La situazione in Venezuela è sicuramente peggiorata da quando governo e opposizione si sono seduti a un tavolo per trovare una soluzione consensuale alla crisi umanitaria che vive il Paese. Non resta che riprovarci ancora, nel tentativo di proseguire la strada politica e cercare di contenere l’esplosione sociale che sembra imminente. L’iperinflazione del 2017 è arrivata al 2616%, una cifra insolita nella storia economica mondiale. E per la Commissione di Finanze del Parlamento venezuelano la situazione potrebbe ancora peggiorare: nel 2018 – in queste condizioni – si prevede un aumento fino al 14.000%.
L’APPUNTAMENTO DEL 18 GENNAIO
Il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, insiste che le condizioni non sono così drammatiche, ma che l’esagerazione fa parte di un piano di destabilizzazione orchestrato dagli Stati Uniti per mettere mano sulle risorse petrolifere del Paese. Tuttavia, il governo ha insistito nella necessità di dialogare e lo scorso sabato si è decisa la data di un nuovo incontro con l’opposizione. Nonostante il fallito tentativo di Santo Domingo, Repubblica Dominicana, a dicembre del 2017, dove non si è raggiunto l’accordo su sei punti, il prossimo 18 gennaio riprenderanno dunque i negoziati per la crisi venezuelana.
LE DUE REALTÀ PARALLELE
Com’è successo negli ultimi 20 anni in Venezuela, i fatti sembrano avere un doppio volto anche sul processo di dialogo. Secondo il portavoce del governo di Maduro, il ministro della Comunicazione e l’Informazione Jorge Rodríguez, le due parti sono d’accordo su quasi tutti i punti in discussione. E quel poco che resta da chiarire, sicuramente sarà risolto il 18 gennaio. Rodríguez non vuole dire su che cosa governo e opposizione sono sulla stessa linea perché, come si è accordato con il presidente della Repubblica Dominicana, Danilo Medina, “nulla è approvato fino a quando tutto sarà approvato”. Quindi, totale silenzio stampa. Per adesso.
IL RISCHIO DI AUMENTARE LA CRISI
Invece il portavoce dell’opposizione, Julio Borges, ha detto che non possono dare la notizia di un accordo: “Si stanno cercando soluzioni improvvisate o facili per alcuni punti dove adesso ci sono difficoltà che vanno risolte. Nell’opposizione siamo convinti che al posto di aiutare al nostro Paese corriamo il rischio di creare più confusione, più crisi e più sfiducia se non si agisce con responsabilità”.
I PUNTI IN DISCUSSIONE
Le questioni su cui insiste l’opposizione sono l’apertura di un canale umanitario per il rifornimento di medicine e alimenti di prima necessità, condizioni di trasparenza e equità nelle elezioni presidenziali del 2018, la liberazione dei prigionieri politi e il rispetto al Parlamento venezuelano democraticamente eletto. L’esecutivo resta ferreo sulla revoca delle sanzioni economiche contro alcuni funzionari del governo e il riconoscimento dell’Assemblea Costituente nominata da Maduro per inabilitare il Parlamento.
SÌ ALLE ELEZIONI A DICEMBRE
Forse come dimostrazione di “buona volontà”, il presidente Maduro ha detto domenica alla tv di Stato VTV che ha dato “istruzioni precise” alla delegazione del governo impegnata nel dialogo per andare avanti negli accordi, dando “piene garanzie” sullo svolgimento delle elezioni presidenziali a dicembre del 2018. Il presidente ha anche detto che il presidente dell’Assemblea costituente Delcy Rodríguez e il ministro Jorge Rodríguez, hanno avuto il mandato di andare a Santo Domingo per fare fronte alle “sanzioni economiche” e difendere i diritti di tutti i venezuelani. “La nostra delegazione ha precise istruzioni da parte mia – ha detto Maduro – per avanzare negli accordi in difesa dell’economia del Paese […] per dare piene garanzie sulla realizzazione delle elezioni presidenziali di quest’anno 2018, garanzie totali e complete”. Maduro ha detto che non vuole dare scuse all’opposizione per riprendere la strada della violenza, facendo riferimento alle manifestazioni popolari di aprile del 2017. La fame però non attende: mentre trascorrono i mesi fino alle elezioni, la mancanza di cibo scatena sempre più saccheggi in molte cittadine del Venezuela.