È dal 2013 in poi che i prestiti di Veneto Banca e di Popolare Vicenza si sono deteriorati in maniera consistente: gli ultimi anni di attività dei due istituti, ora in corso di acquisizione da parte di Intesa Sanpaolo, è stata segnata oltre che da scelte criticabili di un management incapace – per sintetizzare la visione offerta dalla Banca d’Italia alla commissione d’inchiesta sulle banche – anche da una qualità del credito sempre più scarsa. In occasione dell’audizione a Palazzo San Macuto del 2 novembre scorso il capo della Vigilanza, Carmelo Barbagallo, ha fornito ai parlamentari alcune tabelle proprio per illustrare il deterioramento della qualità del credito, “fattore che più di ogni altro ha determinato l’abbattimento del patrimonio”.
RAPPORTO CREDITI DETERIORATI/PRESTITI
Come già evidenziato da Formiche.net, a dicembre 2016 in Veneto Banca gli Npl rappresentavano il 39% dei prestiti ed erano 8,75 miliardi su 22,4 forniti alla clientela, perlopiù imprese (12 miliardi di cui la metà erano crediti deteriorati) e famiglie (7,43 miliardi di cui solo 1,5 miliardi erano Npl, 20%). Cifre considerevolmente più basse per le società finanziarie (544,7 milioni su 1,69 miliardi di prestiti, 32%) e per altri soggetti (670,9 milioni su 1,22 miliardi, con un rapporto del 55%). Non molto diversa la situazione in BpVi dove i prestiti ammontavano a poco più di 27 miliardi di cui 15,1 miliardi ad aziende, 9,9 miliardi a famiglie, 1,3 miliardi a società finanziarie e 738 milioni ad altri soggetti. Anche in questo caso l’incidenza degli Npl sul totale dei prestiti era ben oltre la media nazionale, al 36%, con punte del 45% per le imprese. Rapporto al 34% per le società finanziarie e al 23% per le famiglie.
Se si analizza il periodo tra 2007 e 2016 si evince come fino al 2011 il rapporto tra crediti deteriorati e prestiti delle due ex popolari fosse sostanzialmente in linea con il resto del sistema bancario, intorno al 5%, per salire via via fino al 10%. Nel 2011 addirittura Veneto Banca e Popolare Vicenza hanno registrato un rapporto inferiore al totale del sistema creditizio nazionale; nel 2012 invece si nota una sostanziale parità, abbandonata dall’anno successivo. Dal 2013 infatti i due gruppi veneti hanno cominciato a veder crescere nettamente il rapporto tra Npl e prestiti: tra 15 e 20% nel 2013, intorno al 20% l’anno successivo, per salire tra 25 e 32% nel 2015 e poi al 39 e al 36%, come si diceva, nel 2016. In questi anni la media del sistema bancario nazionale è sempre stata compresa tra 15 e 19%.
PRESTITI DETERIORATI PER CLASSE DIMENSIONALE: VENETO BANCA
Altre riflessioni interessanti arrivano dall’analisi delle tabelle fornite da via Nazionale – che adopera i dati provenienti dalla Centrale dei rischi – sulla classe dimensionale. A fine dicembre 2016 gli 8,7 miliardi di Npl di oltre 30 mila clienti di Veneto Banca erano per il 32% compresi nella classe 0-500 mila euro: in totale si trattava di 2,8 miliardi di crediti deteriorati che interessavano 27.808 clienti (92,1%). Tra 500 mila e 1 milione si trovavano l’8,8% di esposizioni ovvero 776 milioni di 1.120 clienti (3,7%), percentuale che saliva al 25% con la classe 1 milione-5 milioni ovvero quasi 2,2 miliardi di euro per 1.013 clienti (3,4%). Tra 5 e 10 milioni la quota di esposizioni scendeva al 12,1% e riguardava poco più di 1 miliardo di Npl per 151 debitori (0,5%); tra 10 e 25 milioni invece risaliva al 14,3% per 82 clienti (0,3%) che avevano in portafoglio 1,2 miliardi di crediti deteriorati. Per le classi successive (25 milioni-50 milioni e oltre 50 milioni) le esposizioni comprensibilmente calavano: nel primo caso ammontavano al 4,2% (372 milioni di Npl per 12 clienti), nel secondo caso al 3,6% (318 milioni euro per 5 clienti).
