Skip to main content

Un’analisi della legge di bilancio

Il 16/10/2017 il Consiglio dei Ministri ha approvato il ddl di bilancio 2018-2020, dopo che il Parlamento aveva approvato (il 23/09 scorso) la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza dell’11/04/2017, con  qualche “mal di pancia” però da parte di Mdp-Articolo 1, poi passato all’opposizione del governo Gentiloni.

Con il “decreto fiscale” n.148/2017 (in realtà provvedimento omnibus), approvato il 13/10, in G.U. dal 16/10 scorso, la manovra in esame vale circa 20,4 mld. di euro: la copertura (si fa per dire…) arriva, per 10,9 mld., dal deficit aggiuntivo (rispetto ai programmi da noi già accettati e grazie ai nuovi criteri di “flessibilità” europea) spuntato nel confronto con i nostri “controllori” di Bruxelles, che paiono oggi “accontentarsi” di una riduzione del nostro deficit annuale dello 0,3% (anziché dello 0,8%) mentre, per i restanti 9,5 mld., dall’insieme di maggiori entrate (per 5,7 mld. = 60%) e da tagli di spesa (per 3,8 mld. = 40%).

Poiché la cancellazione delle norme di salvaguardia per il 2018 (già previsto aumento di iva e accise, giustamente ritenuto di significato depressivo per l’economia) vale 15,7 mld. (1 mld. circa assicurato dalla rottamazione-bis delle cartelle) e gli incassi dell’asta delle frequenze 5G (super-internet dei cellulari) non potranno impattare, come è per tutti i provvedimenti una tantum, sul nostro deficit strutturale (che è comunque fissato, nel 2018, all’1,6% del pil), al fisco è affidato il compito di “portare a casa” circa 5,5 mld. di misure e risorse “strutturali” per finanziare gli impegni incomprimibili (es: missioni all’estero), i rinnovi contrattuali di tutto il pubblico impiego, le misure indifferibili per la crescita e l’occupazione, specie giovanile, ecc, ecc.

C’è però da dire che i “tagli” (nuova spending review), fondati soprattutto su una stretta selettiva alla dotazione dei Ministeri (1 mld. circa già dal 2017, ripetuto per ciascun anno del triennio 2018-2020), come da tradizione italiana non raggiungono mai l’obiettivo, teorico ed ottimistico, indicato. Vediamo, ora, le principali “voci di spesa”, salve le modifiche, difficilmente migliorative, che verranno introdotte in sede di conversione, che inizierà l’iter al Senato, dove la maggioranza parlamentare è più risicata:

1) sgravio contributivo del 50%, per i primi tre anni, per i datori di lavoro privati che assumano giovani under 35 nel 2018 (dal 2019, solo per le assunzioni di giovani fino a 29 anni) con contratto di lavoro a tutele crescenti. Il beneficio giunge al 100%: per chi assuma studenti con alternanza studio/lavoro; lavoratori al Sud e disoccupati; “neet”, cioè giovani under 29 che non studiano, né lavorano (gli oneri previsti vanno, complessivamente, da poco più di 300 milioni di € nel 2018, fino a quasi 2 mld. di €, a regime);

2) confermato il super-ammortamento (del 130%, anziché del 140%) per chi acquisti (fino a giugno 2019) macchine utensili tradizionali, ovvero iper-ammortamento al 250% per chi acquisti beni (nel 2018 e fino a giugno 2019) legati alla digitalizzazione della produzione (nell’ambito dell’impianto di “industria 4.0”). Potenziata anche, con una manciata di milioni di € aggiuntivi, la “nuova Sabatini” per l’acquisto di macchinari;

