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La Grande Onda di Hokusai approda a Roma

Al Museo dell’ Ara Pacis in una splendida mostra organizzata nell’ambito del Progetto “Musei in Comune” partenariato con Zètema Progetto Cultura, fino al 14 Gennaio 2018,saranno esposte opere appartenenti ai maestri del “ mondo fluttuante” ed in particolare di Katsushika Hokusai, con oltre duecento produzioni provenienti da quel lontanissimo tempo in cui il Giappone ondeggiava tra la dominazione shogun Tokugawa e una nuova classe nascente tra la fine del 1700 e il 1800.
Questo tempo dell’antica città di Edo, l’attuale Tokio, fu catturato nel suo splendore, ancora isolato e incontaminato, dallo sguardo poetico e romantico del grande Maestro Hokusai che ci ha tramandato quel mondo in minuziose vedute tra brume dell’aria e umida rugiada, lasciando le sue orme inconfondibili sulla storia dell’arte e della pittura di tutto l’Ottocento e di gran parte del Novecento.
La Mostra offre un percorso suggestivo con oltre duecento stampe , xilografie, rotoli, surimono, Manga che si sviluppano in cinque mete o sezioni curate con eleganza da Rossella Menegazzo, la quale ci conduce ,con una crescente, sorpresa dalle immagini di paesaggi con barche, ruote e ponti alle leggiadre fanciulle dai Kimono elegantissimi, riccamente stampati e dai colori variegati, ai guerrieri e alle creature animali reali e fantastiche.
Si ha, man mano, una percezione crescente di passaggio dalla realtà al sogno rarefatto di una visione che è autenticamente fluttuante. E’ un mondo dedito al lavoro, all’attività, dove il paesaggio non è un contesto di poco conto, ma è un insieme avvolgente, un macrocosmo di spettacolare bellezza , di terribile fascino. Così come La Grande Onda, l’opera che più di ogni altra ha reso famoso il Maestro Hokusai e verso cui, con strabiliante fascino, hanno guardato numerosi artisti impressionisti . La Grande Onda fa parte de Le Trentasei Vedute del Monte Fuji.
La Grande Onda, rappresentata con straordinario realismo come in un fermo immagine , uno scatto fotografico anzi tempore nell’attimo prima di abbattersi sulle barche dei pescatori, si erge come un sipario aperto che dà lustro al vero protagonista, il Monte Fuji, appunto, immobile e imperante su tutto un mondo che oscilla ed è soggetto all’andirivieni delle onde del mare, al sibilo del vento e alla instabilità degli eventi.
Molto eleganti nelle teche sono i rotoli , i quali si sviluppano in verticale o in orizzontale con quell’inarrivabile fascino delle opere orientali.
Si percepisce il primitivo stupore del mondo giapponese ancora immerso in un torpore operoso e nella lentezza, in cui le attività umane sono subordinate ad una natura imperante che si manifesta con la forza del vento, delle onde del mare, ma anche con la bellezza sconvolgente della natura all’alba o duranti i tramonti, delle piante e degli animali.
Accanto alle figure femminili c’è sempre un libro o un rotolo rappresentato ai piedi , vicino ai bordi delle vesti e dei kimono che comunicano la dolcezza e la raffinata personalità dei soggetti rappresentati.
Il passaggio da Est ad Ovest o da Sud a Nord avviene attraverso La “beltà della moda”, la “fortuna e il buon augurio”, l’ “essenza della natura” e i Manga manuali per imparare. Questi sono anche i “titoli” delle sezioni che confrontano opere non solo di Hokusai , ma anche di altri artisti di quel periodo.
Quello che colpisce son le minuziose e meticolose descrizioni pittoriche dell’artista che ricorreva alla narrazione fantastica per raccontare la vita reale , con quel tocco magico che rende fiori, animali e persone, personaggi estremamente realistici e nel contempo fiabeschi, di una fiaba esotica e lontana, la fiaba della quale tutti i pittori impressionisti tra cui Monet e Van Gogh subirono l’incanto. Le linee del disegno ,spesso, sono stilizzate, i colori brillanti. lL’effetto è quello del viaggio esotico nel mondo concavo di un incanto che sempre ispira il Giappone in chi lo rappresenta e in chi se lo rappresenta.
Le contaminazioni tra Giappone ed Europa nel 1800 avvennero grazie ai commerci delle navi inglesi che si spinsero con i loro motori a vapore e i loro fumi neri fino alla famosa prefettura della Baia di Kanagawa.
Tutta questa suggestione torna intatta nella bella mostra all’Ara Pacis che prova a metterci sulle orme di questo grande artista approdato a Roma eterna città fluviale anch’essa in una duplice e squisita forma poetica.

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