopornografiche” è stata inviata dal Dipartimento di Stato americano lo scorso 21 agosto, per via diplomatica, e le accuse sono state così subito portate dalla dalla Segreteria di Stato vaticana al Promotore di giustizia Giampiero Milano. Questo, ha reso noto in quei giorni la Sala stampa vaticana, ha aperto il fascicolo e avviato la collaborazione internazionale. Finché il 29 settembre scorso è giunto il mandato d’arresto da parte delle autorità canadesi, su segnalazione del Centro nazionale di coordinamento contro lo sfruttamento dei bambini, che ha monitorato web e siti coinvolti. Il fatto incriminato è di aver scaricato e diffuso materiale pedopornografico “mentre visitava un luogo di culto a Windsor, in Ontario, nel periodo tra il 24 il 27 dicembre 2016”. Cioè la violazione delle leggi sulla pornografia infantile tramite l’utilizzo di un pc in una Chiesa locale.
CHI È IL DIPLOMATICO ACCUSATO DI PEDOPORNOGRAFIA
Carlo Alberto Capella, cinquantenne, emiliano, è nato Carpi. Laureato in diritto canonico alla Lateranense, dal ’93 sacerdote per l’arcidiocesi di Milano, è entrato nel servizio diplomatico nel 2004. In un primo momento destinato alla nunziatura in India, nel 2007 viene trasferito ad Hong Kong, dove segue la realtà delicata della Chiesa in Cina. Dal 2011 in servizio presso la sezione per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, subentrato a mons. Antonio Filippazzi, e infine numero tre nella nunziatura Usa. Oggi il monsignore “continua a risiedere tra le mura leonine presso il Collegio dei Penitenzieri, non lontano dalla Casa Santa Marta”, come viene indicato nella nota diffusa dalle agenzie. Lo stesso collegio “nel quale morì agli arresti domiciliari l’ex nunzio polacco Weselowski, coinvolto pure in un scandalo legato alla pedofilia”, scrive Repubblica.
IL PROCESSO IN AUSTRALIA AL CARDINALE PELL E IL CONVEGNO A ROMA
Il mandato arriva nel momento in cui in Australia si sta svolgendo il processo al cardinale George Pell, esponente vaticano di spicco e dal 2014 Prefetto per la segreteria per l’economia, accusato di aver commesso uno stupro negli anni ’70, infine rimosso dal suo incarico vaticano per mano dello stesso papa Francesco per permettergli di difendersi da uomo libero di fronte ai giudici. È grande infatti l’attenzione di Bergoglio nei confronti del tema della pedofilia, ancora più se riguarda funzionari della Chiesa, come hanno testimoniato gli scandali degli ultimi anni. La scorsa settimana c’è stato un summit di tre giorni all’università Gregoriana, a Roma, proprio sul tema della pedofilia nel web, al termine del quale papa Francesco si è rivolto ai partecipanti rimarcando la gravità del problema, e ricevendo da loro una dichiarazione conclusiva. ““Che cosa facciamo noi perché questi bambini possano guardarci sorridendo e conservino uno sguardo limpido, ricco di fiducia e di speranza?”, ha detto Bergoglio nell’occasione, durante l’udienza (qui l’articolo di Formiche.net).