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Cosa faranno insieme Enea e Nomisma nell’edilizia

In un mondo dove si parla sempre di più di cambiamenti climatici, bisognerebbe tenere a mente che i consumi nell’ambito dell’edilizia pesano in modo preponderante nei bilanci nazionali: in Italia, ad esempio, gli immobili sono responsabili del 40% del consumo di energia totale, di cui circa due terzi sono causati dal riscaldamento. Questo perché si pensa troppo a imporre nuove costruzioni e poco a riqualificare il patrimonio edilizio. Eppure siamo in un settore che offre ottime opportunità di decarbonizzare e di rilancio dell’economia.

Nonostante i dati non siano incoraggianti, tuttavia qualcosa comincia a muoversi e si intravedono nuove iniziative. Come quella di Nomisma ed Enea che hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per promuovere interventi di efficientamento energetico, ottimizzare i consumi e ridurre i costi energetici della pubblica amministrazione.

L’accordo avrà durata triennale e punta alla creazione di un team che supporti le amministrazioni a valutare le componenti determinanti per la sostenibilità dei progetti: socio-economico-immobiliare in un’ottica di marketing territoriale, tecnico-strutturale in una logica di diversificazione funzionale, finanziaria per la credibilità delle iniziative. “L’accordo – si legge in una nota congiunta – consente inoltre di soddisfare il crescente fabbisogno di valorizzazione del patrimonio immobiliare e di far emergere una domanda da parte dei soggetti proprietari: amministrazioni pubbliche, proprietari immobiliari, condomini”. In questa prospettiva, Nomisma ha creato un sito web (www.nomisma.it/vip-solutions) per raccogliere manifestazioni di interesse da parte di proprietari immobiliari per interventi di riqualificazione energetica e valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico italiano.

Per capire la portata dell’iniziativa e l’importanza di andare avanti su questa strada, è sufficiente guardare ai numeri: ad oggi, secondo un censimento realizzato dal Dipartimento del Tesoro (relativo al 66% degli Enti Pubblici), la pubblica amministrazione detiene circa 864 mila immobili per un totale di 353 milioni di mq di superficie. Tra gli immobili adibiti a fini istituzionali, la parte preponderante in termini di superficie è rappresentata da edifici scolastici (89,5 milioni di mq), impianti sportivi (47 milioni di mq) e uffici (39,4 milioni di mq), mentre gli immobili con finalità residenziali e commerciali occupano una superficie pari a 40,3 milioni di mq.

In realtà, oltre alla pubblica amministrazione, ci sono altre realtà che necessiterebbero di interventi di riqualificazione, in primis i condomini. In Italia il fabbisogno energetico delle abitazioni incide infatti molto più degli uffici, visto che occupano oltre il 90% degli edifici esistenti.

Sono vari i fattori che ostacolano un risanamento in questo ambito. Ad esempio gli iter burocratici sono troppo lunghi e poco chiari, con pratiche spesso ferme per anni sulle scrivanie comunali. C’è poi l’aspetto sociale: per quel che riguarda ad esempio i condomini, sono gli inquilini che decidono se fare un determinato intervento, che ha comunque dei costi economici e che a volte risulta invasivo. Serve quindi un continuo lavoro per coinvolgere e far capire alle singole famiglie i ritorni in termini di consumi energetici, costi in bolletta, comfort e salubrità dell’ambiente abitato.

A ciò si aggiunge la poca chiarezza e stabilità degli incentivi fiscali. In Italia infatti la normativa è piuttosto vantaggiosa, c’è ad esempio il cosiddetto “ecobonus” con cui i cittadini possono recuperare dal 50% al 75% delle spese sostenute per interventi di riqualificazione. Tuttavia, spesso l’utente non ne è a conoscenza oppure non capisce come si applica. Inoltre, non essendo una misura strutturale, può cambiare in ogni momento.

 



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