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Così Piñera e Guillier si affronteranno al secondo turno delle presidenziali in Cile

Deciderà il ballottaggio tra un mese, ma l’esito del primo voto domenica 19 ha scompigliato i pronostici: il favorito della vigilia alle elezioni politiche generali, il milionario ed ex presidente (2010-2014) Sebastian Piñera, leader indiscusso della destra accreditato di un 40/45 per cento dei suffragi, si è fermato sotto il 37. Il socialista Alejandro Guillier, un outsider che alle primarie aveva però sconfitto il liberalsocialista Ricardo Lagos, un ex capo di Stato (2000-2006) ed economista, ha ottenuto tra il 22 e il 23, che sebbene al di sotto delle attese gli apre le porte del secondo turno.

La sorpresa è tutta a sinistra. La candidata del “Frente Amplio”, d’ispirazione uruguaiana ma che guarda anche al “Podemos” spagnolo, Beatriz Sanchez, fervente sostenitrice delle avanzate riforme della presidente Bachelet, ha infatti superato il 20 per cento e il suo apporto sarà fondamentale nel ballottaggio del 17 dicembre. Nelle prossime quattro settimane le trattative dei due candidati con i loro possibili alleati deciderà l’elezione del nuovo Presidente del Cile. Il senatore Guillier, che viene dal mondo della scuola, un settore della società cilena che si è particolarmente mobilitato in questa sfida elettorale, dovrà negoziare in primo luogo con lei. Ciò che accentuerà i contenuti sociali del suo programma.

Ricardo Lagos, il primo a chiamare Guillier appena noti i risultati, ha commentato che anche gli altri candidati del centro-sinistra saranno con ogni probabilità indotti a convogliare i propri elettori verso il senatore socialista. E le felicitazioni che gli hanno rivolto pubblicamente la democristiana Carolina Goic (5,9%) e il progressista, figlio di una vittima della dittatura di Pinochet, Marcos Enriquez-Ominami (5,7%), vengono interpretati in tal senso. Ma per assicurarsi la necessaria maggioranza, tanto Guillier quanto Piñera dovranno affrontare e scalfire almeno il muro dell’astensionismo, che nell’ultima consultazione ha raggiunto il livello-record del 5 per cento. Un forte allarme per l’intero sistema democratico.

Livio Zanotti

Ildiavolononmuoremai.it



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