Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, giunge alla terza tappa del suo viaggio africano: il Ghana. Un Paese strategico per il consolidamento del ruolo italiano nell’Africa sub-sahariana, del quale già nel 2015 i visitatori di Expo avevano potuto apprezzare il ruolo come secondo produttore mondiale di cacao.
Il legame con l’Italia è già intenso: dalle grandi infrastrutture realizzate da aziende tricolori al settore energetico e petrolifero, dall’interscambio commerciale alla collaborazione nelle operazioni di peacekeeping. Senza dimenticare l’importante presenza, concentrata soprattutto nel nord Italia, di una comunità di oltre 60.000 ghanesi, integrati nel tessuto sociale e lavorativo.
LA VISITA DI PAOLO GENTILONI IN GHANA IN 24 FOTO
La visita bilaterale di Gentiloni al Presidente Nana Akufo Addo rende ancora più solide le basi della cooperazione. Come testimonia l’annuncio dell’apertura di una linea di credito italiana verso il Ghana di 25 milioni di euro, per l’acquisto di macchinari a favore delle piccole e medie imprese. O l’intenzione di voler potenziare, sia da un punto di vista politico che economico, il ruolo dell’Italia nell’Africa, data la nostra centralità nel Mediterraneo. Così ha rimarcato il presidente del Consiglio intervenendo al Kofi Annan Peacekeeping Center, dove vengono formate le forze armate di mantenimento della pace dei paesi africani.
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C’è, poi, un altro grande pezzo in questa scacchiera, ed è l’Eni che, dopo la scoperta di un giacimento di petrolio e gas, sta portando avanti il progetto Offshore Cape Three Points (OCTP) per un investimento record di circa 7 miliardi di dollari. Gentiloni, accompagnato dal ceo di Eni, Claudio Descalzi, dal vicepresidente Lapo Pistelli, dall’ambasciatore Giovanni Favilli e dalla delegazione governativa, è stato condotto in elicottero sulla maestosa piattaforma petrolifera “John Agyekum Kufuor”, messa in produzione in appena 29 mesi e progettata per essere ad impatto ambientale zero. Un investimento, del resto, che giova l Ghana, il quale ne ricaverà gas ed elettricità per più di 15 anni, oltre all’impegno di Eni Foundation nel fornire programmi sociali e sanitari alle 300 mila persone che vivono nei villaggi retrostanti.
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Il cerchio sembra chiudersi, quindi. Perché più investimenti stranieri portano benessere e migliorano le condizioni di vita delle popolazioni, che, almeno teoricamente, dovrebbero essere meno indotte a migrare illegalmente. Il futuro dell’Africa deve potersi costruire in Africa: e questo, del resto, sarà uno dei temi al centro dell’imminente vertice, il quinto, fra Unione europea e Unione africana, nella capitale economica della vicina Costa d’Avorio, Abidjan.