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Merkel again. Così l’Spd approva la nuova grande coalizione

I socialdemocratici hanno votato a favore dell’avvio delle trattative formali con Cdu e Csu. Non si sa se la vittoria del sì, tra i 642 delegati riunitisi a Bonn, sia stata dettata dal fatto che l’Spd sia riuscita a imporsi su riduzione di tasse e cambiamento della politica migratoria, se da un senso di “responsabilità nazionale” o, semplicemente, per voglia di tornare alla ribalta. Ecco quali sono stati i passi salienti del congresso, come ne esce il leader del partito Martin Schulz e, soprattutto, cosa ne sarà dell’Spd.

LA VETTA DOPO LA TEMPESTA

La scalata non è stata cosa facile. Il “campo base” della montagna era stato raggiunto il 12 gennaio, quando Angela Merkel e Martin Schulz avevano trovato l’accordo preliminare per la coalizione. L’appuntamento di oggi nell’ex capitale della Germania Ovest segna la conquistata di un’importante tappa a pochi metri dalla vetta. Questa, infatti, dovrebbe essere raggiunta definitivamente a fine marzo, quando la Germania tornerà ad avere un governo. Ma il congresso straordinario dell’Spd, seppure abbia deciso con una maggioranza del 56,4 per l’avvio dei negoziati di coalizione con l’Unione, ha attraversato momenti di acceso dibattito.

SCHULZ (NON) HA VINTO

A quattro mesi dall’election day Martin Schulz potrebbe sembrare più forte che mai: dopo aver incassato il via libera dell’Unione adesso è riuscito a conquistare anche l’approvazione di 362 dei 642 delegati, al margine di un congresso durato 5 ore e che ha visto l’intervento di 50 relatori. La strada verso la grande coalizione, adesso, è tutta in discesa. Ma, forse, non per il leader dell’Spd.

Se si dovesse prendere in considerazione solo il risultato del congresso straordinario, mettendo così da parte lo stato d’animo vissuto in alcuni attacchi rivolti contro la dirigenza del partito, Schulz sembrerebbe essere in una posizione di forza. Eppure così non è. Questo congresso avrebbe dovuto avere la funzione di placare la base del partito socialista dopo il cambio di direzione verso un’altra grande coalizione, ma così non è stato. Schulz nelle ultime settimane ha viaggiato per tutto il Paese nell’intento di convincere i delegati. Una volta arrivato a Bonn ha però tenuto un discorso, uno tra i più importanti della sua carriera e della politica socialdemocratica tedesca degli ultimi anni, da molti ritenuto debole. Le capacità retoriche di Andrea Nahles, un tempo a capo dei giovani dell’Spd, braccio destro di Schulz, e possibile candidata di partito per le politiche de 2021, sono state rimarcate più volte da giornalisti e commentatori. Ma è stato l’intervento di Kevin Kühnert, leader dei giovani dei socialdemocratici dello Juso, a marcare davvero le reali intenzioni dell’Spd: non vogliamo ma dobbiamo votare sì. 

NON VOGLIAMO MA DOBBIAMO

L’Spd sta perdendo consensi da anni. Alle ultime elezioni del settembre 2017 il partito di Schulz ha ottenuto il 20,5% dei voti, 5 punti percentuali (e 40 seggi) in meno rispetto alle elezioni precedenti del 2013. Seppure il leader socialdemocratico, nelle ultime settimane itineranti, sia riuscito a conquistare una maggioranza qualificata per poter coalizzarsi con l’Unione, alcuni giornali tedeschi parlano di “minoranza qualificata”, evidenziando che il 56,4% di voti favorevoli sono complementari al 43,6% di posizioni sfavorevoli, una minoranza corposa ed eloquente.

E così l’ipotesi che il voto favorevole del congresso straordinario sia arrivato soprattutto per non far cadere l’Spd ancora più in fondo al pozzo diventa verosimile se si guarda ai sondaggi di questi ultimi giorni: il partito guidato da Schulz viene dato al 18%, 2 punti e mezzo in meno del già pessimo risultato elettorale di settembre.”Dobbiamo essere nani oggi per essere di nuovo giganti domani”, ha affermato Kevin Kühnert, prendendo la parola al congresso dell’Spd a Bonn. Che sia questa la strategia per poter tornare a conquistare i voti degli elettori dopo altri quattro anni di governo Merkel?

E che fine farà Martin Schulz? Come può la socialdemocrazia tedesca tornare a essere forte? Come può riconquistare i voti degli elettori migrati all’Afd? Schulz, dopo il congresso di oggi, sembra non essere la persona giusta per rispondere a queste domande.



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