“La Shoah è la più grande tragedia dell’odio dell’uomo verso l’uomo, e l’indifferenza è il sentimento, più di tanti altri, che ha fatto patire gli ebrei italiani. Ma la discriminazione può aggiungere ancora nuovi obiettivi, è perciò importante per il futuro essere incisivi nelle nostre azioni di contrasto all’antisemitismo e ad altre forme di discriminazione. Dobbiamo allarmarci quando questo cresce senza alcuna reazione: il silenzio favorisce sempre l’aggressore, non la vittima. E la ruota del fanatismo può girare ovunque”.
Con queste parole il ministro degli affari esteri Angelino Alfano, ha aperto la “Conferenza sulla Responsabilità degli Stati, delle Istituzioni e degli Individui nella lotta all’Anti-Semitismo nell’area Osce” che ha avuto luogo alla Farnesina oggi, 29 gennaio 2018, ospitata dal ministero italiano degli Esteri in qualità di presidente di turno dell’Osce.
L’INTERVENTO DEL SEGRETARIO GENERALE OSCE
“Ci sono troppi pericolosi segnali di razzismo e antisemitismo. E dobbiamo contrastarli, perché mettono in pericolo la nostra sicurezza”, ha spiegato Alfano. “La libertà religiosa è invece un principio essenziale, un diritto naturale che precede la forma politica”. Il filo conduttore da seguire è perciò la responsabilità: “vorrei che da Roma si irradiassero nuove vie di responsabilità e tolleranza”, ha affermato il titolare della Farnesina. Alla importante conferenza, che è proseguita per tutta la giornata con panel dedicati al tema dell’antisemitismo a partire da diverse angolazioni, hanno partecipato numerose personalità del mondo civile, religioso e delle istituzioni internazionali, assieme a delegati da ogni Stato membro dell’Osce. Un momento di incontro a raggio molto ampio. Ad Alfano si è così subito aggiunto il segretario generale dell’Osce Thomas Greminger.
“L’Olocausto è stato un momento di svolta dell’umanità intera, che ha esposto molte persone al male”, ha detto Greminger, spiegando però che il ricordo e la testimonianza di quel momento hanno marcato un momento di virtù. “La dichiarazione dei diritti umani del ’48, dove la comunità internazionale ha sancito che questo tipo di eventi non dovranno più ripetersi, ne è un esempio”, ha affermato. “Nel ’75 l’atto di Helsinki ha poi aggiunto ulteriori fili guida, nel riconoscere che le tre dimensioni della sicurezza – politico-militare, economico-ambientale e ‘umana’ – sono dipendenti tra loro e formano parte integrante del nostro retaggio”.
LE PAROLE DELLA DIRETTRICE DELL’ODHIR
Circostanze che dimostrano che “la dignità dell’individuo deve essere al centro del tema della sicurezza, mentre al contrario l’antisemitismo danneggia il tessuto delle società democratiche”. Preoccupazioni, per il ritorno del nuovo antisemitismo, già espresse nella dichiarazioni di Basilea del 2014. E ribadite dalla direttrice dell’Odihr – Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’Osce – Ingibjörg Sólrún Gísladóttir.
“Dalla firma nel ’75 dei trattati di Helsinki i diritti umani sono sempre stati al centro, con l’intento di generare società sicure e pacifiche”, ha spiegato l’islandese. “Ma ancora oggi ci sono incidenti che si verificano continuamente, come negli Stati Uniti, che nel 2017 ne hanno registrato un incremento notevole”. Questi si basano su meccanismi psicologici e sociali, come il proliferare del razzismo contro altri gruppi, ha così aggiunto. “Governi e media condividono perciò la responsabilità di forgiare l’opinione pubblica, e di evitare che venga usato un linguaggio discriminatorio. Che può essere solo ottenuta formando i cittadini”.
IL MESSAGGIO DI MONSIGNOR GALLAGHER
Durante la sessione dedicata agli interventi dei singoli Stati, è poi intervenuto anche il segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede, monsignor Paul Richard Gallagher, che ha ribadito il messaggio diffuso in mattinata da Papa Francesco durante l’udienza concessa ai partecipanti della conferenza (qui i discorso del pontefice). “Il Concilio Vaticano II ha affermato che la Chiesa ripudia tutte le persecuzioni contro ogni uomo”, ha scandito con fermezza Gallagher.