PRESTITI DETERIORATI PER CLASSE DIMENSIONALE: POPOLARE DI VICENZA
All’incirca lo stesso andamento si evince per Popolare di Vicenza. A fine dicembre 2016 gli Npl superavano i 9,4 miliardi ed erano nelle tasche di 30.481 debitori. Anche stavolta la classe più numerosa era quella 0-500 mila euro (28,6% di esposizioni) in cui rientravano 2,7 miliardi di Npl per 27.693 clienti (90,9%), tallonata però dalla classe 1 milione-5 milioni con il 28,3% di esposizioni: 2,6 miliardi di prestiti deteriorati in portafoglio a 1.284 clienti (4,2%). Sostanzialmente vicine le altre classi, fatta eccezione per l’ultima: per quella 500 mila-1 milione la quota di esposizioni era pari al 9,2% (866 milioni per 1.245 clienti); per quella 5 milioni-10 milioni era pari al 10,9% (1 miliardo per 151 clienti); per quella 10 milioni-25 milioni era pari al 12,6% (quasi 1,2 miliardi per 83 clienti). Si scendeva al 7,8% di esposizioni per la penultima classe, 25 milioni-50 milioni, in cui rientravano 737 milioni di Npl appartenenti a 21 debitori, mentre fanalino di coda era pure stavolta la classe oltre 50 milioni (2,7%) in cui afferivano 252 milioni di soli 4 clienti.
LA LISTA DEI CENTO DEBITORI DI POPOLARE VICENZA
Dopo i numeri offerti da Bankitalia cominciano ora a spuntare anche i nomi dei debitori che hanno contribuito al tracollo di una delle due ex venete, Popolare di Vicenza. Secondo le indiscrezioni fornite da Fiorenza Sarzanini sul “Corriere della Sera”, all’epoca in cui la presidenza dell’istituto era in mano a Gianni Zonin diversi imprenditori italiani sono stati “destinatari di generosi finanziamenti mai restituiti”. In totale si tratta di 100 ditte tra cui spicca Nsfi srl, che “vanta” 62,5 milioni di sofferenze. Presenti anche gruppi della moda e dei gioielli come Vimet (43 milioni), fallita qualche mese fa, e Mariella Burani Fashion Group (7,6 milioni). Inadempienti alcune società che ruotano intorno al mondo del calcio come Champions Re, fondata dagli ex calciatori Vincenzo Iaquinta, Sebastian Giovinco, Nicola Amoruso e Matteo Guardalben, esposta per 23,5 milioni, e Monte Mare Grado dell’ex presidente del Palermo Maurizio Zamparini, insolvente per 57,8 milioni. Nella lista pure Luca Parnasi, il costruttore romano che dovrebbe realizzare – il condizionale è d’obbligo – lo stadio della Roma, che non ha restituito 16,4 milioni. Tra i debitori ci sono poi il gruppo immobiliare Sorgente (oltre 26 milioni), l’Hotel Dolomiti di Cortina (19 milioni) e la società di trasporti marittimi Tirrenia (19 milioni). Spiccano infine due società collegate al crac di un’altra banca protagonista delle cronache giudiziarie e politiche negli ultimi tempi, ovvero Etruria. Si tratta di Etruria Investimenti e Sant’Angelo Outlet, esposte rispettivamente per 7,2 milioni e per oltre 12 milioni, che a gennaio 2016 sono state perquisite dalla Guardia di Finanza su ordine della Procura di Arezzo perché avrebbero ottenuto fidi in conflitto di interessi in quanto riconducibili all’ex presidente di Etruria, Lorenzo Rosi. Si scoprì che avevano ricevuto finanziamenti senza avere le garanzie necessarie.