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Fintech, la strategia dell’Italia raccontata da Pier Carlo Padoan

Di Pier Carlo Padoan
sofferenze

Il fintech sfrutta l’avanzamento tecnologico per cambiare un settore che ha definito le sue strutture essenziali molti secoli fa. Pur incidendo ancora in maniera marginale sul totale dei mercati dei capitali, il settore cresce a una velocità maggiore rispetto a quella dei mercati dei capitali tradizionali e vede investimenti sempre più consistenti, pari a oltre 13 miliardi di dollari nel 2016 (di cui 1,2 miliardi a livello europeo).

Questo settore ha la capacità e la potenzialità di cambiare la struttura dell’intermediazione finanziaria per come è stata concepita fino ad oggi, riducendone i costi, aumentandone l’efficienza, e ampliandone la portata, sia in termini di prodotti sia di consumatori. La crisi finanziaria ha dimostrato quanto sia cruciale implementare, con le giuste tempistiche, una policy equilibrata rispetto a un mercato che si evolve più rapidamente delle dinamiche legislative. Per questo è importante che la regolamentazione proceda pari passu con lo sviluppo del settore, permettendone un’espansione dei servizi offerti nel rispetto della figura centrale del consumatore.

A livello europeo lo sviluppo del settore ha due caratteristiche principali. In primis, le aziende fintech hanno dimensione prevalentemente domestica (al massimo europea). Allo stesso tempo, nonostante il mercato si stia sviluppando più lentamente che altrove, emergono già delle discrepanze tra Paesi in termini di regolamentazione. Di questi aspetti tiene conto il dibattito europeo, nelle cui sedi principali è già entrato il tema del fintech. La Commissione europea presenterà un piano d’azione a inizio 2018.

Negli scorsi mesi i cittadini e le imprese sono già stati chiamati a esprimere il proprio parere sulle linee-guida da seguire sulla regolazione del settore. La dimensione del fintech coinvolge tanto i servizi finanziari (e il mercato finanziario) quanto gli aspetti più innovativi della tecnologia.

Il governo in questi anni è stato attivo in maniera diversa su entrambi i fronti. In primis, il governo è stato impegnato in una profonda ristrutturazione del sistema bancario (e finanziario) italiano, al fine di garantirne la modernizzazione e il consolidamento. Il sistema è ora in condizioni di maggiore solidità, le performance sono di nuovo positive, mentre i crediti deteriorati stanno diminuendo in maniera sempre più consistente. Riportare il settore a una dimensione di efficienza operativa era una precondizione per poter affrontare le sfide dell’avanzamento tecnologico.

Attraverso il programma Finanza per la crescita e il piano Industria 4.0, il governo ha favorito l’innovazione e gli investimenti in tecnologie abilitanti. Un’attenzione speciale è stata dedicata alle start up e Pmi innovative, nonché alle modalità di finanziamento più avanzate, come il già citato crowdfunding e l’equity crowdfunding. Da luglio 2017 questo governo ha attivato un tavolo di confronto con gli operatori del mercato, che vede oggi un ulteriore momento di scambio, anche alla presenza delle autorità di regolamentazione (Consob, Banca d’Italia), parte di questo processo di trasformazione. Anche per il fintech, l’azione del governo ruota attorno a tre parole-chiave: semplificare, incentivare, investire.

L’obiettivo è quello di creare il miglior ambiente d’impresa possibile, che metta le aziende in condizione di sperimentare prodotti innovativi, anche in un contesto inizialmente più tutelato, ma sempre nel pieno rispetto dei diritti dei cittadini e dei clienti/consumatori, nonché nella tutela della loro sicurezza e della privacy. Un ambiente favorevole agevola l’afflusso di capitali e talenti dall’estero, per questo è importante disegnare un quadro normativo snello e reattivo rispetto alle richieste di cittadini e di imprese, capace di interagire sinergicamente con le regole sovranazionali e degli altri Paesi.


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