“Il mio lutto per la perdita del Regno Unito continua e non sarà mai sanato”. In questo coro di soddisfazione per l’accordo raggiunto sulla Brexit dal premier britannico Theresa May e dal presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker, l’economista Gustavo Piga non ha nascosto il suo sconforto: “D’ora in poi Londra sarà una realtà alleata e non una parte di noi, così come accade per gli Stati Uniti”.
IL DIVORZIO
Di sicuro – ha spiegato il professore ordinario di Economia politica all’Università di Roma Tor Vergata – si tratta di un “divorzio in piena regola visto che si è deciso sui soldi, ovvero i finanziamenti britannici all’Ue, sulle proprietà (i confini) e sui figli (i cittadini britannici residenti in Ue e i cittadini europei residenti in Uk)”.
LA FINE DELL’INIZIO
“Parto dalle parole del primo ministro irlandese che, a seguito dell’accordo, ha parlato di ‘the end of the beginning’ e cioè “la fine dell’inizio’. In questo modo si concentra su un aspetto importante ovvero che il processo è avviato e non si è arenato e che si sono stabiliti una serie di vincoli di breve periodo. E questo è vero”.
PERCHE’ BRUXELLES HA VINTO
“In tal senso – ha proseguito Piga – va notato che il Regno Unito con la Brexit esce più sconfitto dell’Ue. Londra ha un solo vantaggio al momento: può dare certezze al mondo imprenditoriale britannico che riprende o mantiene gli investimenti. Inoltre gli imprenditori hanno garanzie commerciali in Irlanda e non hanno motivo di temere per i propri dipendenti europei che sono garantiti nei loro diritti e che non perdono lo status di residenti anche nel caso di spostamenti fuori dal Regno Unito per cinque anni. Dunque per la City un bel sospiro di sollievo e pure una boccata d’ossigeno per il premier May il cui governo non vive un momento facile. Sempre secondo quest’ottica – ha continuato il docente del secondo ateneo romano – il vincitore è Bruxelles che ha ottenuto il finanziamento britannico al budget europeo fino al 2021, la protezione dei diritti dei residenti Ue finché non c’è la separazione e il fatto che i diritti acquisiti vengono tutelati”.
L’INIZIO DELLA FINE
Secondo Piga però “un altro modo di vedere la questione è quello dell’inizio della fine. Per Bruxelles è importante mandare il messaggio che sia costoso e poco vincente uscire dall’Unione europea ma rimane che questo è l’inizio della fine: in una visione di lungo periodo non c’è dubbio che chi voleva la Brexit ha ragione di esultare e chi non la voleva ha ragione di continuare a piangere. Londra si è riappropriata dei propri tribunali, delle proprie politiche di immigrazione e si sgancia dalla futura legislazione europea, compresa quella politica fiscale del Fiscal Compact basata sull’austerity e sulla mancanza di flessibilità. Il premier May – ha aggiunto – ha trovato un equilibrio fragile in un Paese diviso. Chi voleva la Brexit comunque l’ha ottenuta, cambiamenti fondamentali ce ne sono anche per chi come noi voleva l’Ue con il Regno Unito dentro”.
PERCHE’ BRUXELLES HA PERSO
Ed è a questo punto che si arriva ai motivi per cui – sebbene tanti gridino alla vittoria – in realtà anche Bruxelles ha perso. “Le future generazioni europee saranno orfane del Regno Unito e del suo sano pragmatismo che sapeva integrare energie in un Continente spesso poco dinamico. A mio parere – ha puntualizza l’autore del recente volume ‘Difendere l’Europa’ – è pericoloso non realizzare bene quel che è successo perché vuol dire che non siamo capaci di sentire quello che vuole la società. Ora rischiamo di perdere pure la Polonia perché non vengono curati altri aspetti a sufficienza. Mi preoccupa che stiamo a celebrare la Brexit – ha evidenziato Piga -. A Londa si riappropriano di diversità che Bruxelles non ha ascoltato. E’ l’inizio della fine di una certa Ue, diversa, è una perdita importantissima che ci indebolisce, un campanello d’allarme. Il Regno Unito chiedeva più attenzione all’immigrazione, alle politiche di austerity, al dominio delle leggi europee e l’abbiamo perso per le scarse capacità di leadership dei nostri politici e per alcuni difetti strutturali dell’Ue”.
LE CONSOLAZIONI PER BRUXELLES
In uno scenario in cui appaiono tutti vincitori e vinti per l’Unione europea ci sono però “due consolazioni”. “La questione irlandese non va sottovalutata – ha detto Piga -, si potevano creare dei rischi enormi in termini di tensioni geopolitiche ma anche a livello commerciale”. Invece, grazie al fatto che non ci sarà alcuna frontiera tra il Nord e il Sud dell’Irlanda, “Belfast, Dublino e Londra costituiranno un unico blocco e quindi l’accordo che faremo nei prossimi due anni sarà all’incirca come quello tra Canada e Ue, il Ceta, molto aperto, di non protezionismo. Ci sarà un’unione doganale forte e questo è un bene per l’economia britannica e per quella europea. Ed è anche un bene dal punto di vista culturale. La seconda consolazione è che l’uscita del Regno Unito dall’Unione renderà possibile la difesa comune europea su cui Londra era contraria”.