“In quanto Chiesa cattolica, abbiamo reiterato ogni denuncia contro l’antisemitismo e contro ogni persona umana, e faremo ogni cosa possibile per combattere tali eventi”. Ogni leader politico è “incoraggiato a esprimersi contrariamente e a denunciare questi incidenti”, ha spiegato il prelato. Come anche “ogni essere umano deve riconoscere che l’antisemitismo è inaccettabile”. Perciò “l’Osce parli soltanto con quei leader che chiariscono questo. La nostra voce va poi fatta sentire all’interno delle comunità di fede”. Oggi siamo nel 50° anniversario di Nostra Aetate: “anche nelle diocesi ci si impegnerà per portare avanti le relazioni con le comunità ebraiche, garantendo un adeguato insegnamento”, ha concluso.
LE AFFERMAZIONI DEL PRESIDENTE DEL WORLD JEWISH CONGRESS
“Più volte però il mondo ebraico in prossimità del nazismo ha fatto suonare l’allarme, ma questo è stato ignorato”, ha denunciato il presidente del World Jewish Congress Ronald Lauder (in foto con Alfano). “Oggi sta accadendo di nuovo, con una crescente ondata di antisemitismo che si manifesta in due forme: un’antico odio per gli ebrei e un trattamento ingiusto contro lo stato di Israele. In Europa, oggi, vediamo tutto questo”, ha detto. “Due mesi fa sessantamila persone hanno marciato con slogan neonazisti nelle strade di Varsavia: In Francia negli ultimi anni ci sono stati un migliaio di crimini antisemiti, in Germania l’estrema destra oggi è il terzo partito. Guardiamo poi a Svezia, Austria, Turchia. Tutti i governi devono essere vigili”, ha tuonato.
“Partiti neo nazisti stanno prendendo terreno, e non sono per forza sovrapponibili alle destre di oggi. Parlo di persone che non si imbarazzano nel dirsi naziste, e questo mi ricorda gli anni ’30: l’antisemitismo che vediamo oggi è lo stesso di allora, e non posso non avere paura”. Un elogio è stato infine riservato, da Lauder, alla Russia. “Gli ebrei oggi sono più sicuri a Mosca che non a Parigi, a Malmö, a Berlino. Chi mai se lo sarebbe aspettato? È incredibile perché Putin su questa questione ha dato un esempio”. Mentre, al contrario, “oggi in Germania sono permessi discorsi antisemiti. Ci devono essere conseguenze quando ciò accade, i Paesi devono essere condannati e messi da parte dalla comunità internazionale”.
LA TESTIMONIANZA DI MEIR LAU, PRESIDENTE DI YAD VASHEM
“La Santa Sede è venuta a vedere Yad Vashem, con un discorso, quello del pontefice, di cui non ho mai dimenticato il senso”, ha infine rivelato Yisrael Meir Lau, rabbino capo di Tel Aviv e presidente di Yad Vashem, l’ente nazionale per la Memoria della Shoah di Israele. “Dio onnipotente si è rivolto all’umanità dicendo: Dove sei? Papa Francesco ha detto che è questa la questione che ci dovrebbe fare pensare e interpellare tutti. Dove stavi tu prima della guerra? Il mondo a quel tempo è stato zitto. Guardate la stampa il giorno dopo la notte dei cristalli: nessuna osservazione venne fatta, scarsissima attenzione le fu data. Dove eravate allora? Perché siete stati zitti?”, ha chiesto il rabbino, rivolgendosi ai partecipanti.
“Io sono un rabbino ma cito il pontefice, perché era così commosso dal male dell’antisemitismo. Noi pensavamo che si sarebbe messa la parola fine”. Nell’82, il rabbino ha raccontato di essere andato in Australia, dove gli hanno urlato per strada: “avete pagato il gas che avete usato nelle camere durante il nazismo? Mi chiedo chi mai abbiamo minacciato”, ha chiosato, affranto, Lau. “Nella storia abbiamo dato un grande contributo all’umanità, ma la nostra colpa era di non avere un paese. Ora ce l’abbiamo. Ci amate adesso?”. “Per saperlo, chiedetelo ai nostri vicini: ad Hamas, a o Hezbollah. L’antisemitismo è una follia, che ha contagiato tutti”, ha concluso. “In Germania eravamo parte del paese: ci avete amato, e abbracciato? Fatevi la domanda che ha fatto Papa Francesco: dove sono gli esseri umani? Perché vi comportate in questo modo? Venite a Israele, a Yad Vashem. Non c’è nessun pericolo, noi amiamo e apprezziamo tutti. Vogliamo solo esistere”.