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Elezioni Sicilia, ecco chi ha vinto e chi ha perso (secondo gli exit poll)

Il Pd prende gli exit poll sul serio. Nella notte che precede lo scrutinio delle elezioni regionali della Sicilia, i dem, a differenza del centrodestra e del M5s, sono gli unici a sbilanciarsi. Sensazioni, umori, impressioni: al Nazareno parlano già come se la sconfitta fosse certa. Tutto come da sondaggio: le proiezioni vedono un testa a testa tra il candidato di Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia, Nello Musumeci, e il grillino Giancarlo Cancelleri, col primo favorito. L’esponente del Partito democratico, Fabrizio Micari, sarebbe staccato di circa venti punti. Dietro di lui, l’uomo di Mdp, Claudio Fava, e l’autonomista Roberto La Rosa. Il condizionale è obbligatorio, dato che gli exit poll sono sondaggi effettuati tra gli elettori all’uscita dai seggi. La conta dei voti, anticipata dalle polemiche per l’orario inconsueto, inizierà alle 8. Solo allora cominceranno ad arrivare i primi dati ufficiali (ecco quelli aggiornati alle ore 13).

(QUI I PRIMI DATI DEFINITIVI AGGIORNATI ALLE ORE 13)

TUTTE LE PREVISIONI

Secondo gli exit poll dell’Istituto Piepoli del Tg La7 e di Noto Sondaggi per la Rai, Musumeci s’attesterebbe tra il 36 e il 40%, con Cancelleri tra il 33 e il 37%. Se le proiezioni fossero confermate, Micari, sostenuto anche da Ap, non andrebbe oltre il 20%, con Fava che oscillerebbe tra il 6 e il 10%. La Rosa, in campo con la lista Siciliani Liberi, sarebbe accreditato attorno all’1%. Per quanto riguarda le liste, il M5s, sempre secondo gli exit poll, sarebbe il primo partito con un consenso che oscillerebbe tra il 30 e il 34%. Poi, il vuoto. Forza Italia viaggerebbe tra il 13 e il 16%, il Pd tra il 9 e il 13%, la Lega e Fdi tra il 5 e l’8%, così come la lista Cento passi, espressione di Fava. Seguono l’Udc tra il 6 e il 10% e Ap tra il 2 e il 5%. L’unico dato certo è l’affluenza: in Sicilia, per l’elezione del governatore e per il rinnovo del parlamento regionale, ha votato solo il 46,76%. Il 53,23% degli aventi diritto ha snobbato le urne. Rispetto al 2012, quando aveva votato il 47,41% degli elettori, il dato dell’affluenza è in calo dello 0,65%. In totale si sono recati ai seggi 2.179.474 elettori su 4.661.111. L’affluenza più alta s’è registrata a Messina (51,69%), la più bassa a Enna (27,23%). I consiglieri dell’Assemblea regionale siciliana, quest’anno, passeranno da 90 a 70. Alle regionali ha votato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, originario di Palermo.

CASA MUSUMECI

“Che Dio ci aiuti. Viva la Sicilia”. Sono le uniche parole pronunciate da Musumeci appena dopo le foto di rito con la scheda nell’urna. Il candidato del centrodestra ha passato la notte con la famiglia in attesa dei dati ufficiali, anche se dal suo staff trapela “un cauto ottimismo: attendiamo con fiducia il dato definitivo di domani”. La sicurezza, invece, non manca al commissario di Fi in Sicilia, Gianfranco Miccichè: “Sei mesi fa, in Sicilia, tutti davano per scontata la vittoria del Movimento 5 stelle. Abbiamo fatto un miracolo e, secondo gli exit poll, il centrodestra è vicino al 40% ,facendo vincere un presidente moderato e capace come Musumeci. Se il centrodestra è unito non ce n’è per nessuno”. A caldo, anche il leader della Lega, Matteo Salvini, non ha nascosto un certo entusiasmo. Se è vero che le elezioni siciliane sono un test d’ingresso in vista delle prossime politiche, “la cosa certa”, dice il segretario del Carroccio, “è che il governo sia stato sfiduciato dall’80% dei siciliani: scioglimento del parlamento ed elezioni subito”. Anche per l’ex senatore del Pdl ed ex sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli, il patto dell’arancino tra Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni può davvero avere la meglio sul M5s e sul Pd. “L’unico dato che penso si possa confermare”, spiega, “è la sconfitta del Pd e della sinistra”.

