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Con Bonino e Calenda il centrosinistra imperniato sul Pd avrà chance. Parla Richetti

“Il 40% delle Europee? Possiamo ancora farcela, soprattutto se riusciamo a costruire una coalizione insieme a una forza liberal-democratica e a una progressista”. Sul treno del Partito Democratico che sta portando in giro per l’Italia il segretario Matteo Renzi, prevale l’ottimismo. Matteo Richetti, 43enne, modenese di Fiorano, ritornato in auge nel cerchio magico renziano dopo un lungo periodo ai margini, fa parte del tour di ascolto di “Destinazione Italia”. Nella visita del segretario da una start up all’altra nella sua Emilia, è stato avvicinato da Formiche.

Richetti, lei è della stessa generazione di Renzi. Non le dà fastidio quando vengono ancora invocati Romano Prodi e Walter Veltroni per la guida del centrosinistra? La rottamazione è fallita?

La “rottamazione” non ha mai significato la volontà di liberarsi di qualcuno. E non dà fastidio il tentativo di qualche “padre nobile” del partito di unire il campo del centrosinistra. Quello che fa male è sentire giudizi sprezzanti sulla nostra generazione da parte di una fetta del ceto politico che ha fallito il tentativo di cambiare il Paese quando è stata al Governo. Avremo anche qualche limite, ma abbiamo affrontato problemi fermi da vent’anni. La riforma della Pubblica Amministrazione e del mercato del lavoro, erano temi su cui tutti, prima di noi, avevano fallito. Noi ci siamo messi alla prova. Ci sta essere giudicati, ma non con i toni sprezzanti di chi dice “liberiamoci di questi improvvisatori della politica”. Perché peggio degli “improvvisatori” ci sono solo quelli che le risposte le hanno già date e hanno completamente fallito. Io non la metterei sul piano generazionale, ma su quello della coerenza politica: si riconosca che abbiamo provato a cambiare la legge elettorale, mentre qualcun altro ha tenuto il Porcellum per dieci anni abbondanti. La stessa cosa vale per le unioni civili: chi c’era prima di noi si fermava ai convegni e alle beghe, noi quella legge l’abbiamo approvata. Ci vorrebbe, più che un po’ di obiettività, l’oggettività di ammetterlo.

Davvero avete ancora in testa il mito del 40% ottenuto alle Europee del 2014?

Che lo inseguiamo o no, è ancora un obiettivo possibile. Fanno sorridere i giornali di questi giorni che raccontano della presunta rinascita di Silvio Berlusconi: i sondaggi a lui più favorevoli danno il suo partito dieci punti sotto al Pd. Nonostante questo dato la “narrazione” che va per la maggiore è: “Berlusconi rinasce, Renzi e il Pd sono in crisi”. Io invece sono convinto che il Pd, ancora meglio se saprà costruire una coalizione omogenea di progetti e non di “ammucchiata” per battere gli avversari, a quel 40% può tranquillamente arrivare. Non perché l’abbiamo già raggiunto a quelle Europee, ma perchè è il frutto di quel popolo che ha votato per il “Sì” al Referendum per cambiare le cose. Non sempre in Italia la voglia di cambiamento è prerogativa dell’antipolitica e dell’anticasta.

Nella roccaforte emiliana la Lega Nord cresce ancora. E tanti vostri elettori condividono diversi temi dell’agenda Salvini…

Non credo che ci chiedano di cambiare linea o di cedere al leghismo, se guardiamo ai contenuti dei loro messaggi politici. I nostri militanti ci chiedono di avere altrettanta determinazione sul tema della solidarietà verso le persone, nel rispetto delle regole da parte di tutti. Accogliere gli altri non può voler dire creare delle “sacche” di eccezioni al rispetto delle regole e della legalità. Dobbiamo legare il messaggio di accoglienza con il tema della sicurezza. Molte volte si perde un po’ questo senso di identità nel coniugare le due cose.

Non potrete stare tutti nella stessa coalizione, da Alfano alla sinistra più radicale. Meglio scoprire la “coperta” del Pd verso il centro o verso la sinistra?

Non c’è da scegliere. Sono molto ottimista verso il lavoro che sta facendo Piero Fassino. Si potrà avere una coalizione con il Pd – ovviamente perno di tutto – e una forza liberal-democratica europeista con Carlo Calenda e Emma Bonino, e una forza progressista di sinistra che possa avere come riferimenti Giuliano Pisapia e Leoluca Orlando. E credo che si possa includere anche Mdp, se si superano le preclusioni personali nei confronti di Renzi. Se invece si pensa di porre un veto su Renzi…Sia chiaro che noi i veti non li subiremo. Non li poniamo, ma non li vogliamo neanche.

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