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Scuola, Regione Lombardia raccoglie la sfida del costo standard

famiglia, Anna Monia Alfieri

Da Regione Lombardia, uno sguardo all’Europa le restituisce una visione di pieno esercizio della libertà di scelta educativa in capo alla famiglia in un reale pluralismo educativo. Nuove modalità di finanziamento della scuola, complementari o sostitutive della Dote: modalità virtuose che riconoscano il ruolo (diverso ma ugualmente legittimo) della scuola pubblica statale e di quella pubblica paritaria, e che al contempo risultino anche sostenibili sul piano della finanza pubblica e quindi “regionale”. Non si tratta di inventare nulla, ma di guardare alle buone esperienze internazionali e italiane, come ad esempio, a quella del settore sanitario, dove da anni, le strutture sanitarie pubbliche e private (sia profit che non profit) competono tra loro “ad armi pari”, ricevendo i finanziamenti pubblici nella forma del pagamento di un “prezzo” (drg) uguale per tutti sulla base della singola prestazione erogata dalla struttura. Il prezzo viene riconosciuto dalla Regione alla struttura ospedaliera pubblica e privata accreditata, sulla base di un processo (e costo) standard per singole classi di prestazioni, la cui definizione è stata perfezionata nel tempo, diventando eccellenza in Regione Lombardia.

È ormai trasversale la convergenza politica sui costi standard applicati all’ambito scolastico pubblico, statale e paritario; sul piano operativo, si tratta di identificare un parametro “costo standard di sostenibilità” per studente anche per la scuola italiana e di iniziare a impiegarlo, in via sperimentale, come il parametro fondamentale per il finanziamento della scuola pubblica, statale e paritaria, del Servizio Nazionale di Istruzione. La definizione del “costo standard di sostenibilità” per studente parte quindi da precise ipotesi e quindi da processi ideali, ben strutturati, che ipotizzano un dato livello di qualità ed efficienza.

Regione Lombardia intende raccogliere la sfida: d’altronde le leve di trasparenza e di buona organizzazione, l’autonomia scolastica e la valutazione dei dirigenti e dei docenti, la detraibilità delle spese scolastiche e gli investimenti school bonus che la L. 107/2015, “Riforma del Sistema Nazionale di istruzione e formazione”, ha introdotto, vanno verso questa prospettiva. Si riconferma allora il costo standard per studente come il solo anello mancante che, mentre consente alla famiglia di scegliere, innesca un sano processo di verifica, risanamento e rilancio nelle scuole pubbliche, statali e paritarie, sotto lo sguardo garante dello Stato.

A seguito della sentenza della Corte Costituzionale 104/2017 il legislatore nel DL 91/2017 all’art. 12 ha normato a livello di fonte primaria il costo standard per studente universitario, sulla cui base deve essere distribuito il fondo di finanziamento ordinario previsto dal Ministero per l’Università. Concettualmente, il passo verso la determinazione del c.s. per la Scuola pubblica tutta è breve. Non è escluso che – su richiesta delle stesse Associazioni delle Famiglie e delle scuole pubbliche paritarie – Regione Lombardia si impegni ad avocare a sè l’istruzione e il finanziamento. Si innesca così un circolo virtuoso che rompe il meccanismo dei tagli conseguenti a sempre minori risorse (perché sprecate) che producono a loro volta altro debito pubblico. Il welfare non può sostenere altri costi; non a caso il principio di sussidiarietà, oltre ad avere una valenza etica, è anzitutto un principio economico prioritario. Europa docet. E Regione Lombardia apprende e sarà un motore virtuoso per tutta la nazione altrimenti non avrebbe senso.

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