È il caos ad Aden, la città portuale dello Yemen dove è acquartierato il governo internazionalmente riconosciuto del presidente Abd Rabbo Mansour Hadi che da tre anni, dopo la cacciata dalla capitale Sana’a, lotta contro i ribelli Houthi dello Yemen del Nord col pieno sostegno di una coalizione araba guidata dall’Arabia Saudita.
Tutto era cominciato con degli screzi causati dalla pretesa da parte del Consiglio Transitorio del Sud (STC), che controlla le milizie separatiste meridionali, che il governo guidato dal primo ministro Ahmed bin Daghr, accusato di corruzione e mala gestione, si sciogliesse. Ma il presidente Radi, denunciato il “tentato golpe”, ha ignorato la deadline prevista di domenica. A quel punto sono cominciati gli scontri tra le milizie separatiste e le forze governative, che hanno patito le peggiori conseguenze. Gli scontri durano da ormai due giorni e secondo il comitato per la croce rossa hanno già causato 36 morti e 185 feriti.
Le milizie separatiste avrebbero occupato molti avamposti delle Forze di protezione presidenziale. Secondo quanto riferisce “al Arabiya”, i combattimenti si sono intensificati nel corso della notte quando i contendenti hanno iniziato ad utilizzare mezzi da guerra pesanti, tra cui carri armati, che avrebbero aiutato i ribelli ad avvicinarsi all’entrata del compound del Palazzo Presidenziale, sede del governo provvisorio. Fonti locali riferiscono che, di fronte all’intensificarsi della minaccia, il premier Dagher e altri ministri si stiano preparando ad abbandonare la città per cercare rifugio a Riad. L’Associated Press fa sapere comunque che i separatisti non sono entrati nel Palazzo Presidenziale, ancora presidiato da truppe saudite.
Poiché il STC è alleato degli Emirati Arabi Uniti, e ha addestrato e armato i separatisti meridionali in funzione anti-Hadi, già qualcuno intravede la possibilità di un imminente collasso dell’alleanza tessuta dall’Arabia Saudita. Ma da Riad è stato diramato un comunicato serafico che invita le parti alla calma. “La coalizione prenderà tutte le misure necessarie per ripristinare la stabilità e la sicurezza ad Aden”.
Il dipartimento di Stato americano nel frattempo ha già reso nota la propria preoccupazione e chiesto alle parti di “astenersi dall’escalation e da ulteriore spargimento di sangue. (…) Chiediamo anche dialogo tra tutte le parti ad Aden affinché sia raggiunta una soluzione politica. (…) Il popolo yemenita sta già patendo una dura crisi umanitaria. Ulteriori divisioni e violenze non faranno altro che aumentare la sua sofferenza”.