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Cosa succede nel Donbass

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Ieri, 21 novembre, nel centro di Lugansk, si sono rivisti in azione gli omini verdi, cioè i soldati russi senza insegne che hanno occupato il Donbass ucraino nel 2014. Dall’altra autoproclamata repubblica, quella di Donetsk, sono partiti rinforzi, di carri armati e mezzi militari. A tarda sera era tutto finito: si era trattato di uno scontro tra fazioni, risolto con l’intervento diretto di Mosca. Il bilancio politico testimonia l’instabilità dei territori occupati, i problemi di gestione in capo alla Russia di Putin, i continui rischi a cui è esposta l’Ucraina.

DUE FAZIONI

Donetsk è considerata più tranquilla, con minore necessità di interventi da parte russa. Lugansk è invece spesso in preda a contrasti e instabilità. Nel settembre 2016 vi furono arresti e morti nei ranghi militari e amministrativi dell’autoproclamata repubblica, che confermarono la “presidenza” di Igor Plotnistsky. La nuova crisi di questi giorni l’ha visto però perdente, in conflitto con Igor Kornet, che è a capo dei servizi di polizia e degli interni. Kornet è stato destituito da Plotnistsky il 20 novembre, ma ha rifiutato la decisione, si è asserragliato nell’edificio del ministero degli interni e si è visto circondato da truppe fedeli a Plotnistsky.

La situazione è presto cambiata: truppe e mezzi – veicoli militari e carri armati – si sono messi in movimento in lunga colonna da Donetsk, sono riapparsi i soldati russi senza insegne. A mezzanotte, l’agenzia di stampa UNIAN dava notizia che Plotnistsky era in volo verso Mosca, a conferma che la Russia aveva preso le parti di Kornet, favorendo quindi un avvicendamento al comando dell’auto-proclamata repubblica di Lugansk.

LE PREOCCUPAZIONI

Alle 23 di ieri sera il presidente ucraino Petro Poroshenko ha riunito in emergenza il comitato militare del Consiglio nazionale di difesa e sicurezza, con qualche motivo di preoccupazione. Nel conflitto tra i due leader militari a Lugansk, condito di dichiarazioni video, si era parlato di infiltrati dall’Ucraina. Il dispiegamento di mezzi (russi), in viaggio in lunghe colonne, era parso eccessivo rispetto a un conflitto apparentemente limitato e interno al regime.

Il contesto è poi ricco di varie d’instabilità: in piazza a Maidan c’è ancora la coda della protesta anti-corruzione e anti-establishment avviata il 17 ottobre, con un presidio residuo di circa 200 persone (ne ha parlato Formiche); i rapporti con l’Occidente variano tra le ipotesi di rafforzamento della capacità di difesa ucraina e le strette di mano tra Trump e Putin, quelli interni confermano la lentezza delle riforme, anche in materia di lotta alla corruzione. Infine, la situazione nel Donbass non mostra progressi sostanziali, in barba agli accordi di Minsk 2.

 

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