La ministra del lavoro Muriel Pénicaud, già manager di Danone, ha raccontato in un’intervista a Politico retroscena e anticipazioni del jobs act alla francese. Ovvero le strategie messe in campo per ottenere ciò che ai governi precedenti era risultato impossibile – riformare il lavoro – e come intende applicare le conoscenze acquisite nel settore privato al sistema degli apprendistati e delle indennità di disoccupazione.
TRE MESI DI NEGOZIATI SEGRETI CON I SINDACATI
Sfinire i combattivi sindacati francesi con consultazioni interminabili e nel frattempo mantenere il più stretto riserbo. Pare siano questi i segreti per fare andare in porto una legge difficile per chiunque ci abbia messo le mani in passato, ed evitare che il paese giunga a un punto morto. Prima di svelare la radicale riforma delle regole del lavoro a fine agosto, la ministra ha presieduto oltre 300 ore di colloqui a porte chiuse con i capi sindacali nel suo ufficio, ha rivelato a Politico. La maratona di tre mesi di negoziati seguita da un piano – che Pénicaud ha progettato e sottoposto al presidente Macron per l’approvazione – le ha permesso di concentrarsi sulle preoccupazioni dei sindacati, affrontarle una a una e combattere i conflitti prima che esplodessero in pubblico. “Nella fase delle consultazioni abbiamo conciliato velocità e intensità (…). Volevamo una riforma strutturale i cui effetti si manifestassero nel medio-lungo termine”.
IL PROSSIMO PASSO: RIFORMARE APPRENDISTATI E SUSSIDI DI DISOCCUPAZIONE
Ora Pénicaud, che ha affinato le sue capacità negoziali nel settore privato come ex direttore delle risorse umane in Danone, si sta preparando al prossimo incarico: riformare la formazione professionale, gli apprendistati e i sussidi di disoccupazione. Il governo presenterà una proposta di legge al parlamento affinchè venga dibattuta, invece di spingerla attraverso un decreto esecutivo come con la riforma del lavoro. Ma Pénicaud ha in programma di procedere allo stesso modo per portare a termine il lavoro: tenendo negoziati meticolosi ed esaurienti che non lascino nulla di intentato e vengano portati avanti in totale segretezza. “Ci sono diversi metodi per ogni riforma, ma i tre treni entreranno nella stazione allo stesso tempo, sotto forma di un’unico progetto di legge”, ha detto Pénicaud. “A differenza della legge sul lavoro, che è stata approvata tramite decreto, questo è un normale atto legislativo. Ma ciò che ha in comune con la legge sul lavoro è un livello molto profondo di consultazioni preliminari”.
LA PROMESSA: UNA RIVOLUZIONE COPERNICANA DEL LAVORO
Il piano, scrive Politico, è completare la maggior parte dei negoziati entro la fine di gennaio, presentare un progetto di legge al parlamento entro aprile e votare entro la fine dell’estate. Se ciò accadesse, la Francia avrebbe subito quella che Pénicaud ha definito una “rivoluzione copernicana” nei rapporti di lavoro in meno di due anni, un rimprovero ai critici che sostenevano che Macron si sarebbe piegato sotto la pressione delle proteste di piazza e avrebbe ritirato le sue leggi. Al contrario, la squadra di Pénicaud lavora sodo facendo ciò che lei chiama “servizio post-vendita” – assicurandosi, cioè, che la legge sia effettivamente applicata. La legge è “solo metà del lavoro!”, ha detto. “Ora sarà molto interessante vedere cosa succede all’interno delle aziende. In un mese ho incontrato 3mila dirigenti di aziende piccole, medie e grandi. Con il mio staff abbiamo incontrato oltre 5mila direttori delle risorse umane in tutta la Francia”. Ma Pénicaud sa quanto sarà arduo il cammino da percorrere. Per riformare la formazione professionale e i sussidi per la disoccupazione, il governo deve convincere i sindacati a rinunciare al controllo che attualmente hanno su entrambi i sistemi. “La chiave del successo è essere in grado di consentire alle aziende di proporre molte più posizioni di apprendistato. Oggi sono i giovani e le aziende che devono adattarsi al sistema. Questa relazione deve essere invertita”, ha detto.
L’ESPERIENZA NEL SETTORE PRIVATO
Originaria di Versailles, laureata in pedagogia e psicologia, non ha frequentato la scuola dell’amministrazione pubblica dell’Ena che educa molti membri dell’élite francese. Ha lavorato come amministratore regionale per le missioni di formazione professionale, prima di entrare nel Ministero del Lavoro per la prima volta nel 1985. Dopo aver prestato servizio come consulente della socialista Martine Aubry, che era allora ministro del Lavoro, Pénicaud si è rivolta al settore privato e ha ricoperto una serie di posizioni di alto profilo in risorse umane che le “hanno fatto comprendere come funzionino davvero le società e le relazioni sociali”. Una grande occasione arrivò nel 2008, quando Pénicaud fu nominata direttore generale delle risorse umane per Danone. “Assegnate le stock options alla sua assunzione”, scrive Politico, “le ha esercitate quattro anni più tardi, dopo aver presieduto più di 900 licenziamenti, un ridimensionamento che ha spinto le azioni della società a salire vertiginosamente. Pénicaud ha incassato oltre 1,1 milioni di euro – una somma che ha dovuto difendere in parlamento a luglio, accusata di approfittare della miseria dei lavoratori”.
“IL SUCCESSO DEL GOVERNO MACRON STA NEL CAMBIAMENTO”
Ora Pénicaud applica le cose che ha imparato al suo compito attuale. “Il metodo che ho proposto è frutto della mia esperienza. Emmanuel Macron e Edouard Philippe si sono fidati di me”, ha affermato. Se da un lato i negoziati contano, la capacità del suo governo di raggiungere il successo ha avuto molto a che fare con la crescente accettazione del cambiamento da parte dei francesi, ha detto, fattore chiave della vittoria di Macron. “Sempre più cittadini sono consapevoli degli sviluppi della globalizzazione, che è stata spesso vista come un rischio. Prendiamoli come opportunità. I cittadini si rendono conto che non possiamo vivere guardando al passato, ma che per essere pronti per i cambiamenti a venire è meglio anticiparli, non subirli. Tutte queste cose contribuiscono a una certa accettazione sociale, anche se ci sono ancora aspettative e paure”.