I libri ben ordinati sullo scaffale. Il gatto sulla sedia. Il computer collegato al televisore. Nello Musumeci, prima di ogni commento, ha atteso l’ufficialità nel salotto di casa. “Chi mi conosce sa che sono particolarmente prudente. Volevo avere la certezza di un risultato consolidato”. Ha dovuto attendere a lungo. Lo spoglio, in Sicilia, è iniziato alle 8 di ieri mattina e s’è concluso in serata. Col 39,9%, Musumeci, sostenuto da Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia e Udc, è il nuovo governatore dell’isola. Quando ha avuto la certezza della vittoria, l’ex missino ha raggiunto il comitato elettorale di Catania, dove ha ricordato il figlio Giuseppe, scomparso nel 2013 a 32 anni, prima di ringraziare i suoi sostenitori. Applausi. Abbracci. Baci. Tra le telefonate ricevute dopo la vittoria non c’è quella del candidato del M5s, Giancarlo Cancelleri, che parla di “vittoria contaminata dagli impresentabili”. “Pazienza”, dice Musumeci. “Perde l’occasione di parlare con una persona per bene”. Mentre il Pd, dopo la débâcle di Fabrizio Micari, s’interroga sulla leadership di Matteo Renzi, il centrodestra di Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni esulta. Se è vero che il voto siciliano è l’anticamera delle politiche, la coalizione composta da Fi, Lega e Fdi, nel 2018, potrebbe avere buone possibilità di tornare a Palazzo Chigi. I dati definitivi, con le 5.300 sezioni siciliane scrutinate, parlano chiaro.
ALFANO OUT
Musumeci è arrivato al 39,9% anche grazie al supporto del suo movimento, Diventerà Belissima, e a quello di alcune liste civiche. Il M5s, come da tradizione, ha corso da solo. Non è stato sufficiente. Cancelleri s’è fermato al 34,6%. Micari, appoggiato anche da Alternativa popolare di Angelino Alfano, non è andato oltre il 18,6%. Il candidato di Mdp, Claudio Fava, s’è attestato al 6,1%, penultimo davanti all’autonomista Roberto La Rosa (0,7%). Per quanto riguarda l’affluenza, per l’elezione del governatore e per il rinnovo del parlamento regionale ha votato solo il 46,76% dei siciliani. Il 53,23% degli aventi diritto ha disertato le urne. Rispetto al 2012, quando aveva votato il 47,41% degli elettori, il dato dell’affluenza è in calo dello 0,65%. In totale si sono recati ai seggi 2.179.474 elettori su 4.661.111. L’affluenza più alta s’è registrata a Messina (51,69%), la più bassa a Enna (27,23%). In virtù della legge costituzionale 2/2013, i posti, nell’Assemblea regionali siciliana (Ars), passano da 90 a 70. Il centrodestra avrà la maggioranza con 35 seggi più lo stesso Musumeci, il M5s 19, il centrosinistra 13 e la sinistra radicale 3. Resta fuori Alternativa popolare: il partito del ministro degli Esteri, Alfano, non ha raggiunto la soglia del 5%.
LA PRIMA VOLTA DELLA LEGA
Il Corriere della Sera, grazie ai dati dell’istituto Cattaneo, ha analizzato l’andamento dei partiti dalle politiche del 2008 alle regionali di domenica, passando per il voto dell’isola del 2012, le politiche del 2013 e le europee del 2014. Il M5s, in Sicilia, è il primo partito col 26,6%, in aumento dal 2014 (26,3%), ma in diminuzione rispetto al boom del 2013 (29,5%). Alle regionali del 2012, invece, non era andato oltre il 14,9%, mentre nel 2008 il movimento era solo nelle idee di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Forza Italia, domenica, è arrivata al 16,4%. Alle europee del 2014 aveva raggiunto il 21,3%, nel 2013 il 26,4%. Un anno prima, alle regionali siciliane del 2012, il centrodestra s’era presentato spaccato tra Musumeci, sostenuto dal Pdl, e il Partito dei siciliani di Gianfranco Micciché, oggi commissario di Fi nell’isola e grande tessitore della coalizione che ha portato alla vittoria di Musumeci. Allora, Fi prese il 13%. Nel 2008, il Popolo della libertà era arrivato al 46,8%. Drastico il calo del Pd, che in Sicilia non è andato oltre il 13%. Un abisso in confronto al 33,6% delle europee del 2014 e comunque inferiore al 18,5% delle politiche del 2013. Alle elezioni della Sicilia del 2012 era stato sufficiente il 13,4% per decretare la vittoria del governatore uscente, Rosario Crocetta, all’epoca sostenuto anche dall’Udc, oggi al 7%. Nel 2008, invece, i dem erano arrivati al 25,5%. Restando al voto di domenica, la lista Cento passi a sostegno di Fava è arrivata al 5,2%, mentre Ap s’è fermata al 4,1%. La Lega, che al sud prende il nome di Noi con Salvini, entra per la prima volta all’Ars in coppia con Fratelli d’Italia: la lista Alleanza per la Sicilia, che mette insieme gli esponenti del Carroccio e di Fdi, ha raggiunto il 5,6%. Per Salvini, che in vista della corsa a Palazzo Chigi s’appresta a togliere il Nord dal simbolo per attecchire anche nel Meridione, è un risultato storico.