Al via Megawatt, la due giorni milanese di Stefano Parisi durante la quale l’ex amministratore delegato di Fastweb svela non solo la creatura politica incubata “negli ultimi 12 mesi di lavoro serrato” ma, soprattutto, il programma di governo che sottoporrà agli altri componenti della coalizione di centro destra: Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. “Prima ancora di capire quale sarà il nostro rapporto con Berlusconi e con Salvini – spiega l’ex avversario di Beppe Sala alle passate amministrative di Milano – vogliamo capire se avremo un popolo e se saremo in grado di restituire alla gente la fiducia nella politica”.
ALLEANZA SI’, MA RIBADENDO LA NECESSITA’ DI CAMBIARE REGISTRO
Parisi non ci gira attorno e, introducendo le 48 ore di dibattiti che contribuiranno ad affinare il programma che verrà svelato soltanto domenica, dichiara: “Siamo convinti che il prossimo governo dovrà fare cose molto diverse da quelle fatte negli ultimi venticinque anni. Noi – continua – comprendiamo la mancanza di fiducia degli italiani nella politica e abbiamo come sfida quella di restituirgliela, attraverso un programma quinquennale che non sia fatto di spot e miri a ricostruire il Paese”. “Vogliamo – aggiunge – puntare sui giovani, portarli in Serie A e rimettere la bandiera europea dietro la poltrona del presidente del Consiglio” in riferimento alla polemica tra Roma e Bruxelles che caratterizzò buona parte del governo Renzi. È dunque un Parisi che non manca di attaccare l’avversario politico, il PD, ma che mette subito in evidenza ciò che lo distingue dagli alleati meno europeisti (Lega e FdI), pur riconoscendo “la necessità di ridisegnare non solo il nostro rapporto con l’Europa ma anche l’Europa stessa”.
IL PROGRAMMA: MENO STATO E PIU’ LIBERTA’ AI CITTADINI
Il programma economico del nuovo soggetto politico guidato da Parisi (di cui ancora non si conosce il nome) viene presentato durante Megawatt dal professor Riccardo Puglisi: “In questo clima marxista di ritorno – commenta l’economista – diventare ricchi è considerato aberrante. Per questo noi vogliamo meno Stato e più autonomia per i cittadini così da concedere loro di spendere i propri soldi”. “Se oggi l’economia va meglio – fa notare Puglisi – non è merito del PD ma di Draghi. La realtà è che noi cresciamo meno degli altri Paesi europei. Per questo dobbiamo liberarci della zavorra del passato: il nostro programma prevede anzitutto una seria spending review e una rivoluzione fiscale che introduca un modello sulla falsariga di quello elaborato dall’Istituto Bruno Leoni” (che Parisi aveva già lanciato a Milano, chi volesse approfondire clicchi qui). “Non solo – conclude il professore – dato che l’Imu è stata una ‘vaccata’ , in quanto ha raddoppiato una tassa colpendo il tesoretto degli italiani, abbiamo come priorità quella di ripristinare l’Ici”.
FRANCESCO FORTE: “SI PRIVATIZZI IL DEMANIO”
Sul palco di Megawatt anche l’ex ministro delle Finanze del governo Fanfani, il professor Francesco Forte: “Negli ultimi 5 anni – attacca – il nostro debito pubblico è aumentato in modo verticale, aggravando la condizione di servaggio del nostro Paese rispetto l’Europa e inibendo le banche che non fanno più credito”. Quindi Forte, uno dei maggiori interpreti del liberalsocialismo italiano, propone la ricetta che negli ultimi anni era stata ventilata più volte da Giulio Tremonti (non mancando di far discutere): “Bisogna privatizzare il demanio, vendendo parchi e coste. Si recupererebbero circa 100 miliardi di euro e si risparmierebbero i soldi di gestione. Sul fronte tributario – prosegue l’ex ministro – il mio modello di imposta piatta prevede una aliquota al 23% che salvaguardi la progressività verso il basso con deduzioni e detrazioni fino ai 50 mila euro. Così facendo si ripagherebbe da sé, eccetto per un 1% del Pil cui si potrebbe ovviare con un contributo sanitario regionale tarato sul reddito da affiancare a una imposta volontaria per chi è sopra il 2%”.
PENSIONI: “RIFORMA FORNERO BOCCIATA SU TUTTA LA LINEA”
Sul fronte pensionistico, per Forte “il sistema Fornero sarebbe da bocciare perché legato genericamente alla speranza di vita mentre, per perseguire l’equità, andrebbe commisurato all’aspettativa di vita dei lavoratori diversificata a seconda degli impieghi e tenendo in considerazione quelli usuranti e non”, perché, spiega l’ex ministro “chi lavora ha una aspettativa minore rispetto a chi non lavora e chi fa un lavoro usurante tende a vivere ancora meno”. Quanto all’uscita dal mondo del lavoro: “dovrebbero essere previsti degli scaglioni e lasciare ai cittadini la libertà di scegliere quando ritirarsi”. Inoltre “agli ottantenni che ancora lavorano – illustra il professore – dovrebbe essere chiesto il solo contributo di solidarietà, perché i contributi li hanno già pagati per tutta la vita”.
SCUOLA: “STOP AI FINANZIAMENTI PUBBLICI, SIANO GLI STUDENTI I DATORI DI LAVORO”
Programma ultra-liberale anche per ciò che concerne l’istruzione. A illustrarlo dal palco del Megawatt meneghino il docente di Scienza delle Finanze della Bicocca Ugo Arrigo: “La spesa universitaria è di 9 miliardi, 2 sono coperti dagli studenti, il resto lo mette lo Stato – puntualizza il professore – Deve invece essere lo studente a portare i soldi negli atenei, così da incrementare la competitività tra le università e permettere alle migliori di espandersi”. “Questa proposta – argomenta Arrigo – potrebbe applicarsi anche alle scuole superiori. Naturalmente lo Stato garantirebbe l’accesso all’istruzione fino ai suoi livelli più alti con un sistema di borse di studio per i meritevoli e i meno abbienti, smettendo però di finanziare in via diretta, a pioggia, gli atenei”.