3) in arrivo circa 2 mld. di € per il rinnovo dei contratti degli statali (fermi dal 2010), che diventano quasi 3 mld. con gli accantonamenti teorici previsti nelle manovre economiche dei 2 anni precedenti. Tuttavia per il personale di tutto il pubblico impiego (statali compresi) occorrono almeno 5,5 mld. di € per i benefici contrattuali del triennio 2016-2018, anche solo per garantire gli 85 € mensili lordi promessi dall’Intesa governo-sindacati del 30/11/2016, non sottoscritta dalla Confedir. Regioni ed enti locali dovrebbero poi trovare i fondi nei loro bilanci (ma con quali risorse, senza penalizzare i servizi resi?) per gli aumenti salariali dei loro dipendenti, mentre per dipendenti e dirigenti della Sanità il finanziamento è a carico del Fondo sanitario nazionale, che dovrebbe crescere nel 2018 almeno fino a 115 mld. e più (quindi di oltre 2 mld. sul 2017) per consentire anche tale adempimento. C’è, infine, l’esigenza (solo politica e con costo stimato di circa 250 milioni/anno) di confermare il bonus Renzi degli 80 € netti mensili in busta-paga al personale dipendente con redditi fino a 24-26.000 € lordi/anno, anche dopo i nuovi benefici dei rinnovi contrattuali, anche se gli 80 € netti erano e sono una regalia per consentire a Renzi di vincere le elezioni europee del 2014, mentre gli 85 € mensili lordi sono un diritto contrattuale;

4) è prevista l’assunzione di 1.500 dipendenti tra atenei ed enti di ricerca, la ripresa degli scatti biennali della retribuzione dei docenti, nonché il riallineamento delle buste-paga dei presidi ai dirigenti statali;

5) è introdotto il bonus verde (con detrazione al 36%, fino a 5.000 €) per ristrutturare ed irrigare aree verdi; è rinnovato (a tutto il 2018) il credito d’imposta al 65% per interventi di riqualificazione energetica delle singole unità immobiliari, mentre la proroga è al 31/12/2021 per i condomini. Per finestre isolanti, caldaie a condensazione e a biomassa, la detrazione scende al 50% (dal 65%), ma l’ecobonus sarà “portabile”, cioè su singole unità immobiliari potrà essere ceduto a terzi;

6) per le spese di formazione delle imprese per i propri dipendenti nel triennio 2018-2020 è previsto un credito d’imposta del 50%, fino al massimo annuale di un milione di euro;

7) previsto anche un percorso di ricollocazione anticipato durante il periodo di Cassa integrazione guadagni speciale, che sarebbe detassato per il lavoratore e de-contribuito al 50% per il datore di lavoro (fino a 4.030 €/anno) per 12 o 18 mesi, a seconda che il contratto sia a termine o a tutele crescenti;

8) una quindicina di categorie (non i medici) viene esclusa dall’aumento dell’età pensionabile a 67 anni dal 2017, l’Ape social verrebbe forse prorogata di un anno e l’accesso per le donne godrebbe di uno sconto di 12 mesi per ogni figlio, fino ad un massimo di 24 mesi;

9) maggiori possibilità di spesa, nel triennio 2018-2020, per gli enti locali (che potranno utilizzare gli avanzi di amministrazione) e finanziamenti aggiuntivi di 200 milioni per i comuni che hanno ottenuto risparmi nei loro bilanci;

10) nuove risorse per il Fondo contro la povertà, infatti dal 2018 debutterà il Rei (Reddito di inclusione), con 300 milioni in più dal 2018, 900 milioni nel 2019 e 1,2 mld. nel 2020 per portare tale sostegno da quasi 200 € mensili per la persona singola a quasi 500 € mensili per il nucleo da 5 persone o più;

11) vengono bloccati, anche per il 2018, i tributi regionali e locali, eccezion fatta per la Tari (quindi Imu, Tasi, addizionali varie, ecc.);

12) numerosi e piccoli benefici anche per svariate manifestazioni sportive;

13) confermato il bonus cultura di 500 € per i 18enni; 14) bonus (detrazione del 19%)per assicurare la casa dalle calamità (terremoti, rischi idrogeologici);

15) tornano le detrazioni al 19% per gli abbonamenti di trasporto dei pendolari fino a 250 €;

16) proroga di 2 anni per la cedolare secca al 10% sui contratti d’affitto a canone concordato;

17) nuovi bonus per l’acquisto di mobili, grandi elettrodomestici, televisori;

18) fondo per le famiglie di 100 mil./anno e bonus bebé prorogato per 3 anni per le famiglie con Isee non superiore a 25.000 €;

19) imposta del 6% (web tax) sul valore della singola transazione;

20) continua,comunque,sulla manovra di bilancio il suk che non comporterà grosse variazioni.

