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Anche la Corsica si prepara per l’autonomia

Il 3 e il 10 dicembre prossimo la Corsica va al voto e forse (ri)-eleggerà una maggioranza composta da partiti autonomisti-indipendentisti. Il 1° gennaio 2018 entrerà in vigore la legge di riforma territoriale, che elimina di due dipartimenti esistenti e concentra competenze e uffici nella collettività territoriale unica, unificando le istituzioni corse in una sola Regione. Le volontà sono di chiedere al governo centrale francese uno statuto di autonomia in tre anni.

LA SPECIALITÀ GIA RICONOSCIUTA

Dal 1972, la Corsica ha beneficiato progressivamente alcuni e limitati strumenti speciali per lo sviluppo regionale, e di alcune prerogative politiche, anche nell’adattamento regolamentare di leggi nazionali. Un passo istituzionale importante avverrà il prossimo anno. La legge del 7 agosto 2015 (“NOTRe”) di riforma territoriale francese – quella che ha accorpato e ridotto il numero delle regioni –  era intervenuta anche sul caso della Corsica con l’articolo 30. Dal 1° gennaio esisterà una sola istituzione– la Collettività territoriale unica – riformando la  precedente Collettività territoriale di Corsica e assorbendo i due vecchi dipartimenti. La nuova istituzione recupera le risorse – umane, patrimoniali e di competenze – dalle tre precedenti istituzioni, insieme alla loro dotazione finanziaria, sia come quota sul gettito delle imposte loro assegnate (per esempio 73,5% di un’imposta sulle imprese), sia nelle dotazioni dirette provenienti dallo Stato. È il risultato che non fu raggiunto con il referendum voluto dall’allora Presidente francese Nicolas Sarkozy, votato il 10 giugno del 2003, quando la fusione dei dipartimenti in un’unica regione non passò per un soffio: 49,02% a favore, 51,98% contrari. A differenza delle altre collettività territoriali, la legge del 2015 conferma e rafforza anche la distinzione tra governo e assemblea regionale, a differenza delle altre istituzioni territoriali francesi, in cui il capo dell’Assemblea è anche presidente dell’ente. Insomma, dal 2018, la Corsica diventa una regione, in senso compiuto ed europeo.

IL QUADRO POLITICO

Piuttosto scomparsa dai radar dell’informazione, la Corsica ha visto nel 2015 la costituzione di un’alleanza tra autonomisti e indipendentisti, tra le elezioni dipartimentali del 27 marzo 2015 e quelle “regionali” di fine anno. Il 4 agosto i partiti “autonomisti” si erano riuniti con il nome di “Femu a Corsica”. Al secondo turno delle elezioni regionali (della collettività territoriale corsa), il 13 dicembre 2015, il suo leader Gilles Simeoni, sindaco di Bastia dal 2014, ha vinto con il  35,3%,% dei voti sugli altri candidati: Paul Giacobbi (sinistra, 28,5%), José Rossi (destra, 27,1%) e Christophe Canioni (Front National 9,1%). I nazionalisti avevano ottenuto la maggioranza con 24 seggi su 51.

Alla prima seduta, il 17 dicembre 2015, l’indipendentista Jean-Guy Talamoni (in foto) diventò presidente dell’assemblea e l’autonomista Gilles Simeoni capo del governo regionale. Nei giuramenti e dichiarazioni riemersero i temi classici: parità tra lingue francese e corsa, statuto di residente (corso), liberazione dei prigionieri politici, tanto da provocare la reazione dell’allora primo ministro francese, Manuel Valls, costretto a spiegare il 23 dicembre che non esistevano prigionieri politici, che i cittadini erano tutti uguali, e l’unità della lingua. Il 2016 è stato poi segnato da un operoso silenzio, mentre varie inchieste mettevano sotto accusa la classe politica precedente, legata ai partiti con sigle nazionali francesi.

COSA C’È IN GIOCO

Con due anni di esperienza di governo regionale alle spalle, e tre parlamentari nazionalisti su quattro eletti all’Assemblea nazionale alle elezioni legislative del 18 giugno scorso, l’alleanza tra autonomisti e indipendentisti si presenta alle elezioni del 3 e 10 dicembre con un programma di dieci punti, di cui uno riguarda uno statuto da negoziare in tre anni e da attuare in dieci. La richiesta è di potere legislativo e di un ampliamento delle competenze, nel rispetto di quelle assegnate allo Stato e all’Unione europea. La prospettiva catalana e l’indipendenza non sono all’ordine del giorno: il dibattito è su “una nuova prospettiva politica per la Corsica”, ha dichiarato il 18 ottobre Simeoni a Le Monde.

Nel frattempo le altre forze politiche, da destra a sinistra, in crisi d’identità e di organizzazione, valutano uno schieramento moderato da opporre ai nazionalisti al confronto elettorale di dicembre.

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