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Vi spiego il vicolo cieco degli indipendenti in Catalogna

Puigdemont

Cercasi buonsenso per la grave crisi catalana. Chiunque possa offrirlo, anche in Europa, è benvenuto. Perché quando il gioco si fa duro -e tra Barcellona e Madrid è ormai durissimo-, non si può più giocare neanche con le parole.

È quello che, invece, è successo con la tanto attesa dichiarazione che Puigdemont (in foto), il presidente della Catalogna, ha fatto nel Parlamento della sua regione: non ha sortito l’effetto dell’incantesimo che molti auspicavano. “Dichiarazione inammissibile”, l’ha subito bollata e bocciata il governo della capitale.

Parlando in un’aula spaccata a metà tra secessionisti e unionisti, e in mondovisione (a conferma dell’attenzione universale su una questione solo all’apparenza locale), Puigdemont ha proclamato l’indipendenza. Ma, un minuto dopo, ne ha sospeso l’efficacia “per negoziare”, ha spiegato. Barcellona se ne va, anzi, ancora no.

E’ una mossa, più che di un Machiavelli in salsa catalana, da prestigiatore della politica in difficoltà. Intanto, con quella parte del suo stesso elettorato che, dopo il controverso referendum del 1° ottobre, preme per l’addio ora e subito dalla Spagna. E poi con la maggioranza silenziosa dei catalani contrari alla disgregazione, come lo è, ovviamente, gran parte degli spagnoli nel resto del Paese. Come lo sono tutte le istituzioni politiche ed economiche in Europa, cioè proprio i potenziali interlocutori di una Catalogna-Stato.

“E’ un’implicita dichiarazione di secessione, non cederemo al ricatto”, la risposta di Madrid a Puigdemont. Che pure aveva condito il suo strappo proclamato, ma sospeso con disponibilità al confronto. “Non siamo golpisti”, ha detto, alludendo al premio Nobel, Vargas Llosa, che ha paragonato la secessione perseguita a un colpo di Stato senza armi.

Dunque, il dialogo da tutti invocato, è ancora un dialogo tra sordi. Puigdemont non può rimangiarsi le promesse separatiste in cui crede, e fa una mezza marcia indietro per accontentare i suoi e per negoziare con gli altri. La Spagna non può cedere sul principio: finché c’è di mezzo la parola costituzionalmente impronunciabile, ossia indipendenza, nessuna trattativa è possibile.

Ma la Catalogna deve uscire dal vicolo cieco e Madrid deve darle una mano per farlo nel quadro della legge. Sembra tutto elementare, eppure tutto è così difficile.

(Articolo pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi e tratto dal sito www.federicoguiglia.com)



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