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I 70 anni della Costituzione e il futuro che ci aspetta

Di Francesco Clementi
costituzione

Settanta anni fa – esattamente in questo giorno – veniva promulgata dal Capo dello Stato provvisorio Enrico De Nicola, e poi pubblicata il giorno stesso nella Gazzetta ufficiale, la Costituzione italiana, ossia la Carta costituzionale degli Italiani, elaborata e scritta dalla Assemblea costituente, eletta quasi due anni prima dal voto libero ed eguale di uomini e, per la prima volta, pure di donne, il 2 giugno 1946.

Dunque una data importante, che oggi, però, è molto più di una ricorrenza sul calendario. Per almeno due ragioni.
Innanzitutto per la cifra raggiunta – settant’anni – che rendono la celebrazione di questa ricorrenza un traguardo importante, che esprime tanto una forte continuità nei valori quanto una solida stabilità nelle scelte istituzionali di fondo, allora delineate: in primis, in quella dell’essere una Repubblica. E poi perché questo anniversario cade alla scadenza di una legislatura assai intensa e turbolenta, che ha dedicato molto del suo tempo proprio al tentativo di ammodernamento della Parte II della Costituzione, con l’obiettivo di favorire il necessario cambiamento delle nostre Istituzioni, rimanendo in piena continuità con le scelte adottate, appunto, settanta anni fa.

Eppure, ancora una volta, come già avvenuto pur con modalità ed intensità diverse negli ultimi quaranta anni, quel tentativo non ha prodotto effetti, in ragione dell’esito del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, lasciando così invariata la meccanica costituzionale di allora.

Tuttavia, ben presto, ancora una volta, i problemi lasciati insoluti riemergeranno con forza (perché anche queste sono ricorrenze da non dimenticare…), a partire innanzitutto da un bicameralismo che vede nel doppio voto di fiducia tra Governo e Parlamento l’alfa e l’omega di tante disfunzioni che, rispetto ad altri Paesi europei, hanno reso il nostro Paese negli anni più debole nelle sue scelte e più fragile nelle sue dinamiche.

Così, spinti dalla realtà delle cose e dagli eventi della Storia, in un tempo ragionevole, torneremo ad interrogarci nuovamente sulle nostre istituzioni, cercando di riannodare i fili di un processo riformatore troppe volte interrotto.

Quel giorno, tuttavia, proprio per non ripercorrere gli errori del passato, dovremo essere più consapevoli delle resistenze, culturali, sociali e politiche, che ci imbrigliano da troppi anni e che ci impediscono di superare i nostri problemi.

Sì, facciano dunque le celebrazioni oggi e si festeggi adeguatamente questo Settantesimo: che non è poco arrivarci e, in sé, non è neanche per nulla scontato. Anzi. E tuttavia, per evitare che questa celebrazione non sia una mera ricorrenza, si vivano questi momenti di festa con spirito riflessivo e costruttivo, ragionando tra il già e il non ancora, sulle scelte collettive che dobbiamo compiere tutti insieme per migliorare la qualità del nostro vivere in comune sotto il cielo delineato da questa Costituzione.

D’altronde, il senso degli anniversari, in fondo, è questo: essi servono a ritrovare consapevolezza, facendo memoria, e a progettare il futuro, costruendo soluzioni adeguate al tempo che ci aspetta.



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