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Ecco come Papa Francesco smitizza la rete e lavora contro gli abusi online sui minori

Bisogna evitare “una visione ideologica e mitica della rete come regno della libertà senza limiti”, e “non sottovalutare il danno che viene fatto ai minori” con “la realtà degli abusi sessuali online”, credendo che soluzioni tecniche automatiche, come “bloccare la diffusione delle immagini abusive e dannose, siano sufficienti per fronteggiare i problemi”. Al contrario, serve che la “forza dell’esigenza etica sia sentita dai suoi attori e protagonisti, in tutta la sua ampiezza e nelle sue diverse implicazioni”. Sono le raccomandazioni che Papa Francesco ha rivolto ai partecipanti al Congresso “Child Dignità in the Digital World”, che si è svolto in Vaticano dal 3 al 6 ottobre, con esponenti di gruppi e istituzioni del mondo civile, accademico, politico, religioso e digitale, tra cui Facebook, Microsoft, Google, Unicef e Onu.

LE PAROLE DI PAPA FRANCESCO 

“Che cosa facciamo noi perché questi bambini possano guardarci sorridendo e conservino uno sguardo limpido, ricco di fiducia e di speranza? Perché questi occhi non vengano turbati e corrotti da ciò che incontreranno nella rete, che sarà parte integrante del loro ambiente di vita?”, ha detto Bergoglio durante l’udienza. Senza dimenticare il fatto che “la Chiesa Cattolica negli anni recenti è diventata sempre più consapevole di non aver provveduto a sufficienza al proprio interno alla protezione dei minori: sono venuti alla luce fatti gravissimi di cui abbiamo dovuto riconoscere le responsabilità di fronte a Dio, alle vittime e alla pubblica opinione”. Ma che “proprio per questo, per le drammatiche esperienze fatte e per le competenze acquisite nell’impegno di conversione e purificazione, la Chiesa sente oggi un dovere particolarmente grave di impegnarsi in modo sempre più profondo e lungimirante per la protezione dei minori e la loro dignità, non solo al suo interno, ma in tutta la società e in tutto il mondo”. Ciò “non da sola – perché evidentemente insufficiente – ma dando la propria collaborazione fattiva e cordiale a tutte le forze e le componenti della società che si vogliono impegnare nella stessa direzione”.

LA DICHIARAZIONE CONCLUSIVA

Dichiarazioni che si aggiungono a quelle di poche settimane prima, in cui Francesco ha affermato che non concedere mai la grazia ai sacerdoti condannati per tali crimini (qui l’articolo di Formiche.net).

I partecipanti del convegno, al termine delle sessioni, hanno consegnato a Francesco una dichiarazione conclusiva (qui il testo integrale, con un appello articolato in 13 punti). “Oggi milioni di bambini sono oggetto di abuso e di sfruttamento in tutto il mondo”, e “la tecnologia, che ha cambiato le nostre vite in tanti modi così positivi, viene usata anche in misura crescente per lo sfruttamento dei bambini”, si legge nel testo. “Grandi numeri di immagini di abusi sessuali di bambini e giovani sono disponibili online e continuano a crescere rapidamente. La pornografia online ha un forte impatto sulle menti malleabili dei bambini. Le sfide sono enormi, ma la nostra risposta non deve essere la depressione e lo scoraggiamento. Dobbiamo lavorare insieme per cercare soluzioni positive, costruttive per tutti”.

I PROMOTORI DEI LAVORI E I DATI

I lavori sono stati promossi dal “Centre for Child Protection” della Pontificia Università Gregoriana, dall’Alleanza Globale WePROTECT (costituita da 70 paesi, 23 compagnie tecnologiche e altre organizzazioni internazionali), e dalla UN Global Partnership to End Violence Against Children, una collaborazione promossa dalle Nazioni Unite. E i dati che emergono sono fortemente preoccupanti: su un totale di sono 800 milioni di minori che navigano in rete, più dell’80 per cento dei giovani tra 15 e 19 anni ha visto contenuti pornografici, e solo una percentuale tra l’11 e il 29 per cento l’ha considerato un atteggiamento sbagliato. Ogni giorno vengono scaricate complessivamente 1.8 miliardi di foto illecite dal web, e se nel dark-web i siti di pedofilia sono soltanto il 2 per cento, l’83 per cento del traffico complessivo è indirizzato verso di questi. La platea di potenziali vittime, ancora minorenni e incapaci di rendersi conto della gravità del problema, è smisurata. Come sono molteplici i casi in cui si possa finire, anche in maniera inconsapevole, in questo traffico di contenuti illeciti: una richiesta di una foto di nudo da parte del fidanzatino, che per sbruffoneria la mostra agli amici; la vendetta da parte di un ex; un contesto di miseria che incita alla diffusione di fotografie sotto compenso di denaro, pratica che nei paesi più poveri viene addirittura incoraggiata dai genitori stessi del bambino.

L’INTERVENTO DEL SEGRETARIO DI STATO PAROLIN

“Il mondo digitale non è un’area separata del mondo: è una dimensione del nostro unico mondo reale e i minori che crescono in esso sono esposti a nuovi rischi, oppure a rischi antichi ma che si esprimono in modi nuovi”, ha detto il segretario di Stato della Santa Sede Pietro Parolin. E “lo sviluppo demografico dell’umanità è particolarmente rapido in molti paesi in cui il progresso economico e sociale è ancora molto limitato o squilibrato”. Bambini cioè che crescono in un mondo digitale mentre i loro genitori e gli stessi governi non sono culturalmente attrezzati per accompagnarli o proteggerli. Mentre infatti in passato la Chiesa si rivolgeva a scuola e famiglia per portare avanti questo compito, oggi, “la loro capacità di incidere sulla formazione delle nuove generazioni è proporzionalmente assai minore che in passato e sovente viene vanificata e sorpassata dall’onda continua dei messaggi e delle immagini che giungono fino ai più piccoli attraverso le innumerevoli vie aperte dai nuovi media”, ha spiegato il cardinale. Che ha concluso sottolineando che “le dinamiche che guidano lo sviluppo tecnico ed economico del mondo sembrano inarrestabili, e come sappiamo sono perlopiù guidate e spinte da interessi economici e anche politici potentissimi, da cui però non dobbiamo lasciarci dominare”.

I COMMENTI DEI PARTECIPANTI AI LAVORI

“Non esista una singola medicina che possa risolvere tutto”, ha detto il padre gesuita Hans Zollner, direttore del Centro per la Protezione dei Minori ospitato dalla facoltà pontificia di proprietà dei gesuiti. “Non c’è una linea o una istituzione o un approccio che possa risolvere il problema, piuttosto c’è una combinazione di fili che intreccia questa rete di sicurezza”. Per questo c’è “bisogno gli uni degli altri per andare avanti. Certamente, la Chiesa a cui appartengo ha avuto bisogno e continua ad avere bisogno del mondo esterno, di esperti laici, dei media, e in generale della gente – un impegno che ci spinge ad andare avanti!“. Ma anche viceversa. “Spesso esistono molte leggi per contrastare il problema. Ma educare le persone a rispettarle, penso che richieda più attenzione”, ha commentato l’arcivescovo di Manila e presidente di Caritas Internationalis Luis Antonio Tagle. “Perciò serve una riflessione profonda sui bambini e sull’infanzia, filosofica, antropologica e teologica”. E serve “un dialogo interculturale su come le differenti tradizioni vedono il bambino”. Molte delle quali, ha concluso Tagle, con un forte bisogno di “autocritica”.

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