“Non è stata una rottura tra i vertici dei partiti del centrosinistra: la frattura si è creata soprattutto nell’elettorato”. Maurizio Migliavacca da tanti anni è il braccio destro del conterraneo Pier Luigi Bersani: il primo di Fiorenzuola d’Arda, il secondo di Bettola. Cinque anni fa, di questi tempi, era il suo principale collaboratore nella stesura delle liste dei candidati dem a Camera e Senato. Ora è alle prese con il varo della nuova creatura, il partito “Liberi e Uguali”, frutto del matrimonio tra Mdp-Articolo Uno, Sinistra Italiana e Possibile di Pippo Civati. Il lavoro di riconciliazione di Piero Fassino per conto del Partito Democratico non ha dato frutti. Mdp è andato per la sua strada. “Sbaglia chi descrive questa contrapposizione – ha spiegato Migliavacca a Formiche.net – come una rottura tra i leader per questioni personali. I problemi sono sorti con il Jobs Act, la Buona Scuola, la posizione sul Referendum delle trivelle. Su questi temi è avvenuta la rottura. Un cambiamento, una svolta, non l’abbiamo certo vista in questi ultimi tempi: è ancora il Pd renziano di sempre. Meglio correre distinti, a questo punto”.
Un anno fa il popolo del No festeggiava la vittoria al referendum costituzionale. “È stata la goccia – ha proseguito Migliavacca – che ha fatto traboccare il vaso. Speravamo che quella sconfitta fosse sufficiente per cambiare l’atteggiamento di Renzi e del partito, ma così non è stato. La frattura, comunque, è avvenuta nell’elettorato: lo abbiamo visto nelle città – ad esempio Genova e Sesto San Giovanni – in cui il centrosinistra ha perso nonostante fosse unito”.
Perché avete sentito la necessità di indicare subito il presidente Pietro Grasso come vostro leader? “Il Rosatellum non prevede che venga delineato un candidato premier, ma impone la presentazione di un programma e di un leader. Perciò abbiamo scelto Grasso, per la sua storia, per la sua moralità, per il suo profilo. È il giusto portabandiera”. Presentandolo in pompa magna Liberi e Uguali rischia che venga tirato per la giacchetta: Grasso è ancora presidente del Senato. “Ci sono stati già dei precedenti di presidenti delle Camere interventisti: Gianfranco Fini, Fausto Bertinotti, Giovanni Spadolini. Andrebbe però rimarcato che Grasso questa responsabilità politica l’ha assunta a poche settimane dallo scioglimento del Parlamento. Se l’avesse fatto sei mesi fa capirei le polemiche, così no”.
Migliavacca in queste settimane è alle prese con la questione banche: è infatti il rappresentante di Mdp all’interno della commissione d’inchiesta presieduta da Pierferdinando Casini. In molti sottolineano la liaison tra Mdp e il sindacato guidato da Susanna Camusso. Rischiate di diventare il partito della Cgil? “Non nascondiamo la stima che nutriamo nei confronti della Cgil: ci sono tanti punti in comune sul lavoro, pensioni, precariato. Ma la nostra proposta va ben oltre l’attività sindacale, ci rinvolgiamo a tutti, anche al popolo delle partite Iva. Non dimentichiamo che ci sono tanti avvocati precari tanto quanto i lavoratori di Amazon”.
Il senatore spera che entri a far parte della nuova compagine il presidente della Camera Laura Boldrini: c’è posto anche per lei. “Ce lo auguriamo che Boldrini venga con noi. Però è prematuro parlare di candidature nei vari collegi, come si legge sui giornali”. Corriere e Repubblica infatti ipotizzano già la discesa in campo dei big: D’Alema nel Salento, Speranza in Basilicata, Errani e Bersani in Emilia-Romagna, Civati in Lombardia. Liberi e Uguali non intende però scherzare su un punto: niente patti di desistenza in alcuna zona d’Italia. La sfida con il Pd sarà collegio per collegio: “È la legge elettorale che ci costringe a candidarci in ogni collegio uninominale con il candidato migliore. Noi eravamo per il voto disgiunto, ma siamo stati obbligati a indicarne uno che sfiderà i candidati degli altri”.
Massimo D’Alema si è lasciato scappare una previsione che potrebbe rivelarsi una profezia o uno sciagurato azzardo: Liberi e Uguali ha le carte in regola per ottenere il dieci%. Però i sondaggi parlano di un sei per cento:“Si stanno alzando i consensi, ieri ci davano all’otto. Credo comunque che i sondaggi adesso siano inattendibili, soprattutto quelli su di noi, visto che siamo nati pochi giorni fa. Saranno più credibili da gennaio in poi”.