(QUI I PRIMI DATI DEFINITIVI AGGIORNATI ALLE ORE 13)

CASA CANCELLERI

Anche il candidato del M5s, prima di ogni commento, aspetterà a casa i dati ufficiali. Le uniche parole di Cancelleri risalgono alla mattinata di ieri. “Sono stati tre mesi molto pieni. Abbiamo fatto grandi sacrifici, ci siamo visti poco coi famigliari e, ora, vorrei fare una chiacchierata con mia madre e con mio padre e ridere un po’ insieme con loro”. Come racconta il Corriere della Sera, subito dopo i primi exit poll il leader spirituale del M5s, Beppe Grillo, avrebbe telefonato al vicepresidente della Camera e candidato dei pentastellati a Palazzo Chigi, Luigi Di Maio. “Tranquillo, Luigi, avete fatto un ottimo lavoro. Comunque vada, siamo noi i vincitori morali. Siamo risultati il primo partito in assoluto e, soprattutto, abbiamo dato la dimostrazione di poter battere il Pd e di competere con il centrodestra”. Linea condivisa dall’europarlamentare grillino, Ignazio Corrao. “Quello di Cancelleri è un risultato straordinario. Ci siamo dimostrati competitivi con una sola lista contro un’accozzaglia e speriamo di liberare la Sicilia da questa pessima amministrazione siciliana. Il Pd è fallito, l’allegra ditta di Matteo Renzi e Angelino Alfano è stata mandata a casa. Noi correvamo da soli contro un’armata Brancaleone e d’impresentabili, e abbiamo avuto un dato importantissimo”. Il deputato Alessandro Di Battista, in serata, affida il suo pensiero a Facebook: “Aspettiamo i dati ufficiali di domani. Speriamo di mettere la ciliegina sulla torta. Ci siamo impegnati tanto e i frutti si vedono già. I miei complimenti a Giancarlo Cancelleri per le battaglie di questi ultimi cinque anni e a Luigi Di Maio che ha dimostrato con l’impegno costante il suo valore”.

PD CONTRO GRASSO

Nel Pd, nonostante non ci sia ancora alcuna ufficialità, c’è aria di rassegnazione. Bastano gli exit poll per riaccendere lo scontro con Mdp. “Se i dati dello spoglio daranno lo stesso risultato degli exit poll”, sottolinea il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, il primo a suggerire il nome di Micari a Renzi e ad Alfano, “sarà la conferma di quanto ho sostenuto in questi mesi: la divisione del centrosinistra non solo è perdente in termini elettorali, ma diventa uno degli elementi che contribuisce alla disaffezione degli elettori verso la politica e verso l’espressione del voto. Ciò indipendentemente da chi siano i candidati”. Ai microfoni di La7, il sottosegretario alla Salute, Davide Faraone, parla di “sconfitta evidente”. Una sconfitta che, secondo il fedelissimo di Renzi, ha un responsabile ben preciso: il presidente del Senato, Pietro Grasso, reo di aver rifiutato la candidatura. “Micari ha avuto il coraggio che non ha avuto il presidente Grasso”, attacca Faraone. “La sua candidatura è stata proposta da Sinistra Italiana e da Mdp, salvo poi tirarsi indietro. Siamo stati due mesi ad aspettare una risposta di Grasso che poi è stata negativa. La sinistra, nel frattempo, è andata per i fatti suoi”. Lo stesso Renzi, laconico, si sarebbe sfogato con i suoi: “Tutto come previsto, il risultato è quello che ci aspettavamo. Sapevamo che sarebbe finita così. È una sconfitta netta”.

LA REPLICA DI MDP

Se non si esprimono in merito agli exit poll, gli esponenti di Mdp, a sostegno di Fava, colgono l’occasione per attaccare Faraone e il Pd. Il deputato Davide Zoggia, a proposito delle parole del sottosegretario, parla di “dichiarazioni indecenti. Scarica responsabilità politiche inesistenti sulla seconda carica dello Stato. È veramente uno spettacolo scadente e non degno di una grande regione come la Sicilia”. “Le dichiarazioni di Faraone confermano l’arroganza dei renziani” rincara un altro bersaniano, il senatore Miguel Gotor. Contro Faraone si scaglia anche Erasmo Palazzotto, parlamentare di Sinistra Italiana: “Grasso, in questa vicenda, con grande senso delle istituzioni. Faraone dovrebbe preoccuparsi del fatto che Grasso ha deciso di lasciare il suo partito. E anche del fatto che rispetto a cinque anni fa, se fossero confermati questi dati, avrebbero perso quasi la metà dei voti”.

IL CONGEDO DI CROCETTA

Il governatore uscente, Rosario Crocetta, si presenta al seggio in contrada Scavone, a Gela, con lo sguardo sorridente. “Non sono legato alla poltrona”, precisa. “Lascio con l’animo sereno, di chi ha fatto il proprio dovere”. Non abbandonerà la politica, ma il pensiero di partecipare alla corsa per Palazzo Chigi non sembra solleticarlo più di tanto: “Sinceramente non è il mio pensiero principale. Si apre per me una nuova fase che trovo molto stimolante perché penso ad un impegno politico immediato, diretto, in mezzo alla gente, che è quello che mi è più congeniale”.

(QUI I PRIMI DATI DEFINITIVI AGGIORNATI ALLE ORE 13)



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