Non una parola sulla ripresa di una dignitosa indicizzazione delle pensioni, anche di quelle medio-alte, mentre si profila un percorso per alleggerire il super-ticket sanitario (10 € su diagnostica e visite specialistiche), ecc.
Ora, per sostenere la miriade dei nuovi impegni di spesa contenuti nel mostruoso provvedimento omnibus, le relative risorse dovrebbero derivare solo da queste fonti:

a) dalla rottamazione-bis delle cartelle ex Equitalia anche ai carichi affidati alla riscossione dal 2000 al 2016 (per chi non ha partecipato alla prima edizione); riapertura per chi non ha pagato le rate di luglio e settembre o la cui domanda non è stata accettata, nonché per le nuove cartelle in carico dal 1/01 al 30/09/17. Possibilità per gli enti locali di rottamare multe e tributi locali;

b) dalla introduzione (per contrastare l’evasione Iva) della e-fatturazione tra privati (dall’1/01/2019) e da luglio 2018 già per le cessioni di benzina e gasolio per motori e le prestazioni di sub-appaltatori nel quadro di un contratto di appalti pubblici; c) dalla nuova imposta Iri, cioè l’imposta sul reddito d’impresa o flat tax al 24%;

d) dalla limitazione delle compensazioni tra dare ed avere nei confronti della Agenzia delle entrate, nonché dal cosiddetto “efficientamento” del nostro sistema di riscossione;

e) da una riduzione da 10.000 a 5.000 € della soglia al di sopra della quale le pubbliche amministrazioni, prima di pagare un creditore, devono verificare la presenza di un mancato versamento a seguito di iscrizione a ruolo o notifica delle cartelle;

f) dagli investimenti esteri delle imprese esclusi dalla deduzione degli interessi;

g) dal raddoppio della tassa massima annua per le imprese oltre i 50 dipendenti che ricorrano ai licenziamenti collettivi;

h) dalla nuova spending review dei Ministeri;

i) dalla proroga onerosa delle concessioni per le scommesse sportive e le sale-Bingo.

Ad essere ottimisti, le risorse ricavate dall’insieme delle disposizioni di cui sopra, potrebbero arrivare a non più di 5 mld. di euro nel 2018, inadeguate per far fronte anche al solo rinnovo dei contratti pubblici.

Considerazioni finali, domande, valutazioni.

1. Il premier Paolo Gentiloni, a cui va la nostra umana simpatia, ma purtroppo riteniamo che la sua azione ed il suo dire siano pesantemente condizionati, dichiara che si tratta di una manovra “soft, non di lacrime e sangue”, nonché “assolutamente non elettorale”. A noi pare invece “inconsistente ed inadeguata” per garantire le tante promesse fatte, con una polverizzazione sospetta degli interventi di spesa, tali da sembrare trattarsi proprio di “tanti spot elettoralistici”, privi di “coperta” sufficiente, od addirittura senza la prevista e necessaria copertura.

2. Chi può credere, inoltre, alla realizzabilità, per di più congiunta, dei seguenti obiettivi fissati dalla recente Nota di aggiornamento al Def., e cioè:

a) incremento del PIL dell’1,5% per tre anni consecutivi (2017,2018,2019)?;

b) riduzione del deficit annuale in rapporto al pil (oggi attorno al 2% abbondante) all’1,6% nel 2018, allo 0,9% nel 2019 ed allo 0,2% nel 2020?;

c) riduzione del debito pubblico cumulato (che continua a crescere in termini assoluti da decine d’anni, e che oggi veleggia attorno al 132% abbondante del pil) al 130% nel 2018, al 127,1% nel 2019 ed al 123,9% nel 2020?;

d) accrescimento dell’avanzo primario (cioè la differenza tra entrate ed uscite al netto degli interessi sul debito), che è sceso negli ultimi anni e che oggi stenta a decollare dall’1,5%, addirittura al 2,5 nel 2018, al 3,5 nel 2019, al 3,8 nel 2020?;

e) e che dire della previsione sugli interessi sul debito (che oggi sono circa il 4% del pil, circa 65 mld. di €/anno), che dovrebbero scendere al 3,6% nel 2018 ed addirittura al 3,5 nel 2019 e 2020, quando non ci sarà più “san” Mario Draghi a proteggere l’Italia dalla Presidenza della Bce ed il QE sarà stato ridotto od annullato?.

3. Che ne è del Fiscal Compact, definito “assolutamente sostenibile” da Mario Monti, che l’aveva sottoscritto per l’Italia nel 2012, che prevede tra l’altro la riduzione di 1/20esimo annuale del debito oltre il 60% del pil (parametro, questo, ritenuto “fisiologico”), ovvero dell’obbligo del pareggio annuale di bilancio, addirittura sacralizzato in Costituzione, sempre nel 2012?. Passi per la misura, ma almeno la direzione andava imboccata! Questa è la lungimiranza dei nostri politici?. Non si ricordano, forse, che per neutralizzare l’ultima tranche delle norme di salvaguardia occorrono ancora 11,4 mld. nel 2019 e 19.2 mld. nel 2020, salvo lasciar crescere l’iva?

4. Sorprende vedere come in Italia anche i cosiddetti tecnici qualificati, quando assumono un ruolo politico, finiscono inesorabilmente per subire il contagio della politica (anche di quella più miope e sciatta), così da indurre il cittadino comune a chiedersi “lo sono?”, ovvero “lo fanno?”, gli sprovveduti, così da scambiare i sogni con le previsioni.

5. Riteniamo (analogo giudizio hanno già espresso anche gli organismi europei competenti) che gli obiettivi (annuali e triennali) della manovra in esame non saranno centrati. I nostri governanti, sempre tentati dal “comprare” con risorse pubbliche il consenso per sé, anziché meritarlo con una corretta gestione della cosa pubblica, hanno sprecato in questi ultimi 3-4 anni una occasione unica per ridurre il nostro mastodontico debito, cumulato dal nostro Paese in decenni di politiche irresponsabili, e nonostante le seguenti favorevoli condizioni: basso costo del denaro (e degli interessi sul debito); basso costo delle materie prime; presidenza Bce di Mario Draghi e Qe; calma sociale (contratti pubblici annullati, sacrifici enormi chiesti ai pensionati, ecc.).

6. Si comprende pertanto come le forze politiche (specie il Pd) temano le elezioni di primavera, così da indurre Matteo Renzi ad iniziative imprudenti (ad esempio sul rinnovo del governatore della Banca d’Italia), inseguendo il Movimento 5 Stelle, ma su un terreno molto scivoloso per lui.

7. Per salvare il salvabile, temiamo che dopo l’approvazione di questa manovra di bilancio e passata la tornata elettorale, si tornerà a parlare di “manovre correttive ed aggiuntive”, di nuovi sacrifici ai danni dei pensionati di oggi e di domani, di patrimoniali vere o mascherate.

8. Bisogna prendere atto, purtroppo, che chi esercita oggi il potere politico è mediamente privo di formazione specifica adeguata e rifugge da qualsiasi tipo di selezione intra od extra-Partito (neppure quella garantita dalla libera scelta ad opera del corpo elettorale), infatti tutti i recenti strumenti elettorali (Porcellum, Italicum, Rosatellum 1 e 2) non lasciano agli elettori la libera scelta dei candidati, obbligandoli a “scegliere”, per la stragrande maggioranza, all’interno della “rosa” nominata dai Partiti politici. Per tutte queste ragioni definiamo la nuova manovra di bilancio “vecchia nella lettera e nello spirito, miope e prevalentemente rivolta ad illudere il popolo sovrano”.

Michele Poerio, Segretario generale CONFEDIR e Presidente Nazionale FEDER.S.P.eV.;
Carlo Sizia, Direttivo Nazionale FEDER.S.P.eV.


×

Iscriviti alla newsletter